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Rapinese definisce il Comune di Como “casa mia”. Molteni: “Così, lei non sarà mai il sindaco di tutti”

In uno scambio durante il consiglio comunale di lunedì scorso si sono palesati come forse mai prima d’ora gli universi (politici, di stile, di concezione del ruolo di amministratore pubblico) che dividono l’attuale sindaco Alessandro Rapinese e il suo ex sfidante per il centrodestra (ora nel Misto), Giordano Molteni. Il confronto verbale è avvenuto poco dopo la protesta dei gestori del Luna Park a Palazzo Cernezzi e proprio a quei momenti si sono riallacciati i due interventi.

Rispondendo a un primo intervento di Giordano Molteni, in cui quest’ultimo aveva stigmatizzato i modi del primo cittadino dicendo anche che “ogni volta che il signor sindaco interviene mi fa ribollire un po’ il sangue, per usare un termine pittoresco”, Rapinese ha rivendicato le proprie posizioni sul Luna Park ma soprattutto ha offerto un mini sunto su come intende il suo ruolo da rappresentante della comunità.

“Io sono stato eletto dai comaschi per fare gli interessi di Como – ha affermato Rapinese – Mi interessa solo Como. Poi nell’ambito delle responsabilità del capoluogo, ce le assumiamo, ma non tutte. Dire le cose che si pensano non è arroganza, e nemmeno fare le cose che si promettono in campagna elettorale. Sul Luna Park ho fatto chirurgicamente quello che avevo detto in campagna elettorale”.

Poi un altro distillato del sindaco-pensiero (eletto grazie agli 8.444 voti del primo turno diventati 14mila al ballottagio su 71mila aventi diritto): “Nel momento in cui ricevo il mandato da 84mila comaschi – ha detto Rapinese – faccio gli interessi dei comaschi. Non è arroganza”. Ha poi fatto seguito un altro annuncio di volontà di espansione anche oltre il capoluogo: “Per il momento ho liberato Como dai partiti, non escludo di liberarne altri”.

In rapida successione, ancora sulla protesta in Comune dei giostrai: “Stasera ho dimostrato che possono esserci qui 400, 4mila, 400mila persone – ha aggiunto Rapinese – ma quello che dico faccio, quello che faccio dico, anche se manifestavano apertamente”. Poi il finale in cui Rapinese definisce l’istituzione-Comune “casa mia”: “I signori io li avevo invitati a casa mia, nel palazzo comunale, quello che gestisce il sindaco, per discutere dei temi anche ben prima che venissero qui. Certo – ha poi risposto a qualcuno che fuori microfono aveva subito contestato la definizione “casalinga” di Palazzo Cernezzi – quello che io amministro dal giorno in cui ho firmato, ovviamente. Li ho ricevuti (i giostrai, ndr) e ho detto: signori miei, a Como è così. Poi ho telefonato ad altri sindaci della provincia e mi hanno detto no grazie, chissà perché, forse per lo stesso motivo”.

A quel punto, è intervenuto Giordano Molteni che ha offerto una visione del ruolo del sindaco e in generale dell’amministratore pubblico totalmente diversa: “Io credo che la figura del sindaco sia estremamente importante. Non mi piace il suo modo di approcciarsi: a me piacerebbe che il sindaco rappresentasse 84mila comaschi, ma dipende da lei, e allora non bisogna fare wooom o altre sceneggiate“.

Ancora Molteni: “Il fatto di fare il sindaco di tutti dipende solo da lei, ma lei ci mette del suo per non fare il sindaco di tutti, anzi forse non lo farà mai. Lei le cose le deve gestire in nome e per conto di tutti i cittadini, e i consiglieri comunali sono i suoi primi cittadini, le persone che la potrebbero consigliare e ai quali lei dovrebbe prestare più attenzione. Non ci sono consiglieri di serie A o B, ci sono consiglieri comunali. Ma lei dimostra il contrario ogni volta che interviene. Deve essere in grado di mediare le situazioni”. L’ex candidato sindaco del centrodestra poi ha rimarcato che “sia ora con il Luna Park, sia nel caso della piscina di via Del Dos, c’erano persone che sostenevano, magari in un momento in cui erano arrabbiate, che lei dicesse delle bugie. Io non voglio crederci, ma se passa questa voce e questa immagine rispetto a chi vuole fare il sindaco di tutti, allora deve approcciarsi con tutti in maniera diversa”.

A quest’ultimo riferimento, Rapinese ha chiesto “sa anche dirmi quali bugie avrei detto? Glielo chiedo per l’onorabilità. Le garantisco che non ho mentito né con Colisseum né stasera. E la prossima volta che cita qualcuno che dice che il sindaco ha mentito, dica anche su cosa e dove ha mentito, così confutiamo i fatti”.

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15 Commenti

  1. È semplicemente il numero uno il Rapi !!! Ripassare a fine mandato per piacere. Intanto, guardare ed imparare come si amministra. Dietro di lui solo il nulla. Non è un problema del Rapi se il settantacinque per cento dei Comaschi è stato a casa il giorno del voto ma di chi li ha fatti scoglionare, cioè le minoranze che adesso lo criticano.

  2. “Le garantisco che non ho mentito né con Colisseum né stasera. E la prossima volta che cita qualcuno che dice che il sindaco ha mentito, dica anche su cosa e dove ha mentito, così confutiamo i fatti”.
    Bene, il fatto inequivocabile è che Colisseum è ancora in attesa dello scadere delle 48 ore per poter essere ricevuta!!
    Il resto, è nei filmati, nelle interviste e nelle parole dette in campagna elettorale, dopo la vittoria, nel corso di tutto il periodo che ha portato alla chiusura di Via del Dos.
    Per noi in verità nelle carte dell’Anac e di tutti i ricorsi che Colisseum ha vinto al Tar.

  3. Il comune di Como non è la casa di Rapinese, ma dei cittadini comaschi.
    Rapinese non è il padrone di casa ma il servitore, servitore della città di Como avendo i cittadini dato ad egli il mandato di amministrarla.
    Certe affermazioni non dovrebbero neanche essere pensatene tanto meno dette.
    Del resto alla fine si ha quello che si merita e evidentemente Como merita queto sindaco.

  4. A parte le solite smargiassate, si fa fatica a comprendere cosa intende Rapinese Sindaco quando dice: “…..ma quello che dico, faccio, quello che faccio dico….”. Quando raccontò in televisione la riapertura della piscina entro tre/sei mesi, millantando una relazione tecnica che confutava la sua affermazione, ha detto quello che poi ha fatto? E quando disse che la prima decisione da Sindaco sarebbe stata la proroga di via del Doss, ha detto quello che poi ha fatto? E quando ha aperto il dormitorio invernale di via Borgovico dopo aver organizzato una petizione contro la scelta di Landriscina, ha fatto quello che prima aveva detto? Mah…. Con Rapinese Sindaco tra il fare e il dire e tra il dire e il fare…….

  5. Al momento Rapinese è ancora il miglior sindaco dei tre o quattro che l’hanno preceduto. L’unico che stà facendo qualcosa nel disastro amministrativo che ha avuto in dono da quelli “bravi” che l’hanno preceduto.

  6. Quando i politici fanno politica Como perde. Il Como merita di meglio. Quello che vedo con i miei occhi è che Como sta cominciando ad avere un aspetto migliore. I miglioramenti stanno avvenendo e sono evidenti. Si stanno facendo progressi.

  7. “Massima collaborazione con l’opposizione – ha promesso Rapinese – perché non ricordarsi del proprio passato sarebbe un errore letale. Ho 18 anni di esperienza in minoranza e sono convinto che se mi avessero dato retta molti problemi della città li avremmo evitati. Solo dando retta alla minoranza ci sarà la possibilità di non cadere negli stessi errori”.
    Dichiarazione di Rapinese a QC il 27 giu 022 dopo la vittoria al ballottaggio
    Per la cronaca (e la storia recedente) al ballottaggio:
    Rapinese voti 14.062 – Minghetti voti 8.443 – aventi diritto al voto 72.193 (Rapinese raccoglie il 19,48% di consenso fra i comaschi)
    PS : “IL COMUNE E’ CASA MIA” dice il prode Rapinese – Antonio Spallino sindaco dal 1970 al 1985 non avrebbe mai pronunciato tale frase carica di arroganza e di egocentrismo insano

  8. Il megalomane nel suo parlare sempre in prima persona come se fosse il padrone del mondo sbaglia i conti ; votato da 8444 seguaci non da tutti 84000 comaschi !

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