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Rapinese shock: “Spaccio, bisogni a cielo aperto. Via Anzani come Tijuana”. Poi sfida le forze dell’ordine

Che il consigliere comunale e candidato sindaco Alessandro Rapinese non disdegni le immagini forti, è ormai piuttosto noto. Ma l’intervento di questa sera in consiglio comunale è certamente tra i più duri pronunciati in tanti anni di amministrazione. Di fatto, un parallelo tra via Anzani e Tijuana, la città messicana ritenuta da anni come la più pericolosa del mondo tra criminalità, narcotraffico, quartieri divisi per bande spietate e mille altri problemi di violenza e degrado.

“Correva l’anno 1990 – ha esordito Rapinese in aula – Avevo 14 anni ebbi l’occasione di andare a Tijuana dove vidi lo spaccio a cielo aperto, il consumo di droga a cielo aperto, gente che espletava i propri bisogni a cielo aperto. Un’esperienza che ricordo ancora adesso. Ecco, oggi alle 18 e qualche minuto mi sono trovato a passeggiare in via Anzani e potremmo ribattezzarla serenamente via Tijuana, tra le due non cambia nulla”.

Violenze, risse, droga. Il grido di via Anzani: “Noi, segregati in casa”. Il questore: “Non possiamo militarizzare”

“Sono stato chiamato – ha proseguito il candidato sindaco – sono passato tra due fila di soggetti alterati, mi è stato indicato dove si trovasse verosimilmente uno spacciatore e a un certo punto un signore ha fatto la pipì tra le macchine. Questore, prefetto, carabinieri, finanza, polizia locale facciano passare le loro figlie alle ore 18 tra lo stesso gruppo di soggetti in mezzo ai quali sono passato io. E’ stata la cosa più umiliante che mi sia mai capitata, questo scandalo deve finire domani mattina. Mettiamo una pattuglia, facciamo qualsiasi cosa ma questo scandalo deve finire domani mattina”.

Violenze, droga e ora il coprifuoco alle 18. Una bomba sociale terrorizza via Anzani

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8 Commenti

  1. Dear Red (obviously not politically), you vote for who you want. Personally I find whoever tries to manipulate public discontent and foment hate against minorities and marginalised, disempowered groups execrable. Especially as his motivation seems to be out of pure self interest and political gain rather than for the common good.

  2. Le parole del da-un-po’-aspirante sindaco Rapinese non stupiscono. Siamo oramai abituati al suo suo brand di dogwhistle razzismo dove dice ma non dice. Cosa ci si può aspettare in un futuro prossimo, antecedente alle elezioni? Per caso suggerirà un coprifuoco? Per alcune categorie di persone per cui egli ritiene che possa essere utile a fini propagandistici, basta che poi venga eletto? La cosa che stupisce di più è che Como alla fine è veramente uno dei posti più sicuri in cui vivere. Il livello di criminalità è assai basso quando messo a confronto con altre città della medesima dimensione, ma è chiaro che bisogna premere con forza l’acceleratore della paura e del odio e del mancato rispetto per qualsiasi persona non identificata come ‘uno di noi’. Interessante come egli usi un messaggio protettivo e paternalistico (ed assai ‘mucho macho’) di tirare in ballo ‘le figlie’ della classe borghese per provocare sempre di più senso di paura. Si può dire di tutto e di più. L’importante è alla fine venire eletto. Il programma principale essendo ‘I am the strongman’ e ‘tutto intorno a me’. Si possono anche promettere 1000 posti auto in più, con la promessa che ci saranno poi meno macchine per strada. Forse farà fluire di più il traffico, ma cui invoglierà sempre più persone ad usare le macchine invece dei mezzi di trasporto più ecologici. Ed intanto l’aria è irrespirabile a Como. We can’t breathe, signor Rapinese. We can’t breathe. Può gentilmente togliere quel ginocchio metaforico dal collo di chi considera un oggetto utile per la sua personalissima campagna elettorale? Non se ne può più.

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