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Rsa, i numeri campione dell’Iss. Lombardia shock: “Morti confermati Covid e con sintomi simil influenzali sono il 51,3%”

“Dobbiamo ringraziare il Governo e la sottosegretaria Zampa se oggi grazie all’interpellanza urgente presentata qualche giorno fa dai deputati e senatori del Partito Democratico lombardo, siamo riusciti ad ottenere i primi numeri, ovviamente parziali,  di ciò che sta avvenendo nelle Rsa della Lombardia”. Dice la deputata comasca Chiara Braga firmataria insieme ad altri colleghi dem lombardi dell’interpellanza alla quale ha oggi risposto la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa.

IL CASO RSA A COMO

“Quanto al numero dei contagiati, dei decessi, delle patologie simil influenzali nelle Rsa della Regione Lombardia – ha detto Zampa poco fa alla Camera – un campione di dati è contenuto in uno studio dell’Iss. Su 677 Rsa pubbliche convenzionate Lombarde al 6 aprile solo 164 hanno risposto all’indagine dell’Iss. Dall’indagine emerge che il numero totale di decessi nelle Rsa lombarde dal 1 febraio al 26 marzo-6 aprile (date della stesura del questionario) è pari a 1.822 su un totale di 13.287 residenti al 1 febbraio. Il totale di decessi accertati da Coronavirus è pari a 60, mentre il numero di decessi di persone con sintomi simil influenzali è di 874. I deceduti confermati Covid più quelli con sintomi simil influenzali sono pari al 51,3%”.

“Sono i primi dati ufficiali anche se parziali, appartenenti ad un sottoinsieme, che riceviamo – continua la Braga – perché in Lombardia il Partito Democratico, insieme con le altre forze di opposizione, ha più volte chiesto all’assessore Gallera e al Presidente Fontana di fare chiarezza sulla reale situazione delle case di riposo lombarde senza ottenere alcuna risposta formale se non quella data dall’assessore Gallera di considerare la questione dei troppi contagi e delle troppe morti nelle Rsa lombarde una ‘montatura giornalistica’. Una risposta sconcertante che non rende giustizia ai tanti dubbi e domande di chiarimento che giungono dai parenti degli ospiti e purtroppo delle tante vittime delle case di riposo”.

“E sono numeri agghiaccianti che si riscontrano solo in Lombardia. Che la situazione fosse grave lo si avvertiva già nelle scorse settimane quando le cronache e le testimonianze anche locali, di chi dentro le Rsa ci sta e ci lavora, raccontavano già di incongruenze, di morti sospette e di personale ammalato o contagiato. A Como purtroppo ci sono i numeri nelle Rsa di Albese con Cassano, di Canzo, di Erba, di Dizzasco, di Cantù e Mariano Comense.

IL CASO RSA A COMO

“Questi numeri  ci dicono una cosa chiara: Regione Lombardia non ha fatto tutto il possibile per evitare che il contagio dilagasse nelle Rsa, dove chi è qui ricoverato è più fragile e merita un’attenzione particolare, dove chi opera ha bisogno di vedersi garantiti sistemi di protezione certi e una formazione specifica. Invece di gestire il contagio Regione Lombardia, sottovalutando in maniera evidente l’emergenza, ha finito colpevolmente per alimentarlo con scelte politiche totalmente sbagliate, a partire dal ritardo nella chiusura a visite esterne,  dalla delibera di giunta dell’8 marzo, dove veniva richiesto alle Rsa di poter accogliere i malati covid in quarantena, innescando la miccia del contagio, e con la successiva delibera del 30 marzo nella quale ordinava alle Rsa di non trasferire i casi gravi di covid19 di età maggiore ai 75anni di età negli ospedali ma di prestare le dovute cure nelle stesse residenze, senza peraltro fornire loro gli strumenti adeguati come il personale medico o i respiratori per dare loro assistenza adeguata e certa.”

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2 Commenti

  1. Il problema è che anche in casi evidenti di sintomi da Covid , malgrado i solleciti le ast non intervenivano con tamponi, questo non ha permesso la tempestiva individuazione delle problematiche. Gli operatori anche con semplice raffreddore ,per assenza di tamponi, sono stati messi a riposo precauzionale senza possibilità di avere certezze di negatività al rientro e con numeri ridotti le difficoltà di gestione sono aumentate. Tutto questo a partire da Febbraio prima della richiesta di posti disponibili. Inoltre assenza di riferimenti e di coordinamento anche nella richieste e forniture di farmaci a sostegno delle terapie Covid.

  2. Su questa questione , Regione Lombardia (che di errori ne ha fatti parecchi in sta storia), non credo abbia responsabilità, (leggere bene la delibera fatta), è si vero che in delibera inserisce la possibilità di mandare pazienti Covid positivi presso le R.s.a. (le quali però avrebbero dovuto avere o hanno determinati requisiti, come personale a parte per quei casi,padiglioni separati (ovvero stabili separati dal corpo principale della R.s.a. stessa), ora ricordiamo che le R.s.a. (e gli Enti che le gestiscono) sono spesso Fondazioni,Associazioni, ecc., le quali sono Enti privati, oltre a far pagare rette da capogiro (2000 e passa euro/mese), prendono anche dei finanziamenti dal fondo del SSN, quindi , per dovuta logica, la responsabilità è in capo agli Enti gestori (CDA,Amministratori , ecc.)i quali devono GARANTIRE la tutela degli ospiti stessi e dei lavoratori, dagli articoli di giornale di quelle case di riposo si evincono enormi contraddizioni in merito, cercando, anche lì come del resto in tutti i campi, di dare la colpa a qualcun altro.

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