Poche parole e certamente senza alcun portato rivoluzionario. Ma che, nello stesso tempo, ben si inseriscono nel dibattito sulle paratie (re)innescato una decina di giorni fa dal sottosegretario regionale leghista, Fabrizio Turba, e – di contro – dalla portavoce regionale del verdi, Elisabetta Patelli.
Come noto, il primo aveva parlato della necessità ormai ineludibile – anche alla luce dei cambiamenti climatici – di finire senza altri stop o tentennamenti il sistema antiesondazione del Lario. Patelli, dal canto suo, aveva stroncato sia l’opera in sé, sia la sua supposta “inevitabilità”.
Ebbene, oggi è stato il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini a ribadire che sulle paratie non c’è spazio per altri indugi. Intervistato dal Tg1 sul futuro della grande opera per eccellenza, la Tav che questo pomeriggio ha visto scendere in piazza a Torino 25mila persone favorevoli al completamento, Salvini si è espresso testualmente così: “In linea di principio io sono sempre convinto che un’opera iniziata è meglio finirla. E questo vale per la Pedemontana, per il Terzo valici, per la Tap, ma penso anche al Mose di Venezia e alle paratie di Como”.
Il vicepremier – che come detto era richiesto di un parere nello specifico sulla Tav – ha poi chiuso a proposito di quest’opera sottolineando che “però nel contratto di governo c’è l’analisi (dei costi e benefici del progetto: i Cinque Stelle sono storicamente contrari all’intervento ndr) e dunque aspettiamo i risultati dell’analisi”.
Di fatto, però, il messaggio forte e chiaro ai dubbi diffusi dei pentastellati sulle grandi opere – comprese quelle che toccano direttamente il Comasco – è chiaro: Pedemontana e paratie si devono fare e finire.