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“Se continua così, me ne vado”. Lo sfogo (segreto) di Simona Rossotti, triste e delusa

Forse non può, ma vorrebbe maledire chi si è inventato appellativi dei tipo “SuperSimo” o simili. Iperboli innocue, naturalmente, in sé. Che oggi, però, nel pieno della fase più buia della parabola comasca dell’assessore Simona Rossotti suonano beffardi.

“Non ne posso più. Se le cose non cambiano, dopo il Giro d’Italia me ne vado”. E’ questa una delle frasi-spia sibilate più volte (e in contesti assai diversi e riservati) dalle labbra sottili della piemontesina. Più delusione che rabbia, volendo. Ma sentimenti ormai radicati nell’animo di Simona Rossotti.

Ma che cosa è accaduto perché la fiaba lariana di “SuperSimo” diventasse un cupo noir politico nel volgere di 18 mesi, cioè dal giorno in cui il neoeletto sindaco di centrodestra spiazzò tutti annunciando l’ingresso nell’esecutivo della giornalista, nonché Ad di Olos Group, ex addetta stampa della Regione Piemonte, ed ex sindaco del piccolo comune cuneese di Perlo, con quegli occhi vispissimi e il sorriso contagioso?

A grandi linee, si può definire una iniziale, lunga fase di occupazione “sorrisu militari” della scena politico-mediatica comasca (diciamo dal giugno 2017 al settembre 2018) in cui Rossotti è stata sulla breccia e ha trafitto simpatie e forse persino cuori. Ma proprio quell’iperattivismo originario le ha scavato il fossato attorno (i sopralluoghi alle 6 del mattino, i vari “puliremo il lago”, “rivoluzioneremo la raccolta rifiuti”, i viaggi in Russia nella terra di Papi-Putin, le apparizioni in costume al Palio del Baradello o la rivisitazione, oggettivamente molto ben fatta, della Fiera di Sant’Abbondio, per dirne alcuni).

Poi l’estate è finita, le foglie sono ingiallite e, dall’autunno scorso, SuperSimo si è eclissata. Invidie (con le Zarine Elena Negretti e Alessandra Locatelli, ad esempio, il calore umano è artico), lontananze (Forza Italia, partito di riferimento, on ha mai speso una-parola-una per difenderne ruolo o posizione e, anzi, pare infilarla sempre in cima alla lista in caso di nuovi rimpasti), alcune mosse così così (il trasferimento dell’infopoint dal Broletto a via Albertolli) hanno minato e indebolito il suo percorso.

Ironia della sorte: forse proprio in questa fase solitaria e silenziosa, Rossotti ha raccolto le cose migliori, dal Giro d’Italia alla buona riorganizzazione dei musei civici, fino al riconoscimento postumo che le modifiche alla raccolta rifiuti non erano poi così male, passando per la ventura mostra sul tesoro d’oro rinvenuto in via Diaz in autunno. Ma non pare bastare.

Lei si sente (ed effettivamente appare) isolata in giunta. E’ scontenta. Stufa. Pronta a fare le valigie, appena tagliato il traguardo in rosa, il prossimo 26 maggio.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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6 Commenti

  1. Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno. Le sue dimissioni costituirebbero un ulteriore passo verso il baratro di questa Giunta.

  2. Le professionalità svaniscono quando si aprono le fauci della politica nostrana affamata di “posticini” da ridistribuire… magari attorno ad una stessa persona…

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