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Il capolavoro di Gaddi: “Ho fatto ciò che diceva mio padre. Quando ho deciso? A dicembre, poi sono andato a Salerno”

Ha fatto il capolavoro assoluto. E pure nel suo stile: rimontando e sorpassando sul finale i colleghi di lista che parevano in fuga, correndo come sempre in solitaria, facendolo nel momento più difficile per il suo partito (Forza Italia) e rischiando pesantemente in proprio (fosse andata male, dopo tanti anni di assenza dalla prima linea politica, sarebbe stato un colpo forse irrimediabile). Eppure, e torniamo all’inizio, Sergio Gaddi, l’ex assessore comunale che inventò le grandi mostre a Como, ha realizzato l’impresa politica della vita. Ma come è nata? Lo spiega lui stesso, con un aneddoto di famiglia.

“In realtà – dice Gaddi – ho fatto ciò che mio padre mi aveva sempre consigliato di fare. Sin dai tempi del Comune insisteva perché mi candidassi in Regione. Io però, probabilmente con un errore di prospettiva, non avevo mai davvero preso in considerazione la cosa. E mi sbagliavo”. Aneddoto a parte, poi Gaddi è sempre Gaddi. Leggere per credere: “Quando ho deciso davvero di candidarmi? Tardissimo, a dicembre inoltrato. Mi sono confrontato con la segreteria di Forza Italia di Milano e lì è stata presa la decisione. E ovviamente, subito dopo, al posto che buttarmi di getto nella campagna elettorale, sono partito per Salerno per la settimana di Natale”.

Al ritorno a Como, il via alla corsa che pareva non in salita. Di più. “Verissimo, ma è anche per questo che ho voluto provarci. In un momento di difficoltà per il partito, volevo dare una mano senza tirarmi indietro, anche se le possibilità di elezione sembravano minime e io rischiavo personalmente molto. Non mi sarei potuto guardare allo specchio, però, se dopo tanti anni in Forza Italia non ci avessi provato”.

“In questa tornata – prosegue Gaddi – noi avevamo perso nomi forti in città, da Fermi passato alla Lega a Veronelli in Azione. Dunque ho pensato che fosse il momento di mettermi in gioco. E alla fine, soprattutto a Como città, è stato premiato il lavoro del passato, mai dimenticato. Sono passati 11 anni dal mio ultimo giorno da assessore a Palazzo Cernezzi, eppure mi sono accorto che il ricordo di quanto ho fatto, in particolare sulle grandi mostre, è ancora vivo. Un consenso verso di me l’ho sempre percepito a Como, ma certo l’ampiezza di queste ore ha stupito anche me. Credo che più o meno l’85% dei residenti in città che ha votato Forza Italia abbia scritto anche il mio nome sulla scheda”.

Nella pur breve campagna elettorale, Gaddi ha puntato sulla sua arma migliore: la cultura. “Certo, ho fatto incontri e conferenze. Ho puntato su un tema, quello culturale, che nessuno si fila mai in campagna elettorale. Io invece ci ho creduto e la coerenza e la competenza sono state ripagate, anche se è evidente che per la mia elezione hanno concorso anche molti altri fattori: dall’exploit della Lega e di Fermi, che non hanno fatto scattare il secondo consigliere di Fratelli d’Italia, alla tenuta di Forza Italia, fino al risultato molto deludente di Letizia Moratti”.

E adesso che il capolavoro è compiuto? “Mah – conclude con la classica risata – andrò a vedere com’è questo consiglio regionale. Sinceramente, nemmeno ci sono mai stato…”

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12 Commenti

  1. Groupie quasi più fastidiosi di quelli di Tony Tufano.

    Non si osi criticare il grande Gaddi, altrimenti siete solo dei “quaquaraquà”, “rosiconi”, etc…

  2. Gaddi ottimo risultato, tempo fa tra il Falchetto e Brunate, ha incontrato un escursionista che le ha fatto i complimenti per tutto quello che ha fatto per Como, in particolare per la cultura e l’arte. Quell’escursionista ha scritto il suo nome sulla scheda.
    In bocca al lupo.

  3. Ma che fine ha fatto il suo amico Rinaldin?
    Ce lo ritroveremo in giunta?
    E in estate riprenderanno la serate ai lidi sul lago con tanto di macchina blu?

  4. Gli ASTENUTI sono i quaquaraquà dell’ultima ora. Sono gli “velavevavodettoio”. Sono i “matisembrapossibile?”. Sono i “vorreimanonposso”. Sono il peso che ci dobbiamo portare. Sono come gli EVASORI: evadono dal senso civico.

  5. Cari miei astenuti, se anziché criticare e screditare l’operato di chi è stato democraticamente foste andati a votare, avreste diritto di parola, invece visto che non avete voluto assumervi l’onore e l’onore di votare, state zitti.

  6. Il “capolavoro” sarebbe venire eletto col minor numero di preferenze solo perché è un partito ormai vuoto e senza esponenti?

    Il capolavoro è che ancora in tanti votino il partito di Berlusconi dopo 30 anni di danni.

  7. Dopo gli scempi della lista Bruni in città ci ritroviamo uno degli esponenti di punta in regione in una lista che di scempi ne ha fatti tanti. Complimenti a chi è andato a votare

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