“Mi scuso per la forma, ho esagerato e lo dico senza problemi. Sulla sostanza, invece, non arretro di un millimetro“. Antonio Tufano, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, il giorno dopo lo scontro pesantisimo in consiglio comunale con il presidente dell’assemblea Fulvio Anzaldo e poi anche con il sindaco Alessandro Rapinese, torna su quei minuti tempestosi culminati con l’uscita dall’aula tra urla, accuse, controaccuse e sotto lo sguardo di un agente della Polizia locale che – su invito di Anzaldo – lo aveva raggiunto allo scranno.
Il consigliere comunale di Fratelli d’Italia riparte proprio da quel momento: “Sono uscito io dalla sala, anche se Anzaldo volevamo cacciarmi. Ma non poteva farlo così su due piedi, doveva consultarsi con i due vice per prendere un provvedimento del genere. E infatti quando sono rientrato verso fine serata, mi sono scusato per gli eccessi ma ho ribadito quel punto”.
Il caso in aula: l’intervento della Polizia Locale
L’antefatto, ormai, è noto a tutti: il clima in aula era già tesissimo per le proteste gridate ad alta voce all’indirizzo della giunta dal consigliere Giordano Molteni, il quale stava inveendo per quelle che a suo avviso erano state mancate risposte a domande poste a inizio serata (qui la cronanca dettagliata). Nel momento in cui Anzaldo ha formalmente invitato i messi e la Polizia Locale ad accompagnare Molteni fuori dalla sala consiliare (cosa poi in realtà non avvenuta), Tufano si è letteralmente infuriato arrivando a dire che “sono 3 anni che prendete per il culo”.
Tufano contro Rapinese: “Offese inaccettabili in Consiglio”
“E’ il mio carattere, sono fatto così. Non riesco a tollerare offese a donne o persone più grandi di me, e ieri sera consiglio si è addirittura sentito il sindaco augurarsi di vedere la collega Elena Negretti in ospedale (video sotto) e Anzaldo far intervenire i vigili per una persona rispettabile e certo non pericolosa come Giordano Molteni. Ci rendiamo conto? Dopo anni in cui il sindaco ha detto di tutto, ha offeso e attaccato chiunque – sbotta ancora Tufano – Mi scuso se mi sono lasciato scappare qualche parola di troppo e per gli eccessi sul piano degli atteggiamenti, ma dopo 3 anni che là dentro si sente qualsiasi cosa senza che il presidente del consiglio comunale abbia mai nulla da dire a Rapinese; trattenermi di fronte a certe ingiustizie non è possibile, almeno per come sono fatto io”.
“Poi il sindaco è arrivato a dire che io dovrei, anzi, che chiunque fa parte di un partito dovrebbe vergognarsi. Ma scherziamo? A parte che Fratelli d’Italia sta lavorando a ogni livello per la sanità, già solo a nominare il mio partito il sindaco dovrebbe sciacquarsi la bocca. Ma in generale né io, né nessun altro consigliere comunale di opposizione a Como dobbiamo vergognarci di nulla, tanto meno di stare in un partito. E poi non è certo colpa mia se una persona aspetta una camera d’ospedale su una barella, quello a me non si deve permettere di dirlo. Lui, piuttosto, da sindaco avrebbe qualche strumento in più a livello istituzionale per interessarsi e invece non fa nulla”.
Il futuro della giunta: “Mancano un anno e 7 mesi. Ma chissà…”
Uno dei momenti più tesi è stato quando, avvicinanadosi all’uscita dalla sala consiliare, Tufano ha gridato più volte al sindaco “lo spettacolo indegno lo date voi, tanto mancano un anno e 7 mesi, forse meno“, riferendosi alla fine naturale del mandato ma evocando anche una possibile fine anticipata (Rapinese, dal canto suo, ha ironizzato sul periodo, perfettamente coincidente con lo stesso anno e 7 mesi patteggiato da Tufano per una lite in discoteca di circa 3 anni fa).
“E’ vero, per coincidenza è lo stesso arco di tempo. Ma la verità è che io ho patteggiato, ma avere Rapinese sindaco ancora per un anno e mezzo è la vera condanna per Como – afferma Tufano – Sul ‘forse prima‘, l’ho detto perché le voci che mi arrivano dicono che la gente è talmente stanca di questa amministrazione che auspico vivamente che qualcuno della maggioranza passi con noi in opposizione. A maggior ragione dopo ciò che è accaduto ieri. E’ un auspicio, diciamo”.