RADIO COMOZERO

Ascolta la radio
con un click!

Attualità, Politica

Via Anzani folla per Minghetti: “Controlli ma i problemi si risolvono con la Casa di Quartiere”. Poi parla Adidih: “Appena ci sono due africani, si chiama la polizia”

Dopo l’appuntamento, lunedì scorso, con Alessandro Rapinese (qui il racconto) oggi è stato il turno di Barbara Minghetti che ha incontrato i residenti di via Anzani per discutere le possibili soluzioni agli ormai cronici problemi di ordine pubblico del quartiere.

Come già per il suo sfidante, anche Minghetti è stata accolta da un ben nutrito gruppo di cittadini (tra le 150/200 persone), tra cui anche l’ex candidato sindaco Vincenzo Graziani- tanto da dover spostare l’incontro nei vicini giardini pubblici dove la candidata sindaco ha illustrato i punti principali dl suo programma.

“Agiremo immediatamente convocando un tavolo di coordinamento della sicurezza con il Questore, prevedremo un presidio maggiore della Polizia Locale e valuteremo con il Questore le licenze di alcune attività oltre alle possibili limitazioni per la vendita di alcolici ma si tratta di soluzioni transitorie – ha detto Minghetti – per risolvere realmente i problemi di questo quartiere, così come di altri, la nostra proposta prevede l’apertura di una Casa del Quartiere per le quali ho già raccolto l’interesse di diverse associazioni di volontariato (il riferimento è probabilmente all’incontro con gli esponenti del Terzo settore organizzato da Diogene al quale Minghetti ha partecipato senza il suo sfidante Ndr) , un punto di ritrovo e di ascolto per tutta la comunità in cui avrà sede l’assessorato alla Sicurezza”.

“Le soluzioni proposte da Rapinese non sono percorribili e vi spiego perché – ha aggiunto Vittorio Nessi, il futuro assessore alla Sicurezza nel caso Barbara Minghetti diventasse sindaco – reprimere lo spaccio della droga, ad esempio, per legge non compete al sindaco. Inoltre il regolamento di Polizia urbana, recentemente approvato anche grazie ai suoi voti, prevede sanzioni amministrative che non sono un deterrente per chi non dispone di beni patrimoniali. Infine l’ordinanza contro la vendita e il consumo di alcol che può essere efficace ma ha per legge una durata limitata dopo di che torna tutto come prima, esattamente come quando è stata applicata nel 2018 proprio in via Anzani”.

“Credete davvero che Rapinese, tra gli impegni di sindaco e quelli di un paio di assessorati che si terrebbe per sé, avrebbe il tempo di rispondere alle vostre telefonate? Trovereste sempre occupato – ha aggiunto – io invece porterò qui il mio ufficio e la mia scrivania di assessore alla Sicurezza per ascoltare davvero le esigenze dei cittadini”.

Quindi qual è la soluzione secondo Barbara Minghetti e la coalizione che la sostiene? “Dopo i necessari interventi urgenti, vogliamo riappropriaci del territorio riportando un commercio di vicinato dove ora ci sono negozi vuoti ma soprattutto vogliamo dialogare e collaborare con chi vive in questo quartiere”, ha concluso Nessi.

E tra chi ha invocato il pugno di ferro per risolvere i problemi della via e chi, invece, ha fatto presente che si tratta di poche centinaia di metri in un quartiere in cui comunque si vive bene, ha preso la parola uno dei ragazzi stranieri che frequentano la via e che Minghetti, avviandosi verso i giardini per iniziare l’incontro, aveva invitato ad unirsi al gruppo.

“Perché nessuno ha mai parlato con noi? Perché non ci avete mai chiesto perché ci ritroviamo per strada e di cosa abbiamo bisogno? – ha chiesto Adidih Musa Osikhena sparigliando le carte di un incontro che sembrava tutto sommato correre su binari noti – molti di noi cercano solo un posto in cui trovarsi a fare quattro chiacchiere e bere una birra senza spendere troppo e ora che non si possono più consumare alcolici nei giardini siamo costretti a stare sul marciapiedi. Il problema però è che appena ci sono due africani fermi a parlare, subito qualcuno chiama la polizia mentre se a farlo fossero i vostri figli vi preoccupereste di capire di cosa hanno bisogno e trovereste spazi per loro”.

“Capisco le vostre esigenze e siamo aperti al dialogo – ha risposto Minghetti – in questo quartiere ci sono spazi che potrebbero diventare un punto di incontro anche per voi. Restiamo in contatto e lavoriamoci insieme”, è stata la risposta della candidata sindaco.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

6 Commenti

    1. Perché anni di martellamento populista e razzista dei vari Salvini, Meloni e Rapinese causano questi danni.

      Che sia il colore della pelle a determinare se uno causi problemi o meno, è un’idea nemmeno ottocentesca, ma da Medioevo. Proprio quel Medioevo dove ci vuol riportare un conservatore bigotto come Rapinese.

      D’altronde parliamo di uno che per “risolvere” il problema dei senzatetto proponeva di mettere le grate a San Francesco, come se questo li facesse sparire per magia. Speriamo di scamparci 5 anni di questo populista.

  1. Questa visita in via Anzani di Barbara Minghetti consente una serie di riflessioni. In primo luogo, è evidente che Minghetti ha in mente una serie di azioni a breve per risolvere il problema sicurezza e azioni più sostanziali per risolvere le cause che generano la percezione di insicurezza. La scelta di coordinarsi con gli organi di Polizia, il Questore in primis e il Comitato di Ordine pubblico, è una scelta oculata. Pensare che il Comune affronti un problema criminale da solo è pura utopia. Come fece presente il candidato Graziani nel confronto al Sociale, senza un’ azione congiunta con le Forze di Polizia non si può risolvere nulla: si rischierebbe l’eterno rimpallo di responsabilità.
    Il secondo aspetto è ancora più interessante. La percezione di insicurezza, percezione perché non è comprovata da nessuna analisi oggettiva sui fenomeni criminali in città e in provincia, non può risolversi con uno stato di polizia, con l’inibizione di comprarsi una birra la mattina, con controlli di cui sarebbero vittime principalmente i residenti onesti. La percezione di insicurezza deve essere risolta con una migliore vivibilità sociale del quartiere attraverso la creazione di relazioni di comunità. La Casa del Quartiere si inserisce in questo contesto anche perchè incentiva l’Associazionismo tanto prezioso per il presidio del territorio e per la socialità dei cittadini (si veda le esperienze di diversi comuni limitrofi).
    È evidente che dietro alla candidatura di Barbara Minghetti c’è un lavoro collegiale. Sono proposte studiate da persone competenti, finalizzate a creare sistema con le altre istituzioni e realizzabili a fasi perchè affrontano da subito l’emergenza e poi definiscono modelli strutturali.

  2. La casa di quartiere proposta dalla Donna-in-carriera odora molto di “case del popolo”, dignitosissime istituzioni create dal Pci nel secolo scorso. Purtroppo i tempi sono molto cambiati, così come lo sono le modalità di aggregazione da parte delle persone, soprattutto quelle giovani. Ne risulta che la proposta sia anacronistica e molto ideologica. Per svariati motivi, nella casa di quartiere non metterà piede nessuno. In realtà tutto il programma di Minghetti è ideologico, non si fa che parlare di tavoli e la modernità è relegata all’utilizzo di termini anglosassoni come “smart city”, che significano poco e sono utilizzati per lo più per gettare fumo negli occhi ai comaschi provinciali che si fanno intimidire dai termini stranieri.

Lascia un commento

Potrebbe interessarti:

Videolab
Turismo