Avevamo anticipato pezzi e stralci di questa intervista qualche giorno fa. Mario Landriscina, sindaco di Como, si sbottona a tutto tondo dopo il clamoroso voto sul Regolamento di Polizia Urbana che lunedì scorso ha visto il voto a favore della lista Rapinese e il niet dell’alleato forzista (qui e qui).
Il pezzo è uscito sull’ultimo numero di ComoZero Settimanale, disponibile fino a giovedì prossimo negli oltre 120 totem – in crescita – tra città e territorio (qui potete trovare la vostra copia preziosissima).
Tipicamente, come sapete, aspettiamo diversi giorni prima di far planare gli articoli del cartaceo sul sito. Ma la politica è una macchinètta che gira veloce e, in vista del Consiglio Comunale di lunedì, le carte potrebbero sparigliarsi ancora. Così, dopo, l’intervista a Alessandro Rapinese (qui e nelle prossime ore quella a Elena Negretti) pubblichiamo anche quella al primo cittadino. Ecco l’articolo integrale:
Non è un tizio da aut-aut il sindaco di Como. E, si sa, nemmeno da risposte asciutte. Ha quel modo un po’ così: consapevolmente ampio, talora scientificamente avvolto, spesso furbescamente cifrato. Parlare il landriscinese e tradurlo richiede anni di preparazione. Stavolta no. Spiazza, il Mario, per sintesi e chiarezza: “Forza Italia? Ha la chiave del futuro, a fine luglio si vota l’assestamento di Bilancio”.
Premessa: lunedì sera il Regolamento di Polizia Urbana è passato in consiglio comunale grazie ai voti dell’oppositore per eccellenza, Alessandro Rapinese. L’alleato azzurro, quello in crisi mistica da mesi, ha votato contro.
Bene il Regolamento ma bella batosta, sindaco.
Siamo in un momento in cui la città ha bisogno di continuità, io la penso così. Poi è legittimo ci siano posizioni che si scontrano con questa mia visione.
Il capogruppo forzista, Enrico Cenetiempo, dice che non vi parlate da mesi.
Ho incontrato i vertici provinciali del suo partito, così come quelli di altri alleati. Ma mi creda non è questione di fare il primo passo.
E quale questione c’è?
Sono usciti dalla giunta garantendo comunque lealtà. E’ tutto in un documento. Io sono ancora a quel punto.
Intanto non siete andati sotto solo grazie a Rapinese.
Non si è realizzata una nuova maggioranza, mi creda. Non vi è alcun accordo pregiudiziale con Rapinese. Ho apprezzato la volontà di portare a casa un risultato per la città. Non c’è alcun sotterfugio.
Resta che è stato una stampella.
Siamo andati sotto un anno fa sul voto per la Stazione Unica Appaltante e non ho aperto alcuno stato di crisi.
Appunto, la questione politica? Da sindaco deve fare i conti con un alleato complicato. Ottenere il sostegno di una parte dell’opposizone non vi regala punti d’immagine.
Ripeto, è prevalso l’interesse della città. Poi capisco, ha senso porre un un tema politico sulla tenuta della maggioranza. A questo punto non ci si può più sottrarre, io non so cosa mi aspetti, certo se fossi in minoranza cavalcherei la cosa.
Però è il capo della maggioranza. Cosa intende fare? Inviterà Forza Italia per un confronto?
La mia disponibilità c’è.
Margini per ricucire?
Vediamo cosa c’è sul piatto. La questione giunta è reale ma Forza Italia è uscita non per mia scelta. In ogni caso ho dato i miei segnali, ho ricevuto e ascoltato e acquisito le loro recenti indicazioni sul Piano delle Alienazioni. Intendo onorare gli impegni presi.
Sindaco, sincerosincero, rischia di cadere?
Io lavoro perché non accada. Sono sereno, ogni giorno è un giorno da portare avanti. Deve prevalere la responsabilità ma, sicuro, non a tutti i costi.
Cenetiempo ha detto anche: “Abbiamo gli attributi per mandare a casa il sindaco”. Tosto, in effetti.
E’ muscolare, come a ricordarmi che sono appeso a un filo. Ma, in questo contesto, sono la città e i cittadini a essere appesi a un filo, non io. Forza Italia pensa che io sia negativo per Como? Fa bene a prendere le proprie decisioni. Però devo dire che di cose ne sono state fatte, parte del programma è stata realizzata. Io penso si debba parlare, ci si debba confrontare. Poi se non vengono alle riunioni di maggioranza… avevano garantito leale collaborazione, ripeto.
C’è una data? Un momento in cui il caso Forza Italia andrà chiuso?
Questo mese è necessariamente definitivo. A fine luglio c’è l’assestamento di Bilancio. Forza Italia ha in mano la chiave del futuro.
Dopo due anni digerisce meglio la politica?
Non capisco e mai capirò tutta questa ricerca di visibilità.
Punti il dito e indichi il futuro.
Stiamo lavorando quotidianamente su Ticosa, Paratie, Villa Olmo e Politeama. Il progetto Unesco è qualcosa di importantissimo. E, creda, le scuole sono un tema fondamentale.
L’edilizia scolastica vi ha dato da fare.
Per me è un tema dolente. Abbiamo messo meno di un decimo di quello che serve. 5 milioni e ne servirebbero 50-60. Stiamo portando a regime il Patrimonio, interveniamo sui cimiteri.
E avete un avanzo di 34 milioni in cassa.
Ecco il tema. Per usarlo ci vogliono progetti per i progetti serve personale, per assumere ci vuole un Bilancio, per un Bilancio ci vuole la maggioranza, così torniamo a fine luglio. A ciascuno la sacrosanta libertà di decidere se staccare la spina. Io non voglio minacciare ma lavorare. Quando, più di un anno fa, dichiarai in modo un po’ improvvido al suo giornale “non mi ricandido” intendevo dire che non sono incollato a questa sedia, che nulla è scontato.
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Quindi si ricandiderà tra tre anni?
Intanto voglio finire questo mandato ma ci penso, non escludo un altro mandato. Però serve rinnovamento e mi rivolgo a tutti i giovani consiglieri: ci vuole senso di responsabilità (appello rivolto anche a alcuni azzurri? Ndr)
Marco Galli, sul flop giardini ha puntato il dito sui dirigenti.
Dice di essere stato ostacolato, sto chiedendo relazioni. E’ giusto capire ma non voglio demotivare l’apparato. E’ una questione delicata.
Va detto che Galli non è persona da inventarsi le cose.
Ha perso la pazienza ma la mia responsabilità è doppia: verso gli assessori e verso i dipendenti. Sto facendo tutte le verifiche ma ci vorrà tempo.
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2 Commenti
Se in due anni non é riuscito a trovare collaboratori validi, può solo cambiare lavoro. in una azienda se le cose non vanno bene la responsabilità è di chi comanda perché non ha saputo sciogliersi i collaboratori adeguati. Il resto sono scuse che non servono alla città.
Siamo alla follia pura, se nella prima repubblica un sindaco od un presidente di provincia con nel cassetto 68 miliardi (di vecchie lire) avesse annunciato pubblicamente di non poterli spendere per la manutezione ordinaria per mancanza di personale atto a produrre i necessari progetti, lo avrebbero (a ragione) cacciato per manifesta incapacità.