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Punti di vista

A destra c’è il Tribunale, tempio della giustizia. Qui a San Francesco forse è ora di arrendersi

Non è facile. Non lo è per chi amministra – di qualsiasi colore sia – non lo è nemmeno per chi semplicemente descrive la situazione da cronista, senza avere addosso le responsabilità di un sindaco, di un assessore, di un consigliere comunale.

Per di più, se vogliamo, la massima assemblea cittadina, nello scorso mese di luglio e dopo una discussione accaloratissima e molto variegata, diede un esempio di sostanziale compattezza rispetto alla volontà di “fare qualcosa”. Accadde con l’approvazione (fatta eccezione per i no di Lega e Lista Rapinese) della mozione trasversale che impegnava sindaco e giunta a individuare una nuova struttura pubblica o privata da adibire a dormitorio permanente in città.

Su questa linea, peraltro, il sindaco Mario Landriscina – pur nell’ammissione che oggi Palazzo Cernezzi non ha alcuna struttura idonea – ha scritto una lettera ufficiale a numerosi soggetti del territorio per chiedere eventuali disponibilità (esiti per ora non noti).

Insomma, pur tra ostacoli, lungaggini e qualche fisiologica divisione politica, non si può dire che l’amministrazione nel suo complesso, intesa proprio come istituzione, non abbia fatto nulla per mettere qualche pezza alla situazione dei numerosi senzatetto che di notte (ora pochi, grazie a Emergenza Freddo che cerca volontari) e paradossalmente in modo ancora più visibile di giorno dormono o sopravvivono sotto i portici dell’ex Chiesa di San Francesco o in altri luoghi simili.

Insomma, fatto questo quadro generale – che non è buonista perché si avvicina il Natale, ma il più realista possibile – la scena che si presentava oggi a mezzogiorno proprio sotto l’ormai celebre/famigerato porticato accanto al Tribunale (che amara ironia questa vicinanza al “tempio della giustizia”) era davvero un colpo allo stomaco. Al cuore.

Cartoni, coperte, stracci e almeno due senzatetto, quasi indistinguibili nei fagotti buttati sul terreno sudicio, si riparavano dal freddo di fine novembre e dagli sguardi distratti dei passanti. Una scena pietosa, ma nel senso più cristiano possibile se si vuole.

Forse è così (e qui questa tesi è stata anche sostenuta, talvolta): alla “disperazione diurna” di questo popolo, che per impossibilità o persino volontà, non trova pace né tetto, non esista una soluzione. Di sicuro, non esiste a portata di mano o comunque di facile individuazione.

Forse è assurdo cercare di trovare una formula magica affinché queste immagini non si ripresentino per l’eternità così crude, dure, ancor di più in questo periodo dell’anno, a Como come in ogni città del mondo.

Forse siamo davvero di fronte a un compito impossibile per tutti. E allora forse, a San Francesco e dintorni, è il momento di alzare bandiera bianca, nonostante tutto.

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2 Commenti

  1. A questo punto, appurata la non volontà di aderire ai circuiti di assistenza, per loro un luogo vale l’altro; dunque invitare queste persone a spostarsi non sarebbe eretico.

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