Lo puoi detestare o ammirare, ma il tono delle sue argomentazioni raramente lascia indifferenti. Attilio Terragni, architetto che non disdegna la polemica e per il quale non servono molte altre presentazioni, è da sempre figura nota per le posizioni forti. E anche sul progetto di riqualificazione dei giardini a lago appena approvato dalla giunta comunale (lo trovate qui), il concetto si mantiene valido. Senza uscirne particolarmente intenerito nemmeno dalla candidatura per Fratelli d’Italia della primavera scorsa o dall’accordo appena siglato con il Comune per la valorizzazione dell’Archivio Terragni.
“Stavo giusto guardando la mappa della zona che risale alla metà degli anni ’30 – esordisce Terragni, che sì, è discendente proprio di quel Giuseppe, il maestro del Razionalismo – Colpisce subito il disegno di insieme, armonico: un’area sportiva con lo stadio come centro e zona per il tempo libero, e poi il parco con il Monumento ai Caduti, luogo naturalmente più adatto alla meditazione, alla memoria. C’è, in quel disegno originario, una compensazione perfetta tra gli spazi e le strutture per lo svago e l’attività fisica e la zona che induce naturalmente le persone a riflettere sulla storia. Sulla nostra storia”. Ora, però, mentre la cittadella sportiva da anni cerca un rilancio preciso e una valorizzazione, i giardini a lago sono alla vigilia di un sostanziale rifacimento: il corso d’acqua “a sfioro” a tagliare in due il verde, gli spazi ristoro sotto la pensilina parallela, il ridisegno generale dell’area.
“Si andrà a intaccare un equilibrio perfetto, purtroppo – dice Terragni – Se c’è una cosa che a mio avviso proprio non serviva era un intervento del genere. Abbiamo due aree in equilibrio perfetto, sarebbe bastato tenere in ordine i giardini, eseguirvi una manutenzione migliore o un riordino. E invece, spendiamo soldi (circa 1,5 milioni di cui poco meno della metà finanziati dalla Regione, ndr) per un intervento che sembra quasi voler riportare il Cosia in superficie. Ma non siamo a Milano con la questione dei Navigli, noi non abbiamo alcuna necessità di altra acqua: siamo circondati dall’acqua, da un lago magnifico. Soprattutto lì. Che bisogno c’è di inventarsene altra?”.
Si carica lentamente l’architetto che per lunghi anni ha lavorato con Daniel Libeskind. Poi, però, il senso dell’obiezione prorompe.
“Non conosco il progetto vincitore nei dettagli – spiega – ma ho visto che si immaginano campi da calcio, da beach volley, forse da skate. A pochi passi dal Monumento ai Caduti: una dissacrazione completa dei luoghi. E allora dico fatelo, fate anche i campi in una zona dove c’entrano nulla. Quella sarà la cifra che rimarrà di quest’epoca. E io sono terrorizzato da quest’epoca”.
“Ci sono pochissimi luoghi che raggiungono una loro configurazione magica, la perfetta armonia tra l’area sportiva e quella dei giardini e del Monumento ai Caduti è una di quelle – prosegue Attilio Terragni – Questi luoghi andrebbero solo conservati, il loro spirito originario andrebbe conservato. E invece tocca stupirmi per la facilità con cui si cerca di competere con una storia altissima. Un atteggiamento irresponsabile: dopo gli anni di Lorenzo Spallino e l’intento di far diventare lo stadio una sorta di impensabile centro commerciale, un’assurdità completa, l’anno scorso non ho votato chi amministra oggi per un intervento come questo o per proseguire la distruzione dei luoghi sacri della città. Ma purtroppo, a oggi, il centrodestra non ha ancora espresso una sua visione urbana per Como”.
Politicamente, Attilio Terragni si potrebbe definire un conservatore, seguendo i canoni classici. Ma è lui stesso che li ribalta. “La verità – dice con tono anche paradossale – è che ormai sempre più spesso i conservatori sembrano voler fare tutto tranne quello che serve: tutelare la nostra storia, i nostri tesori, le parti migliori della città. Ormai chi come me punta a questi obiettivi, passa per un rivoluzionario, per un progressista. Ironia della sorte”.
Infine, ecco la sua idea per l’area in questione. “Si pensi piuttosto a pedonalizzare il viale che porta al Monumento ai Caduti, a valorizzare quest’area storica e studiata in tutto il mondo, magari a realizzare davvero un autosilo sotto lo stadio – conclude Terragni – Si punti a ristabilire l’equilibrio perfetto tra memoria e tempo libero, a valorizzare il tesoro che abbiamo. Impariamo dalla storia, piuttosto che distruggerla”.