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Barbara, catechista: “Quella famiglia libera dal lavoro domenicale. Assente a messa, eppure ero felice”

Dopo le prime due testimonianze (“Io, commessa al centro commerciale. Le domeniche? Pascoli per famiglie. E niente straordinari” e “Mamma sola, due figli. Le mie domeniche: lavoro e pochi euro per servire gente annoiata”), una nuova storia approda in redazione. Una racconto, un’osservazione rispettosa sulla vita di una famiglia la cui madre lavora la domenica.

Come ricade l’impiego il settimo giorno sulle dinamiche più private e nel rapporto con la fede? E’ quanto si chiede Barbara

Anche in questo caso – previo contatto con l’autrice – si è concordemente scelto di omettere nomi, cognomi e luoghi specifici per evidenti ragioni di tutela e riservatezza.

Di seguito, la lettera integrale (e per chi volesse raccontarci, in assoluta libertà, la propria opinione o esperienza sulle domeniche lavorative: redazionecomozero@gmail.com)

Cara redazione di ComoZero,
ho letto il vostro articolo circa la proposta di Governo sull’apertura/chiusura di negozi e centri commerciali la domenica. Non sono una lavoratrice domenicale ma mi è subito tornata alla mente una situazione capitata qualche tempo fa.

Sono ormai 9 anni che svolgo l’incarico di catechista presso la mia Parrocchia e, come tutti ben sapete, per un cristiano cattolico praticante (e non), la domenica è un giorno importante, il giorno in cui rendiamo Grazie al Signore Nostro Dio. La domenica mattina a Messa mi capita di vedere alcune catechiste che fanno la conta dei bambini appartenenti al proprio gruppo, guardano chi c’è e chi non c’è, in alcuni casi (i più estremi) prendono nota delle famiglie assenti.

Io talvolta mi sento inadeguata perché vado un po’ “controcorrente”, non dico che non mi interessi controllare gli assenti ma non ne faccio un affare di Stato. Chi sono io per giudicare? E se la famiglia ha partecipato a un’altra celebrazione? Ma questo è un discorso più ampio che non c’entra con il fatto che voglio raccontarvi.

In Parrocchia ci si conosce pressoché tutti e quindi al momento dell’iscrizione al catechismo dei bambini non è necessario che io chieda a Andrea (nome di fantasia) dove lavorano i suoi genitori perché già lo so. La mamma lavora in un negozio di una nota catena ampiamente presente nel nostro territorio, in un centro commerciale. Alla prima riunione di catechismo, generalmente partecipa un solo genitore perché in orario serale l’altro genitore è a casa con il bambino, fin qui tutto regolare.

Io e il parroco spieghiamo ai genitori il cammino che andremo ad iniziare  e gli appuntamenti che ci attendono nel corso degli anni. Siccome i bambini sono piccoli (6 anni) e non abituati alla partecipazione alla messa domenicale spieghiamo anche l’importanza della partecipazione ad essa per fare un cammino catecumenale di accompagnamento completo. Passa il tempo e noto che Andrea partecipa alla messa solo con il papà. Penso “l’importante è che qualcuno lo accompagni”.

Non dico niente né al bambino né tanto meno al papà. Qualche domenica dopo vedo che Andrea a messa non c’è. Anche qui, come sono solita fare, non dico nulla. Dopo circa due mesi ho unito i pezzi del puzzle familiare di Andrea e sono giunta alla conclusione che le domeniche in cui veniva a Messa con il papà era perché la mamma era al lavoro e le domeniche in cui non c’erano era perché era l’unica domenica libera della mamma. Ora Andrea è un ragazzo, ha raggiunto il traguardo dei sacramenti e continua a venire a catechismo nel gruppo “dei grandi”.

Da catechista avrei dovuto parlare di questo fatto con la famiglia, avrei dovuto incentivare la partecipazione di tutta la famiglia nelle domeniche “di riposo” della mamma ma, da mamma, non me la sono sentita. Forse non sono una “buona catechista” ma nelle domeniche che non vedevo Andrea messa ero quasi più contenta di quando lo vedevo, sapevo che quella domenica era interamente dedicata a loro tre! La mamma, costretta tutte le mattine ad alzarsi molto presto, quella domenica poteva “prendersela comoda”.

Immaginavo Andrea nel lettone (anche se un po’ cresciuto) che giocava e scherzava felice con mamma e papà, immaginavo una bella passeggiata in montagna, una bella gita in battello. Non riuscivo, ed ancora oggi non riesco ad immaginare che non sia stato così. Che poi, diciamocelo in sincerità, per quanto ne sappia io, Andrea e il suo papà, la domenica che la mamma non lavorava, magari partecipavano alla celebrazione del sabato sera ma questo io non posso saperlo.

Rimango dell’avviso che nessuno di noi può permettersi di giudicare, specialmente sulla fede religiosa, degli altri; dobbiamo amare ed accogliere tutti allo stesso modo, che la domenica siano presenti in Parrocchia o che lavorino!

Non entro nel merito se sia giusto o meno chiudere i centri commerciali la domenica, ma rimango dell’opinione che chi lavora la domenica non lo faccia per piacere ma per scelta, ci sono persone che magari cercano lavoro per molto tempo e quello che trovano è solo quello e quindi lo fanno, si adattano, poi magari ci fanno l’abitudine, trovano un equilibrio nella gestione della famiglia e quindi vanno avanti così.
Spero di non essere troppo fuori tema.
Barbara

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