E’ arrivato il momento, pure troppo tardi comunque. Como deve essere guidata da una donna. Il prossimo sindaco deve essere una donna. Di quale colore non importa, lo decideranno gli elettori. Ma è necessario e forse pure vitale che succeda.
Passetto indietro. Considerando il primo mandato del compianto Alberto Botta, un quinquennio tutto sommato positivo, cosa è successo dopo? Botta Bis, Bruni, Bruni Bis, Lucini e oggi Landriscina verso la chiusura. Cinque epoche, 23 anni circa. Bene, che hanno lasciato? Oltre l’ordinaria amministrazione, gestita a fortune alterne, quasi niente di indimenticabile, anzi, mediamente grandi proclami seguiti da altrettanto grandi fallimenti come Ticosa e paratie (con inchieste, processi e cronache note) e spazi pubblici (leggi tesori come Palazzo Natta o l’ex Baden Powell) colpevolmente abbandonati. A ciascuno la sua colpa ma il bilancio politico complessivo oscilla tra il nulla e l’insipienza. Piatti sciapi, insipidi.
Sì, ok, le grandi mostre di gaddiana e faraonica nostalgia. Sublimi, davvero bravissimo lui, ma non possono essere esposte alla finestra ogni volta come venerabile feticcio per salvare il decennio di Bruni. No, no.
Brilla sicuramente dal passato la stella di Daniela Gerosa, assessore ai Lavori Pubblici con Lucini, cui la memoria storica non ha ancora restituito il pieno dei meriti, così come al collega all’Urbanistica, Lorenzo Spallino (dacché in questo, che è chiaramente un processo al maschio, ci sono comunque nobili eccezioni). I due, in tandem, hanno tra piazza Volta, via Garibaldi e piazza Grimoldi fatto un lavoro eccellente, rimasto nel tempo e nella memoria.
Le differenze di genere esistono, vivaddio, e non stanno nell’esercizio della femminilizzazione forzosa, innaturale di sostantivi maschili come sindaco o assessore. Che poi per carità, ciascuno scelga la cacofonia che preferisce.
Le differenze stanno nel pensiero di Rita Levi Montalcini: “Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale della società”. Già.
Il punto è che in questa città ci sono donne che hanno segnato e segnano passo e tempo politico con capacità e visione. No a banalità sulla mamma e la sensibilità, stiamo parlando di amministratrici, di oggi e di ieri, di maggioranza e opposizione, capaci. Capaci di scelte, di decisioni anche radicali che superano un’idea politica incardinata sulla manutenzione del tombino o del lampione. Cose per cui non serve nemmeno un tecnico, basta un buon software senza elezioni.
Da pagina 3 a pagina 5 del nostro giornale del 18 dicembre abbiamo raccontato di due assessori in carica: Elena Negretti, Civica Insieme, e Livia Cioffi, Forza Italia. Piacciano o meno, bisogna riconoscere che hanno talento, scelgono, agiscono, fanno, ci sono.
Tra i banchi dell’opposizione in Consiglio Comunale ogni settimana siamo testimoni di contributi di altissima qualità, evidente segno di una profonda conoscenza della città, delle persone e dei bisogni.
Ada Mantovani, Gruppo Misto, Patrizia Lissi, Dem, e Barbara Minghetti, Svolta Civica, così come Patrizia Maesani, ex FdI, dimessasi tempo fa, sono per intelligenza, tenacia e nobiltà altri profili che sarebbe bene non perdere in vista delle elezioni 2022. Per dire, quando si sono messe insieme hanno portato a casa, con una maggioranza trasversale – nella leghistissima Como! – il dormitorio cittadino (che poi sia stato colpevolmente dimenticato è altra storia).
Non dimentichiamo che, pur durata lo spazio di un ape al Papeete, Alessandra Locatelli è stata ministro della Repubblica e oggi è uno dei parlamentari più attivi e quotati della Lega. Così come la Dem Chiara Braga parlamentare da anni ai vertici nazionali del Pd. Andando a due passi da casa ci sono due sindaci donna dall’indubbia capacità amministrativa Veronica Airoldi a Erba, Alice Galbiati a Cantù. Entrambe di centrodestra ma, ripetiamo, non stiamo parlando di colore.
Da destra a sinistra abbiamo coperto tutto l’arco. Non per democristianizzare il dibattito ma per dire che le quote rosa sono un bluff, un protezionismo ipocrita come le riserve indiane e le oasi dei panda. E’ la società che deve scegliere e ha l’occasione di scegliere un passo diverso. Di colmare quel vuoto lasciato da sindaci maschi di cui umanamente possiamo dire anche tutto il bene possibile ma che politicamente sono stati, pur con sfumature diverse, al limite dell’impalpabile.
Nel 2020 viviamo ancora un cultura politica che considera il masculo quale unico motore della gestione pubblica. Retaggio bolso, faticoso da espellere, in un’Italia che spesso profuma di anni ‘50 appena si accenna al concetto di “parità”. Il solo aver concepito un orrore come doppia preferenza di genere indica un sistema malato che dice: ciccetta, non ce la fai, ti si aiuta. E’ quel meccanismo del femminismo ammansito, socialmente accettato e blandito da carezze istituzionali.
Dunque, la frase di qualche capoverso fa va riformulata: non compete solo alla società, sta anche ai partiti, alle liste, ai movimenti interpretare il presente e capire che servono candidati donna, non solo per fare il sindaco ma l’assessore, il consigliere, il dirigente. Servono a questa città, sono necessarie se vogliamo svegliarci da una letargia che ormai sa di male di vivere.
Citiamo ancora, scriveva Simone de Beauvoir: “Essere donna non è un dato naturale, ma il risultato di una storia. Non c’è un destino biologico e psicologico che definisce la donna in quanto tale. Tale destino è la conseguenza della storia della civiltà, e per ogni donna la storia della sua vita”.
Fine.
4 Commenti
Concordo che non sia affatto un problema di genere. In città molte donne in gamba fanno politica. Anche senza la parità di genere dovrebbero essere candidate a prescindere. Sull’elenco, ad essere onesti, qualcuna dà più garanzie di altre e alle tante dell’elenco si potrebbe aggiungere Anna Veronelli e la Verde Elisabetta Patelli che sarebbe l’unica ad avere il coraggio di rivoluzionare la strategia della città sull’ambiente e sulla viabilità senza farsi condizionare da nessuno.
Purtroppo, però, non è sufficiente un bravo Sindaco o una brava Sindaca. Serve una squadra forte. Sia a destra, sia a sinistra, sia in un ipotetico schieramento civico, la vera sfida non è il Sindaco, donna o uomo che sia, ma aggregare una squadra fortissima che elabori un programma innovativo che ci faccia uscire dalle sabbie mobili di questi 23anni. Se la squadra poi fosse al femminile, e chissà che non si stia già formando, tanto meglio ma deve essere una super squadra altrimenti non se ne esce e si continuerà a sprofondare per altri 5anni!
Le persone perbene e competenti, in questo momento storico, se ne guardano bene di candidarsi a sindaco in questa città.
Tra le nobili citazioni dimenticata Anna Veronelli
Uomo o donna non fa differenza. Ciò che importa è la competenza e il rigore morale.