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“Contromano, col rosso, in gruppo, al telefono. Sul Lago di Como i ciclisti si moltiplicano, ora più regole”

Uno dei fenomeni più clamorosi sulla viabilità extraurbana, soprattutto in provincia di Como, è il moltiplicarsi dei ciclisti amatoriali. Inizialmente era la statale Regina, poi la Lariana, poi le strade secondarie verso la Svizzera, poi le valli collaterali dei laghi, ma da alcuni mesi non fanno eccezioni tutto il triangolo lariano, nonché le tratte principali e collaterali per l’Erbese, il Canturino, l’Olgiatese.
Insomma, non c’è direttiva stradale priva di ciclisti, singoli, ma più facilmente in gruppo. Le cause sono diverse. Inizialmente erano i veri appassionati della disciplina, poi si sono aggiunte le donne (benvenute!), poi gli anziani (bisognerà pur trovare da fare ai tanti pensionati!), infine si sono aggiunti i ciclisti stranieri, invogliati dagli stessi albergatori o proprietari delle migliaia di bed&breakfast. Perché, dopo aver visto Bellagio e Menaggio, dove li mandiamo tutti ‘sti turisti? Dai, pedalare! In fondo, gli altri sport vanno imparati, in bici sappiamo andarci tutti.

E allora ecco che non c’è strada, grande o piccola, della provincia lariana, che non sia frequentatissima di palestrati con maglietta spalancata su velocipedi da 3000 euro, ma anche da disciplinate cicliste con tricipite della sura lampadato, nonché ingrigiti e asfittici boomers con magliette dei tempi di Merckx (e pedalata assistita), ma anche pimpanti inglesi e sudafricani su mountain bikes appena noleggiate. Bene, diciamo allora, è tutta salute. Mah, non sempre, soprattutto se il fenomeno, come tutti, non verrà prima o poi gestito, governato, regolamentato. Dicono che lo sia già cosi.

Non tanto sembra, se costantemente ci sono gruppi di ciclisti abbracciati e abbarbicati, altri che percorrono in contromano le corsie, altri che saltano su e giù dai marciapiedi, per non contare quelli che regolarmente non si fermano ai semafori rossi. Attenzione: non è una lotta tra automobilisti e ciclisti. Le strade sono di tutti, anzi l’automobilista è il ciclista e viceversa, ma non si capisce come la stessa persona appena si siede al volante diventi aggressivo, volgare e minaccioso, mentre quando sale sul sellino si trasformi in un fuorilegge.

È la razza umana che cambia ruolo e quindi aspetto in base all’arma che possiede? L’automobile tipo carro armato protettivo (da qui sono al sicuro) e la bicicletta tipo strumento di evasione impunibile (tanto, chi mi becca)? Insomma, non siamo in caccia di colpevoli, ma vogliamo regole nuove, per prevenire guai, perché non passa giorno che non ci sia qualcuno che resti sulla strada. Idee? Per esempio rendere tracciabili le biciclette, una targa o qualcosa del genere. Non è possibile sfrecciare impunemente con il semaforo rosso. La telecamera ti becca. Lo stesso, ma come si fa, in barba alla legge, a percorrere a pedali la galleria di Cernobbio o quella di Brienno? Anche qui, telecamere come se piovesse e tracciabilità del mezzo. Oltretutto, a parte Pogacar e pochi altri, se è ciclismo amatoriale, che fretta hai di arrivare? Fai la vecchia Regina senza gallerie, come da regolamento, anzi è molto più bella. Il punto non è punitivo ma preventivo.

Altra cosa, e vale sia per automobilisti e ciclisti, ma li vogliamo togliere di mano questi cellulari alla guida? Ma come si fa a chattare, fotografare, telefonare, postare, mentre si è al volante o al manubrio? Penalizzazioni? Economiche tante, ma anche di punti patente per entrambi. La Cassazione dice il contrario? Si modifica. Sta scritto: “Le leggi sono fatte per gli uomini e non gli uomini per le leggi”. Insomma, cambia tutto, se i ciclisti, per i motivi visti, sono passati da poche decine ad alcune migliaia, se ne prenda atto e si cambino le regole. Sentiamo già le controdeduzioni: sono gli asfalti che creano pericoli, non i conduttori. Oddio, abbiamo visto che anche i campioni stavano per spiaccicarsi in via Borgovico e in effetti molti selciati una sistematina la meriterebbero. Ma questa volta non nascondiamoci dietro l’italico “benaltrismo”.

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