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Ma vi ricordate quando c’era il centrodestra a Como? Breve storia di un disastro lungo un anno

Ma voi vi ricordate quando c’era il centrodestra a Como? Era più o meno un anno fa, vigilia del voto comunale. Poi – se escludiamo le artificiose ed estemporanee rianimazioni locali legate alle elezioni Politiche e Regionali e ai leader nazionali – tra piazze, scranni e palazzi lariani se ne sono perse definitivamente le tracce. E l’implosione continua, allegramente, con le ceneri della coalizione che per decenni ha dominato la scena che proprio non riescono a sagomare una nuova araba fenice.

A dire il vero, era nata male anche la sfida per Palazzo Cernezzi, nella primavera ’22. Tra sindaci uscenti archiviati a cannonate interne (Forza Italia e FdI verso l’ex Mario Landriscina), aspiranti successori prima imposti unilateralmente e poi archiviati fra tensioni e sgambetti (Stefano Molinari di Fratelli d’Italia), candidati ufficiali mai digeriti davvero da tutti i partiti (leggi Lega, che non appoggiò mai sul serio il nome indicato dai meloniani, Giordano Molteni, verso il quale freddissima rimase anche Forza Italia), inaudita esclusione di coalizione persino dal ballottaggio e ricorsi post vittoria rapinesiana rimasti lettera morta, ebbene, da 12 mesi a questa parte la fu invincibile armata politica che pure regna a Roma come a Milano, in riva al Lago di Como è ridotta a fantasmi isolati e litigiosi. Con il neosindaco del capoluogo, tra l’altro, che – da civico antipartitico con antiche origini leghiste e arcinemico di ogni sinistra – si lecca i baffi per tanta grazia ricevuta.

Certo, riguardando oggi il disastro di un anno fa, che nel volgere di 15 giorni cancellò Forza Italia dal Comune dopo 28 anni, ridusse la Lega da partito guida della giunta precedente a una sola consigliera d’opposizione e riuscì persino a neutralizzare la crescita esponenziale di Fratelli d’Italia consegnando solo tre eletti alla minoranza, era difficile ipotizzare qualche rinascita imminente. E infatti: l’ex candidato sindaco di coalizione ha appena annunciato un polemico addio a FdI per passare al Misto, i meloniani sono squassati da polemiche interne devastanti a livello provinciale (con il duo a Palazzo Cernezzi Cantaluppi-Tufano in aperta guerra con il coordinatore provinciale), i berlusconiani, come già detto, sono semplicemente assenti dalla scena. E per scena, non si intenda soltanto l’istituzione Comune: Forza Italia è ammutolita a qualsiasi livello ormai da mesi a Como città, la Lega – ridotta a numeri irrilevanti – ondeggia tra qualche slancio d’opposizione e, per paradosso, una simpatia nemmeno troppo velata per chi ne ha svuotato le urne (Rapinese) mentre al di fuori dall’aula consiliare riassume la presenza in città in eterni gazebo senza alcuna voce pubblica; della devastante crisi dei meloniani abbiamo detto. Insomma, dire centrodestra a Como, oggi, significa pronunciare poco più che un’astrazione: l’alleanza non esiste, iniziative congiunte non si vedevano in campagna elettorale e figuriamoci ora, la debolezza di elaborazione politica è palese, l’inazione sul campo è lì da (non) vedere, ricambi generazionali sono fantascienza.

Fa impressione, tutto questo, se pensiamo che Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia – pur con cambiamenti di nome, assetti e composizioni – hanno governato il capoluogo ininterrottamente dal 1998 al 2022 e spesso con percentuali bulgare, fatta eccezione per il quinquennio Lucini 2012-2017 (ma figlio anche del caso clamoroso e forse irripetibile del “muro sul lungolago”). Fa impressione sì. Ma ancor di più ne fa l’assenza di qualsivoglia tentativo di riscatto, rinascita o quantomeno di mea culpa e analisi seria di cause, origini e protagonismi di questo disastro politico generale. Il tonfo del 2022 sarebbe potuto essere l’occasione per una specie di “anno zero” del centrodestra comasco. Lo zero effettivamente c’è, ma è assoluto (per opinioni, interventi e repliche: redazionecomozero@gmail.com).

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Un commento

  1. Ma vi ricordate quando c’era il centrodestra a Como?

    Onestamente no: han sempre millantato una presunta unità, mai esistita; il realtà è la classica guerra fratricida dove ognuno vuole emergere. Nulla di nuovo.

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