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Dal tremendo cozzo Molteni-Butti, l’utopia (tutta comasca) di due destre nuove

E’ qualcosa di straordinariamente politico ciò che sta accadendo a Como in queste ore (riassunto qui e qui). E quel “qualcosa” – mentre altrove si discetta di congressi e gamberoni – matura tutto in un sol campo: il centrodestra. O forse due.

Via da iperboli che non meritano né il cielo né la terra (“deportazione”, per esempio: si lasci in pace, per decenza, l’apocalisse della Storia, non si sbricioli come un biscotto su ogni cronaca locale), a Como si sta assistendo a un dibattito feroce, forse detestabile se visto da altri fronti, ma di sicuro vivo nella carne e dentro i fatti, nel concreto delle azioni, rintracciabile in volti esatti e scelte autentiche.

Non si discetta, ai bivi della destra, su chi viene a cena, insomma.

Piuttosto, sotto i cieli della Pila, sembrano diffondersi i vagiti e i nuclei (potenziali) di ben due centrodestra. Eterozigoti, nessuno sa se col futuro nel destino o figli fatui della mera tattica. Lega da una parte, Fratelli d’Italia (e forzisti in dissonanza) dall’altra. Alleati, formalmente, a Como e al Pirellone, in Abruzzo come in Liguria. Eppure, soprattutto salviniani e meloniani, soprattutto all’ombra del Broletto, mai così tentati dall’agognato addio. E questo, ben oltre i letti separati a Roma per necessità, accade sul più simbolico dei temi-culto: l’immigrazione. E’ davvero un fatto nuovo.

Da un lato, la Lega turbosalviniana che piccona e poi smantella leggi, idoli e totem creati per accogliere – dal campo in via Regina alle panchine di San Rocco – per saldare in tempo zero il mutuo fiduciario con i neofedeli, milioni. Una panzer-politik che, piaccia o no, e oggi piace eccome dalle Alpi ai templi greci, da queste parti schiera pure un generale d’alto rango: il sottosegretario maximo all’Interno, Nicola Molteni. Che su migranti e simili, costi quel che costi, ha un obiettivo chiaro: mantenere le promesse, far vedere chi comanda e come. Sloggiarli, se si vuol brutalizzare.

Dall’altro lato capo della storia, i Fratelli d’Italia. Che a Como un totem ce l’hanno in casa – Alessio Butti – e tutto possono permettersi ma non abbatterlo o disconoscerlo, con un partito così fragile tra lago e Cupolone, tra governo e opposizione, tra volere e non potere, tra photoshop e forse troppa vaccinara. Come tanti dem lariani, come un Fermi in Forza Italia, anche i Butti e le Maesani meriterebbero di più e di meglio, sotto il Colosseo.

Ma intanto è a Como (e per ora solo a Como) che matura il fatto nuovo: una (neo)destra radicale – la Lega sovranista, nazionale ed ungherese, di uno stampo quasi peronista – cozza frontalmente contro l’altra destra, quella storica e, chi si rivede!, anche sociale. Un partito-mini, il secondo, che eppure, qui sul Lario, pare ambire a una sua versione originale, a una versione primigenia che tenga assieme Patria – che non è solo nazione – e senzatetto, porti chiusi ed emergenza freddo, prima gli italiani e autovelox per le ruspe, ordine e Diocesi. Una via strettissima e a fondo sconosciuto, tra nuovo slancio e contraddizione permanente.

Due mondi, oggi non comunicanti. Separati da anni luce. Due pianeti – in un’unica galassia, quel che fu il moribondo centrodestra – che si respingono e non si piacciono, trincee vicine ma non amiche. Due realtà per peso e forza non paragonabili – Lega in Champions, gli altri in lotta per la salvezza – che pure (almeno qua, sotto il Baradello) sono vive, entità politiche pulsanti.

Ne resterà uno solo, davanti a via Regina? Possibile, non imminente. Ma dal cozzo – antropologico prima ancora che politico – chissà che la cronaca si faccia levatrice di due storie nuove, indipendenti, ancora sconosciute.

Un’utopia comasca, nata a destra per due destre nuove e differenti. Chissà.

redazionecomozero@gmail.com

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4 Commenti

  1. Non credo si possa parlare di due destre. La destra è FDI. Una destra di valori e di pensiero, cui Butti aggiunge un sano approccio di cuore per coloro che soffrono ( i tanti italiani, ma non solo, costretti a bivaccare all’aperto)
    Poi c’è la Lega, l’altro ieri secessionista, poi arraffona (o forse no perché Belsito era la Lega 1.0, in fondo basta cambiare partita iva e indirizzo) ed ora populista. Populista e non popolare; cioè che non esita anche a creare ad arte immaginari conflitti sociali a fini elettorali. Non a caso non c’è mai nessuna chiamata alle armi ma solo un sano sorriso consolatore salviniano.
    Contraria al blocco navale, che avrebbe risolto l’immigrazione selvaggia e violenta, perché inutile alla loro campagna elettorale permanente; favorevole alla chiusura del Centro di via Regina: entrambe con la stessa logica di comunicazione perché in fondo per loro è meglio avere un pò di “negretti” in giro per i mari o per Como, altrimenti come lo spiegano agli elettori l’invasione ?
    Sia mai che gli tocca risolvere i veri problemi. Anche a Como.

  2. nella guerra per il suprematismo white power , i golasecchiani di etnia blu con ascendenza orobica risultano senza dubbio i vincitori; hanno standard molto alti : 183 cm
    77 kg
    lunghi capelli biondi occhi azzurri con pagliuzze dorate ;
    per difendere i confini propongono un esercito di vergini di Norimberga ( cloni fembots ), chitarre elett. distorte urlanti e growl in TEDESCO.

  3. buona sera.
    Non so se il persistere di temperature estive oppure un piatto di polenta , piatto autunnale e poco digeribile col caldo portano a dire o scrivere che a Como vi sono due “destra”.
    Da sempre la destra è Alessio Butti e con pace di qualcuno, per fortuna .
    Il resto , quelli verdi , attentissimi in questo periodo a racimolare qualsiasi carica elettiva foss’anche la segretaria della proloco del più piccolo paese in provincia dovrebbero iniziare col governare seriamente ed occuparsi del paese in modo concreto. il mare fra poco ingrossa i migranti d’inverno non migrano e la propaganda finisce. . saluti più cordiali.

  4. Trovo la posizione dell’On. Butti sinceramente pretestuosa. A Como ci sono ampi spazi, migliori, dove accogliere eventuali profughi (e, perché no, gli italiani che perdono lavoro e casa). Penso al centro di Prestino, dai Salesiani a Tavernola, a Monte Olimpino, e, volendo negli spazi della ex caserma dell’Esercito. Non si capisce perché sia così necessaria una struttura precaria ed improvvisata, per quanto ben gestita dalla Croce Rossa, quando ci sono spazi dotati di solide mura che potrebbero essere (e che già sono, tranne la ex caserma) ben utilizzati.
    La campagna elettorale dovrebbe essere finita per tutti, anche da chi, per distinguersi, si scopre pietoso verso i migranti. Parole che mal si conciliano con la linea nazionale di FdI e le parole di fuoco anti-migranti della Meloni.

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