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Bartolich: “Dormitorio, scontro che rasenta il delirio. Eppure non è solo roba de barbùn”

Riceviamo e pubblichiamo volentieri l’intervento della ex parlamentare e ex segretario generale della Cisl di Como, Adria Bartolich, nei giorni in cui il confronto sul nuovo dormitorio di Como sta spaccando letteralmente la politica, soprattutto all’interno del centrodestra.

La politica si nutre anche di opzioni simboliche. E fin qui niente di male. Le scelte possono essere opinabili ma legittime. Il problema sorge quando , tra una questione simbolica e l’altra, vengono stritolate le persone.

A questo punto mettere in discussione anche le scelte simboliche non è solo possibile ma perfino doveroso. Sulla presenza, prima di un dormitorio a Como, e poi che fosse pubblico, si è scatenato uno scontro che rasenta il delirio.

Credo che in nessuna città minimamente civile, infatti , possa essere consentito di vedere persone dormire all’aperto in pieno inverno senza tentare di intervenire tempestivamente.

Ph Carlo Pozzoni

In primo luogo per salvarle dal freddo, ma anche per salvaguardare il decoro di una città che non può presentarsi agli occhi dei suoi cittadini e degli innumerevoli visitatori che, sia la bellezza del luogo ma anche e una serie di attività ed eventi seppur sempre più ridimensionati, spingono a visitare.

Il dibattito si è prima avvitato sulla necessità o meno di offrire strutture permanenti, e già qui sfioriamo l’assurdo. Un dormitorio non è una mostra.

E’ un luogo in cui persone senza dimora possono ripararsi. Poi cercando di delegare ai privati una misura di carattere assistenziale ed emergenziale che per definizione non può essere soggetta ai cambi di intenzioni, per altro legittime, di privati più o meno volonterosi , disposti a farsene carico.

Sulla questione il Consiglio Comunale, sovrano e legittimo rappresentante della volontà e delle diverse sensibilità politiche dei comaschi , si è espresso a stragrande maggioranza per la sua realizzazione. Senza ambiguità e attraverso una mozione che è a tutti gli effetti un atto di indirizzo.

Sull’intera vicenda hanno pesato differenze di posizione tra gli operatori del settore che certamente non hanno giovato alla causa; ma ancora di più pesano pregiudizi e posizioni ideologiche e preconcette, perché di questo si tratta, che impediscono di guardare laicamente al problema nella sua gravità. A parte il periodo dell’emergenza freddo, limato nel tempo e anche negli spazi, rimane di fatto scoperto tutto il resto dell’anno.

Le associazioni e la curia svolgono un’opera meritoria che subirà una vigorosa battuta d’arresto a partire all’apertura del cantiere per la costruzione di una RSA in via Sirtori, zona dove attualmente trovano accoglienza nelle tende e in i locali al coperto per il periodo dicembre/ marzo, 90 persone. Alla chiusura a marzo le persone finiscono in strada per mesi perché gli altri dormitori sono pieni tutto l’anno. Inoltre quest’anno, anche nell’ emergenza freddo,la struttura non è riuscita ad assorbire tutti i senza fissa dimora.

Foto Pozzoni

A questo si aggiunge lo smantellamento effettuato del campo di via Regina, operazione alquanto discutibile soprattutto se pensiamo che Como è comunque una città di frontiera e quindi toccata più di altre da possibili emergenze da affrontare. Dicevamo, il Consiglio si è espresso chiaramente per uno spazio pubblico aperto tutto l’anno, non ha chiuso anche all’ipotesi di immobili messi a disposizione da terzi, e ha chiesto anche la predisposizione alcuni spazi riservati all’ accoglienza anche nel periodo diurno. Sono opzioni di buon senso.

A questo punto si dice no, innanzi tutto umiliando il Consiglio Comunale, di cui mi risulta facciano parte anche consiglieri di maggioranza, nel suo ruolo politico e istituzionale ; poi chiudendo a qualsiasi ipotesi di nuovo dormitorio comunale o finanziato dal Comune, o in un immobile comunale.

Ph: Pozzoni

Il che è come dire non è un problema nostro , se ne occupino i privati, che tra l’altro già in alcuni casi lo fanno, per fortuna.

Ora , chi capisce qualcosa di amministrazione pubblica sa anche che, a fronte di chiusure totali su questi temi, quello che si verifica successivamente, non è come si vuole fare credere ,uno svuotamento della città dagli indesiderati, bensì l’ apertura di un inevitabile percorso di microaccordi e convenzioni con privati e associazioni, privo di un progetto complessivo, spesso molto onerosi e certamente più dispendiosi per il Comune di una struttura pubblica, e aggiugo io, anche con qualche rischio di discrezionalità abbastanza evidente.

E’altresì alquanto fantasiosa l’idea di trattare un dormitorio alla stregua di un parcheggio, manco fosse un attrattore di traffico : ne apri uno e arrivano tutti . Perché se fosse vero lo stesso passaparola varrebbe per i privati più o meno convenzionati o sovvenzionati. Spero che sul punto ci sia un ripensamento.

Il dormitorio non è solo roba de barbun. E’ una struttura segno di civiltà per tutta la comunità comasca.

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