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E se tomotomo, quattoquatto Stefano Molinari fosse davvero il candidato sindaco del centrodestra?

Già, fosse davvero Stefano Molinari (coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia a Como) il prossimo candidato sindaco del centrodestra?

Mettendo in ordine le cose avrebbe pure un senso. Intanto poche ore fa abbiamo dato conto di quello che pare il tramonto della candidatura, fino a ieri ancora in auge, del farmacista Roberto Tassone (qui l’approfondimento). Nome non campato per aria, tutt’altro, quello del titolare dell’arcinota Internazionale di via Fontana, gradito a parti sindacali, a pezzi della società cosiddetta civile e non (solo) del centro storico, in ambienti ampi e vicini alle forze dell’ordine, etcetera. Capace, insomma, di creare quel consenso che si dice trasversale (pur nell’area elettorale).

Non è andata così, come raccontato a ComoZero dallo stesso professionista che pure nelle ultime settimane è stato molto attivo, tanto da offrire la carica di vicesindaco, rifiutata, all’ex faraonico assessore alla Cultura, Sergio Gaddi (qui i retroscena).

E allora a pochi mesi dalle elezioni, gennaio sta finendo, che intende fare il centrodestra? I sussurri politici parlano di una possibile convergenza su Molinari, già espresso dal suo partito come possibile candidato (qui l’ufficialità e qui la prima anticipazione) il 6 novembre scorso. Uscita che irritò non poco l’alleato leghista con tanto di replica del capo sommo, Matteo Salvini: Sindaco ’22, lo strappo di FdI a Como caso nazionale: gelo della Lega, Salvini punta a primarie di coalizione.

Di primarie, nonostante l’invocazione salviniana, al momento manco l’ombra e il tempo si fa stretto, molto. Non basta che il centrosinistra comasco sia ancora in crisi e in cerca di unità (identità per lo più) sulla coalizione e sul nome di Barbara Minghetti. Certo non si tratta di situazioni speculari: Minghetti è sostenuta da Pd (e Svolta Civica) e la trattativa è in corso con forze, non se ne abbiano, minori. Nel centrodestra, invece, i partiti non hanno una distribuzione di pesi simile. Anzi, nettamente, o quantomeno relativamente, più equilibrata.

Ciò detto, i due schieramenti, è un dato oggettivo, devono fare i conti con la candidatura certa e la campagna elettorale ampiamente iniziata di Alessandro Rapinese, e solo uno sciocco lo sottovaluterebbe come avversario. Rapinese ha capacità di aggregazione, relazione quasi o interamente personale con l’elettorato, conoscenza del territorio e conoscenza fortissima della macchina politico-amministrativa locale. Oltre a un vantaggio considerevole: Como non vota con le Politiche, che sono un naturale trascinamento su scala nazionale per i cittadini.

Dunque, tornando al centrodestra. Ancora i sussurri, sempre seri, dicono alcune cose: in questi giorni la coalizione ha considerato realisticamente la candidatura di Molinari. In casa Forza Italia non parrebbe sgradita e una fetta della Lega la riterrebbe una via percorribile, plausibile.

Ma il protagonista? Si dice stia lavorando a programma e liste e che sia pronto a presentare candidati molto forti. Certo non può partecipare ai tavoli con gli alleati dove si discute la sua eventuale discesa in campo ma sappiamo che Fratelli d’Italia conta sull’abilità dell’uomo forte in provincia e non solo, il deputato Alessio Butti, che tante pecche può avere ma certo non difetta di astuzia, intelligenza e capacità di trattativa.

Molinari si candiderà solo se individuato come papabile sindaco del centrodestra. Viceversa, non sarà un nome nella scheda il giorno del voto per il rinnovo di sindaco e Consiglio al Cernezzi.

In conclusione, sembra che tanto nel centrodestra quanto nel centrosinistra non si percepisca il tic-tac del tempo che fugge. A meno che, come alcuni sostengono, non si stia sperando (causa pandemia o crisi di Governo) che le elezioni slittino a ottobre. Una chimera a oggi.

 

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Un commento

  1. Fratelli d’Italia ha avuto molto più tempo per preparare il terreno. I continui attacchi a Sindaco, Assessori dei partiti alleati e scippi di Consiglieri eletti nelle liste amiche ha dato l’impressione che l’opposizione interna era finalizzata a un obiettivo più a medio termine: screditare i potenziali leader alleati per prendere la guida di un’eventuale coalizione. Tuttavia, per i potenziali alleati il prezzo di questa candidatura è troppo alto. Tolto il gruppo vicino al Sindaco Landriscina che senza una sua ricandidatura e l’endorsement della Lega si scioglierà, la Lega perde una città che alle Europee le ha regalato quasi il 37% degli elettori. Forza Italia perde una città che in 30anni, tolta la parentesi di Lucini e l’ultimo periodo di Landriscina, ha avuto Sindaci a lei cari. A questo punto, Il problema non sono solo le coalizioni ma diventano gli elettori. Perché uno dei tantissimi che ha votato la Lega alle Europee dovrebbe rinunciare al Sindaco? Como è forse l’unico capoluogo della Lombardia a non avere mai avuto un Sindaco della Lega. Perché non riproporre Landriscina o proporre Caldara che come Assessore se l’è cavata di gran lunga meglio di Molinari? E al posto di Molinari perché non votare Rapinese che sul terreno della “reazione” (vedi dormitorio) li ha sempre seguiti? Un elettore liberalconservatore di Forza Italia perché dovrebbe votare il segretario di un partito sovranista che a stento controlla le intemperanze dei giovani del suo partito? Perché non votare la rappresentante liberalriformista della borghesia illuminata che sta proponendo la coalizione di centrosinistra? E a sinistra, perché i simpatizzanti di Sardine, Como Comune e Civitas devono accettare la candidatura della liberalriformista criticata per aver “privatizzato la cultura” (sich!) e non di qualche brava e navigata politica da sempre iscritta al PD? La campagna elettorale sarà dura: le coalizioni di centrosinistra e di centrodestra dovranno recuperare tanti simpatizzanti delusi e i soliti indecisi; Rapinese a destra e Civitas a sinistra dovranno convincere i simpatizzanti delusi delle coalizioni di destra e sinistra e nel marasma avranno maggior gioco sugli indecisi. Sarà una campagna elettorale in cui non si giocherà per vincere, i contendenti cercheranno principalmente di sottrarre elettori agli avversari. Ci aspettano 4mesi distruttivi e altri cinque anni di “nulla”? C’è solo da sperare che qualche coalizione abbia il coraggio di rompere il paradigma destra-sinistra e apra a un fronte moderato che sappia raccogliere gli indecisi ma soprattutto i simpatizzanti che non amano i demagogici estremismi di destra e di sinistra. Chi raccoglie in quel terreno, vince.

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