La nostra lettrice Amanda Cooney, appassionata ciclista, ha inviato alla redazione una risposta tra ironia e punti di vista opposti all’articolo firmato dal dottor Mario Guidotti che invocava regole più stringenti per gli appassionati delle due ruote sulle strade di Como, del lago e dell’intera provincia. Pubblichiamo volentieri di seguito il contributo (per scriverci e inviare segnalazioni con foto e video ci sono la mail redazionecomozero@gmail.com, il numero whatsapp 335.8366795 e la pagina facebook). Di seguito, il testo di Amanda Cooney.
In risposta ad alcuni estratti dell’articolo (molto bello) del dottor Guidotti:
“si sono aggiunte le donne (benvenute!), poi gli anziani (bisognerà pur trovare da fare ai tanti pensionati!), infine si sono aggiunti i ciclisti stranieri.”
Il dottor Guidotti divide i ciclisti principalmente per l’età: i ‘boomer asfittici ed ingrigiti’; le donne che sono calorosamente ‘benvenute!’ mentre, diciamo la verità, tra i ciclisti (che sono predominantemente maschi) sono calorosamente ‘benvenute” le cicliste solo se riescono a mantenere il passo accelerato e keep up with the boys e sono calorosamente salutate se sono considerate ‘una figa on a bike’ mentre passano. In realtà, i ciclisti sono molto ma molto tribali tra di loro e si giudicano (spesso male) e figuriamoci se si salutano se uno/a non appartiene al gruppo o se non pedala un Colnago / Specialized o non ha le calzine giuste al’altezza giuste. Lo so. Una pazzia, vero? Ma è così. Il mondo (non solo ma anche di ciclismo) è bello ma o perché è vario.
“palestrati con maglietta spalancata su velocipedi da 3000 euro”
Beh… nel mio caso personalissimo, poco palestrata (cos’è una palestra??) e figuriamoci se vado su velocipede con la maglietta spalancata. Soprattutto in questo periodo dell’anno. Mica che voglio prendere un incidente (bbbbrrrrrrrrr..❄️❄️❄️❄️…way too cold!) o causare un incidente. Diciamo che non sarebbe un bel vedere per gli utenti passanti in strada. Confesso comunque che non sono completamente indifferente al bel vedere di un ciclista palestrato, abbronzato e con la maglietta spalancata. Sono ‘calorosamente benvenuti’ da questa ciclista. Anche l’occhio delle cicliste vuole la sua parte, no?
“il fenomeno, come tutti, non verrà prima o poi gestito, governato, regolamentato.”
In certi Paesi nordici stanno affrontando l’aumento del numero di ciclisti con l’introduzione dei regolamenti che proteggono una delle categorie più vulnerabile sulla strada con la gerarchia degli utenti della strada invertita. Questa gerarchia pone al vertice gli utenti della strada più a rischio in caso di collisione, ma “non elimina la necessità che tutti si comportino in modo responsabile”. Semplice, no? Come dice Victoria Pendleton, vincitrice di una medaglia d’oro agli Olimpiadi di Pechino: “Essere un ciclista è un’attività rischiosa, siamo odiati sulle strade. Speriamo solo che la gente si renda conto che siamo solo carne e ossa su due ruote”.
“se costantemente ci sono gruppi di ciclisti abbracciati e abbarbicati, altri che percorrono in contromano le corsie, altri che saltano su e giù dai marciapiedi, per non contare quelli che regolarmente non si fermano ai semafori rossi.”
Non vorrei peccare di “individualismi” o “personalismi” ma questa ciclista si ferma sempre ai semafori rossi, e mi becco pure degli insulti dalla parte dei ciclisti arrabbiatissimi dietro di me quando faccio così. A questi ciclisti dico soltanto, con le parole di Bon Jovi, “You give love a bad name”. Smettete di infrangere il codice della strada. Si sa che in questo mondo (e non solo di ciclismo) le minoranze sono tenute a rispettare le regole e la legge più degli altri.
“Non passa giorno che non ci sia qualcuno che resti sulla strada.”
Si. Di solito chi resti sulla strada appartiene a una delle categorie degli utenti della strada più vulnerabili – i pedoni e i ciclisti, che sono fatti di carne e ossa e non vanno in strada protetti da un’armatura metallica. Cerchiamo veramente di rispettarci tutti, di rispettare la codice della strada e di avere un occhio di riguardo per i più vulnerabili.
“percorrere a pedali la galleria di Cernobbio o quella di Brienno”
Un vero e proprio deathwish per qualsiasi ciclista. Da evitare a tutti i costi. Oltretutto, a parte Pogacar e pochi altri, se è ciclismo amatoriale, che fretta hai di arrivare?
Questa domanda me la chiedo spesso quando un automobilista fa un sorpasso azzardato, ad altissima velocità, a centimetri da me in bici. A volte si ha l’impressione che la fretta sia un aspetto della cultura. Ed è proprio per questo motivo che, da ciclista molto amatoriale e senza fretta, percorro spesso “le strade secondarie verso la Svizzera” dove per qualche motivo culturale gli automobilisti abbiano meno fretta ed esiste un’infrastruttura ciclistica che dà un senso di sicurezza a qualsiasi ciclista.
Buona giornata, Dott Guidotti. E grazie per aver scritto il suo articolo che invita a tutti gli utenti della strada di riflettere non soltanto sul comportamento degli altri utenti ma sul proprio comportamento. Dopotutto, la strada appartiene a tutti, no?