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I ‘Caraibi della Svizzera’ sotto assedio: “Troppa pubblicità, non voglio che la mia valle diventi come Milano Marittima”

Negli ultimi anni la Val Verzasca è diventata una meta da cartolina sui social e sulle pagine dei giornali, soprannominata “i Caraibi della Svizzera”. Ma dietro le acque turchesi e le foto perfette, c’è una realtà meno idilliaca.

Lo racconta una donna del Locarnese che ha contattato la redazione in queste ore e chiesto l’anonimato (generalità ovviamente note alla redazione).

La signora è cresciuta tra questi paesaggi, oggi è profondamente preoccupata e offre il suo punto di vista: “Non ho mai visto una cosa del genere. Dopo il Covid e con tutta questa pubblicità, è arrivata una massa di gente che sta cambiando per sempre il volto della valle. Anche se si comportano in modo educato, l’impatto è enorme: prati calpestati, acque inquinate. Adesso nemmeno noi residenti riusciamo più ad andarci, non troviamo parcheggio e il posto è pieno all’inverosimile”.

Per correttezza dobbiamo sottolineare che anche questo giornale non è stato immune e ha contribuito all’esposizione del luogo, occupandosi più volte di raccontare la Valle celebrandone la meraviglia, non immaginando un “Effetto Lago di Braies”, per citare un precedente arcinoto.

Secondo la nostra lettrice, la pressione turistica non riguarda solo la famosa zona di Val Verzasca, ma si estende anche ad altri angoli meno conosciuti e ribadisce la propria posizione: “A Maggia, dove c’è una pozza stupenda, ora trovi un fiume di persone. Ma perché voi giornali continuate a fare pubblicità? Non vedete il danno che portate? Quanti ne volete mandare ancora?”.

“Ognuno deve proteggere il proprio territorio”

Tra i problemi secondo lei più gravi più gravi, segnala la qualità dell’acqua: “Ho notato alghette verdi sulle rocce, e non è normale. Sono convinta che sia anche colpa delle creme solari, la gente se le spalma e poi si tuffa, come se niente fosse. Dovremmo dire a tutti di metterle solo dopo il bagno, per proteggere le acque e le pietre. Non sono una scienziata, ma queste cose mi stanno a cuore, stiamo parlando di un tesoro naturale”.

Per la signora, la questione non è vietare a chiunque di visitare la valle, ma regolare i flussi e promuovere un turismo più consapevole. “Ognuno deve proteggere il proprio territorio: usare il più possibile i mezzi pubblici, fare attenzione alle creme, non lasciare rifiuti. Forse bisognerebbe anche limitare il numero di visitatori giornalieri o introdurre un ticket. Se continuiamo così, fra qualche mese l’acqua farà schifo, non tra anni”.

L’invito è anche a diversificare le mete: “Il Ticino è pieno di posti preziosi, non c’è solo la Val Verzasca. Andate a scoprire il resto, per alleggerire la pressione su questo luogo”.

“Riflettete prima di fare pubblicità a certi luoghi”

La preoccupazione della signora è condivisa da molti residenti che vedono il loro ambiente trasformarsi, con un turismo sempre più “mordi e fuggi” che poco lascia all’economia locale. “Se si vuole davvero aiutare il territorio, bisogna consumare nei ristoranti, acquistare prodotti locali, e non solo venire a fare un bagno e ripartire. Altrimenti si sfrutta e basta”.

E conclude con un appello diretto ai media e ai social: “Riflettete prima di fare pubblicità a certi luoghi. Pensate alle conseguenze, non solo alle belle foto. La mia valle non è più la stessa e non voglio che diventi come una spiaggia affollata di Milano Marittima. Questo è un fiume di montagna: va rispettato”.

Il recente caso della Val Gardena, della vetta del Seceda e della foto Apple è sicuramente un’analogia molto vicina.

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