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“Il parco Mirò a Barcellona era un mattatoio. Piazza Roma e Ticosa invece torneranno parcheggi”. Lo spunto-fiammella dell’imprenditore Frassi

“Como non è Barcellona. Ma neanche Barcellona era Barcellona, prima di diventare quello che è adesso”. Spunto acuto sul destino della Ticosa e di piazza Roma quello arrivato in queste ore da Giovanni Frassi, imprenditore e fondatore di quella geniale digital agency che è Ovosodo a Como. Frassi, come noto è un grandissimo sostenitore di Barbara Minghetti con cui ha corso alle scorse elezioni comunali. Come noto l’amministrazione in carica, da programma, una volta chiuso (quando sarà) il faldone dell’area intende farne un maxi parcheggio. Mentre nella centralissima piazza sta già ripristinando i posti per residenti.

Frassi invece, in un parallelo tutto sommato nemmeno troppo ardito se fatte le debite proporzioni, sovrappone per potenziale inespresso l’area abbandonata della fu tintostamperia e piazza del centro storico al parco Joan Mirò nato sulle ceneri di un mattatoio (parco che può piacere o non piacere, il punto è l’idea offerta). Uno spunto e nulla più, vero, ma l’occasione per produrre pensiero e dibattito, per uscire dal confine di una visione di città come mera funzionalità (e sia chiaro: nessuno si illude che il tema parcheggi non sia importante) e ragionare su scopi che hanno al centro anche il benessere delle persone, della società e della socialità. Insomma,  una fiammella accesa che se solo aprirà un confronto avrà già fatto molto (giusto ieri da queste pagine invocavamo la necessità di alimentare il pensiero con contributi di qualsiasi natura, orientamento ordine e grandezza ma che, possano riportare al centro della città la capacità di un’analisi vera e profonda: qui l’editoriale di Emanuele Caso).

Ecco quanto scrive l’imprenditore:

Como non è Barcellona. Ma neanche Barcellona era Barcellona, prima di diventare quello che è adesso. A Barcellona c’è un parco, il Parco Joan Miró, che fino al 1983 era un mattatoio, sulle cui “ceneri” è stato costruito per volere del consiglio comunale. Il Parco Joan Miró è semplicemente un rettangolo di terra battuta con degli alberi, qualche rete per giocare a pallavolo, un canestro da basket, dei giochi per bambini, un baretto con sedie e tavolini all’aria aperta. Al Parco Joan Miró ci sono bambini e adulti dalla mattina presto alla sera tardi, che vivono il parco urbano, socializzano all’aria aperta, fanno sport. Il Parco Joan Miró, con le debite proporzioni, è ad esempio quello che avrebbe potuto essere Piazza Roma, che invece tornerà a essere un parcheggio. Il Parco Joan Miró è anche quello che potrebbe in parte diventare la Ticosa, che invece tornerà a essere solo un parcheggio.

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6 Commenti

  1. Il nuovo lungolago…
    Dopo 15 anni di disastri tragicomici stiamo arrivando forse ad una conclusione, che ha stravolto il magnifico lungolago di Como stile bella epoque (rimane solo la stazione nord) per un lungolago anonimo senza anima, con la beffa delle paratie da manovrare a mano nel caso di esondazione, in un tempo in cui, per effetto dei cambiamenti climatici, il problema è la mancanza d’acqua non l’abbondanza, e come ultima beffa le demenziali discussioni sul ripristino della linghiera a lago, basta alzare di 10 cm la posa per ripristinarla. Per quanto riguarda la ex Ticosa mi ricordo come fosse oggi la venuta del celeste Formigoni, per una marchetta elettorale, in occasione dell’abbatimento delle strutture portando in dono promesse eclattanti per l’area ex ticosa. Da allora il nulla. L’area deve essere recuperata alla citta con spazi piazze servizi un asfalto con disegnate sopra delle striscie credo che sia la prosecuzione del nulla, anche considerando i soldi letteralmente buttati per il paecheggio ex san anna abbandonato e non utilizzato.

  2. Giovanni Frassi dice quello che qualsiasi persona che ha girato non dico “Il Mondo”, ma almeno 4-5 grandi città, non può non dire.
    Qualche altro esempio, magari senza andare troppo lontano?
    L’area dell’acquario di Genova, Porta Nuova a Milano.
    Tutte realtà che dimostrano come il cambio di passo non lo si faccia a colpi di bottigliette per cani incontinenti o aiuole con le violette nuove nuove; lo fai restituendo spazi alla collettività.
    Il problema è che Rapinese e il rapinesismo non sono la causa, sono il sintomo.
    Il sintomo di una città ex bottegaia e riconvertita alla fortuna facile e immeritata dei B&B e dei divi di Hollywood.
    Una città la cui ultima rivoluzione urbanistica è la rotonda in fondo a via Napoleona.
    La città che legge Ticosa e sogna parcheggi.

  3. i confronti a volte sono impietosi, a volte sono insensati. Como affronterà a breve la trasformazione del suo parco, ovvero i giardini a lago, che subiranno (si spera) una trasformazione per arricchirli di attività e funzioni e per migliorarne la fruizione. Piazza Roma, come è evidente a chiunque oggi l’attraversi, sino a quando non verrà pedonalizzata, non potrà avere una reale trasformazione, per cui meglio oggi un parcheggio, che domani potrà essere comunque rimosso, rispetto al nulla che è oggi.

  4. Nell’attesa che venga definita un’ipotesi di città contemporanea e non di un paesone pieno di negozi e baretti con un piede in svizzera e uno a Milano, non si butta via niente e si resta sempre fermi, in coda sul girone. Prudenza, codardia o soltanto incapacità?

    1. Codardia, incapacità e mentalità speculativa. Dimmi te se in questi 15 anni di semi abbandono non si sarebbe potuto fare anche solo un progetto Temporaneo di parco pubblico Come è stato fatto
      Col “lungolago zambrotta”. Qui invece gli alberi spontanei vengono tagliati per fare ordine

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