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La lettera di Silvia dal campeggio che chiude: “Io fortunata ma non dimentico chi resterà in strada per una politica senza cuore”

Entro domenica 7 gennaio, il campeggio No Stress di via Cecilio a Como chiuderà definitivamente. Gli ultimi ospiti lasceranno per sempre la struttura e mentre la gran parte ha trovato sistemazioni alternative (anche grazie all’intervento dei Servizi sociali), due-tre persone non sono ancora riuscite a individuare un tetto nuovo. Sul tema interviene con una lunga lettera Silvia Vullo, ospite per tre anni al campeggio assieme al marito Alessandro, e ora necessariamente pronta alla nuova sistemazione individuata con l’amministrazione. Resta, però, nella lettera di Silvia, l’amarezza e il dispiacere per chi (almeno fino a ieri) ancora aveva solo la strada come nuova ‘dimora’. Di seguito, la lettera di Silvia Vullo.

Oggi è l’ ultimo giorno per svuotare il campeggio perché domani 7 Gennaio alle 8 chiude e staccano tutte le utenze, 30 persone ancora nel bungalow e qualcuna finirà in strada perché non essendo residente a Como, il Comune non ha il dovere di aiutare ma non ha nemmeno il cuore. Con tutti i contatti che ha, un posto avrebbe potuto trovarlo ma è facile lavarsene le mani perché non sono residenti a Como e chissenefrega se sono disabili o lavorano. Se non hanno un contratto che permette loro di prendere in affitto una casa, chissenefrega che siamo in inverno e fuori si gela! L’importante è svuotare il terreno chissenefrega delle persone.

Io sono stata al Camping No Stress in via Cecilio a Como per quasi tre anni con mio marito Alessandro Caliari e l’ho detto sempre “È tutto tranne no stress”. I gestori e i responsabili dopo l’ultimo incendio sono spariti, è rimasto solo un operaio, un uomo bravissimo che è capace di sistemare tutto ma neanche lui sapeva come risolvere la situazione e stava male per questo. Lui usa la testa ma qualsiasi cosa faccia ci mette il cuore mentre il Sindaco di Como e i molti che hanno il potere di aiutare usano solo la testa perché altrimenti una situazione alternativa ai campeggiatori l’avrebbero offerta, invece si sono dovuti arrangiare da soli.

Mio marito ed io siamo stati fortunati perché residenti a Como e gli assistenti sociali ci hanno trovato una struttura. Non smetteremo mai di ringraziarli abbastanza per non averci fatto tornare in strada di nuovo.

Ma non smetterò di parlare delle persone del campeggio solo perché io ora ho un posto, alcuni di loro sono miei amici e non volto loro le spalle. Quelli del campeggio che finiranno per strada non se lo meritano anche perché la loro sfortuna è di non risiedere a Como.

Silvia Vullo

© RIPRODUZIONE RISERVATA

7 Commenti

  1. Sicuramente penso che le persone interessate avrebbero preferito una sistemazione definitiva. Evidentemente non c’è n’ erano altre….

  2. La legge è chiarissima, i comuni dove risiedono se ne devono far carico. Barvi, bravi !! continuate a dire che è colpa di Rapinese….

  3. Se un Sindaco non si attiva per verificare la situazione personalmente, la fine della storia si può immaginare

  4. Beh, ma il comune dell’area non di pertinenza di Como cosa ha fatto ? Non è che Como deve farsi carico di tutto. Di contro si sapeva che era una situazione provvisoria, un camping non può essere per legge una residenza definitiva.

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