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Lettera aperta di FuoriFuoco: “Polizia locale alle 22.10 per la musica. Ma cosa può fare un giovane a Como?”

Una lettera aperta alla città da parte di FuoriFuoco, il laboratorio di giornalismo partecipato di Como animato da giovani under 30 che ha appena organizzato FuoriFEST, il festival del giornalismo partecipato. Il tema (con una dichiarata vena di esasperazione): cosa può fare un giovane in città se – come è capitato durante la manifestazione sabato sera – dopo pochi minuti del concerto organizzato al Terzo Spazio di via Garovaglio, quando erano passate le 22 da pochi minuti, è arrivata la Polizia locale chiamata per disturbi alla quiete pubblica.

Di seguito, riproduciamo la lettera aperta integralmente con l’elenco dei primi firmatari. Qui, invece, si può firmare e dare la propria opinione.

Domenica si è concluso FuoriFEST, il festival di giornalismo che abbiamo organizzato a Como come FuoriFuoco. È stato un gran successo: nei quattro giorni di festival un totale di 450 persone sono venute ad assistere agli eventi, tutti gratuiti e diffusi su 5 luoghi diversi. Per la prima edizione di un festival organizzato da un gruppo di under 30 ci sembrano ottimi numeri – non scontati, soprattutto tenendo in conto l’età media dei partecipanti, intorno ai 30 anni, e i temi trattati.

Tutto liscio fino all’intervento della polizia. Sabato sera abbiamo avuto l’evento più “pop” di tutta la rassegna. Ci trovavamo presso il Terzo Spazio di Como, un locale che viene affittato per eventi privati di vario tipo. Finita la proiezione de “La via del ritorno”, il documentario vincitore del concorso indetto per FuoriFest e finalista della scorsa edizione del premio Morrione per il giornalismo under 30, è iniziato il concerto dei Moor, band locale. Erano le 21.50. Alle 22.10 sono arrivate due pattuglie della polizia locale, chiamate per disturbo della quiete pubblica. Per specificare ulteriormente: al concerto era presente un fonico di un service audio che ha regolato i volumi secondo i criteri per un normalissimo concerto al chiuso.

Il concerto è stato interrotto dall’intervento dei poliziotti – entrati nel locale senza accettare un confronto iniziale con noi organizzatori presenti all’esterno. La band ha ripreso a suonare in seguito mentre le due pattuglie, in totale quattro poliziotti, si sono fermate per accertamenti per circa un’ora. Se ne sono andati dopo le 11 dicendo che chiederanno a noi e al locale altri documenti per accertare che fosse tutto in regola. Lo era.

L’avvenimento spiacevole ci ha fatto sorgere diverse domande e riflessioni che proviamo ad abbozzare in questa lettera aperta, nella speranza che questa discussione si allarghi sulla città.

La prima domanda che ci sorge: cosa può fare un giovane a Como? Qualcuno vuole spiegarcelo?

Ripetiamo per chi se lo fosse perso: erano le 10 di sera di un sabato e una sessantina circa di persone giovani si godevano un concerto dopo aver assistito alla proiezione di un documentario d’inchiesta. È possibile che non esista un luogo in un intero centro città dove potersi divertire e rilassare senza temere che qualcuno chiami la polizia? Sembra che gli unici divertimenti concessi in città siano quelli legati ad esercizi commerciali. La recente ordinanza del sindaco che vieta il consumo di alcolici sul suolo pubblico spinge ancora di più in questa direzione, restringendo ulteriormente i già pochi spazi di socialità all’interno di luoghi prestabiliti e – tendenzialmente – a pagamento. La nostra città, a cui tutti noi siamo molto legati, diventa sotto i nostri occhi sempre più esclusiva.

A questa domanda si lega un grosso tema che ci sta molto a cuore da sempre: l’emigrazione giovanile. In questo momento, FuoriFuoco rimane attiva grazie alla partecipazione di nove under 30 della provincia comasca. Cinque di noi si sono trasferiti altrove, chi in altre parti d’Italia chi all’estero. Ci teniamo alla nostra città e lo dimostriamo in tanti modi, eppure ci siamo sentiti forzati a lasciare il nostro territorio per poter crescere e trovare nuovi stimoli. Questa stessa tensione tra un forte legame con il territorio e la necessità di andarsene l’abbiamo riscontrata in tanti giovani come noi. Per un capitolo della nostra inchiesta “Lago della Bilancia”, pubblicata nel febbraio 2021, avevamo distribuito un questionario a cui più di 100 giovani del ramo comasco del Lago di Como avevano risposto. Il 55% di questi ci hanno detto che stavano seriamente prendendo in considerazione l’idea di andarsene. L’80% di questi sperava di fare ritorno sul lago prima o poi. È chiaro che questi numeri non hanno pretesa di scientificità; aprono però a riflessioni interessanti.

A misura di chi sono costruiti la nostra città, i nostri territori, se questi sono i dati? Sappiamo che la questione emigrazione é complessa e legata a una varietà di fenomeni. Riteniamo che tra i tanti rientri anche questo. Che tipo di socialità e di iniziative cultura vengono proposte a Como? Che luoghi abbiamo a disposizione in quanto giovani del comasco, che opportunità vengono offerte?

Sono tre anni che andiamo avanti con il nostro progetto, tra le mille difficoltà che chi organizza eventi di qualunque tipo su Como ben conosce, e non ci fermeremo ora, sia chiaro. Ma sia chiaro anche che siamo frustrati e arrabbiati.

Siamo esasperati da una città che risponde sempre in questi termini a qualunque iniziativa giovanile. Non siamo gli unici a cui sono capitate esperienze simili. Siamo stanchi di un discorso cittadino sempre basato sulla retorica del giovane sfaticato che non ha voglia di fare nulla e a cui tutto è dovuto e dall’altra del giovane che sbaglia in ogni cosa che fa.

Chiediamo ancora una volta alla città, e vogliamo una risposta: cosa può fare un giovane a Como?

Cliccando qui potete firmare la lettera aperta. Nome e cognome sono necessari, mentre abbiamo deciso di lasciare aperta la decisione se lasciare una mail per essere contattati su possibili iniziative future su questo tema. Quello che vorremmo è aprire un dibattito. Sappiamo di non essere l’unica realtà alla quale è successa una cosa del genere. Se volete fate girare la voce, ma soprattutto condividete i vostri racconti e le riflessioni.

Facciamo rete, facciamoci sentire.

Firme:

Augusto Heras

Marta Consonni

Davide Battello

Viviana Magni

Diego Soriano

Marco Forte

Filippo Taddei

Rachele Latorraca

Emanuela Larghi

Nicolò Maisto

Samuele Bompani

Ariele Soresina

Matteo Montini

Lucas Radice

Camilla Corradelli

Chiara Ronchetti

Nicolò Lattanzi

Claudia Faverio

Pietro Cattaneo

Anna Nella Molinari

Camilla Pizzi

Camilla Grasso

Giulia Guanella

Benedetta Meroni

Sofia Guarisco

camilla rossi

Arianna Poletti

Chiara Dogliotti

Gabriele Besseghini

Tommaso Pozzetti

Mel Vitiritti

Lorenzo Colombo

Carla Livio

Alessandro Boscolo

Filippo Ostinelli

Margherita Recchia

Gianluca Isoardi

Luca gandola

Lorenzo Bonardi

Nicola Baglivo

Roberto Adduci

Giovanni Ricco

Alessio Zoni

La redazione di FuoriFuoco:

Clara Latorraca
Emma Besseghini
Giuliano Ghirimoldi
Luca Caldironi
Maria Colonna
Noemi Pigliapochi
Riccardo Soriano
Tommaso Siviero

© RIPRODUZIONE RISERVATA

8 Commenti

  1. Mai letto lamentele tanto accanite per i rombi dei motorini ad ogni semaforo in qualsiasi serata estiva, per le rombanti auto da rally in transito sulla tangenziale (al Venerdì e ben oltre le 23.00), per i rifiuti raccolti a tarda sera con la proverbiale grazia dei netturbini, mai letto approvazione per le proposte di ridurre a 30 km/h tutte le strade urbane (almeno dalle 22.00 alle 6.00).
    Mai letto di una mobilitazione seria per progettare e applicare un piano sulle emissioni sonore.
    Soffro anche io il rumore costante a cui siamo esposti in città… tutto il rumore, non solo quello di chi fa festa.
    Nello scegliere cosa è fastidioso e cosa non lo è si svelano tutte le miserie culturali di una comunità in grave difficoltà.

  2. Quindi? Hanno arrestato qualcuno? Hanno multato qualcuno? Che problema c’è a fare dei controlli? Io non capisco dove sia il problema! Adesso la polizia locale non può neanche andare a fare un controllo che viene fatto un teatro! Ma la polizia locale stava facendo il suo lavoro! E benvenga, e per fortuna! Hanno detto che non si poteva fare? Cosa è successo di preciso? Le precise parole da entrambe le parti? Le conseguenze? Hanno detto che i giovani non posso fare più niente a Como? Chi lo ha detto? La polizia locale? Non credo proprio!!! Quindi??? Che si facciano meno storie per dei semplici ma doverosi controlli!

  3. Ma che problemi ha la gente per lamentarsi se una volta all’anno c’è un po’ di musica addirittura alle 22?

    Per del silenzio assoluto consiglio di chiudersi in un ospizio.

  4. Se non erro, ho guardato su google, il luogo del misfatto è vicino ad un ospedale, se non attaccato. Già solo questo, se il locale non fosse insonorizzato per bene potrebbe dar fastidio. Poi ci sono abitazioni nei dintorni e magari persone anziane cui possono dar fastidio perché magari alle 22 hanno la legittima voglia di dormire in santa pace senza ascoltare musica.
    Convengo sul fatto che non vi siano molti spazi: le giunte precedenti avevano creato sale prove, credo a San Martino e a Camerlata in via Colonna. Se parlate l’attuale sindaco magari con un pò di sacrificio da entrambe le parti si può sistemare uno dei due luoghi che non penso creino fastidio ad alcuno.

  5. Io, purtroppo, non rientro più fra i giovani avvicinandomi ai 47 anni, però ne condivido le lamentele.
    Siamo una città di morti, basta andare poco lontano, in altre città delle medesime dimensioni e sempre del nord Italia (Cremona, Piacenza, Pavia, non New York) per rendersi conto dell’anomalia di Como.
    Nelle altre città ci sono locali dove si fa musica dal vivo, d’estate si fanno concerti all’aperto, manifestazioni culturali, feste di piazza, qui da noi si costringono le persone, in quella che ci illudiamo essere una città turistica, a cenare in tutta fretta perchè alle undici si devono sbaraccare i tavoli all’aperto dei ristoranti…

  6. Non si possono rompere le scatole in centro città, ci sono persone che lavorano con turni, magari in ospedale… definirsi giornalisti poi…

  7. Un giovane può non rompere i maroni a chi ha lavorato tutto il giorno x tirare avanti la baracca Italia

  8. non capisco perchè il centro del discorso finsca per caratterizzarsi come un ipotetico “duello” tra giovani e non più giovani…
    perchè la domanda “cosa può fare un giovane a Como?” è, a mio parere, comunque sbagliata – tale domanda dovrebbe avere un’estensione che i promotori di tale raccolta firme evidentemente non colgono.
    Cosa offre la città, come risorse e strutture, per permettere ai cittadini (e quindi tralasciamo per favore la lamentosa storia dei giovani poveretti che non possono divertirsi…) di svolgere attività ricreative, culturali ecc. ecc? ecco secondo le me la questione dovrebbe porsi in questi termini e non cercare lo scontro tra “vecchi” noiosi e sempre dediti a contrastare le iniziative di gagliardi “giovanotti”… Esistono spazi opportunamente attrezzati dove svolgere concerti? spazi ricreativi per raccogliere gruppi numerosi per eventi di varia natura? ricordo anni fa la vicenda delle sale di prova per la musica… (che fine avranno fatto…?) Temo che in effetti la città non sia sensibile a queste tematiche , anni fa in piazza Martinelli doveva sorgere (se non ricordo male) un centro civico con spazi per varie ttività e chiaramente non se ne è fatto nulla. MA tornando all’evento oggetto dell’articolo, mi chiedo se la sede prescelta sia idonea alle attività svolte, è uno spazio adatto ad accogliere un numero di persone per un concerto? è uno spazio opportunamente insonorizzato? come è collocato rispetto agli altri edifici ad uso residenziale? perchè alla giusta e natuarale voglia di partecipazione/divertimento delle persone deve poi corrispondere il rispetto dell’altrui voglia di rilassarsi, e può pertanto succedere che la scelta di una sede non idonea, o comunque non progettata per eventi musicali, possa poi creare disagio e disturbo alle altre persone (vecchie o giovani) che magari semplicemente non hanno voglia di dovere obbligatoriamente partecipare all’evento in corso…

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