Ora sarà interessante vedere chi si assumerà la responsabilità di quell’immagine potenzialmente devastante, ingiusta, senza pietà. A meno che non sia quel sovrano chiamato Tempo a impedire fortuitamente una fotografia che potrebbe rimanere impressa a lungo nelle coscienze di chi amministra la città, sarà interessante vedere come si giustificherà quella gogna degli incolpevoli, venerdì prossimo.
Gogna degli incolpevoli, sì. Perché davvero nei protagonisti di un potenziale incrocio micidiale non si ravvedono colpe: non ne possono in alcun modo avere i ragazzi delle classi classi terza, quarta e quinta del corso Fashion Design del Liceo artistico “Terragni” (qui tutti i dettagli dell’evento). Né tantomeno possono averne – o vogliamo infierire su quelle esistenze sfortunate? – i senzatetto della città.
Ma assodato il silenzio degli innocenti, ce n’è un altro, di silenzio, che fino alle 19.30 di venerdì prossimo e probabilmente fino a sera inoltrata peserà drammaticamente sul tetto dell’ex Chiesa di San Francesco e sulle spalle di un’intera comunità.
Quel secondo silenzio è e sarà fino ad allora quello di di chi tra 48 ore ci permetterà di fotografare – e lo faremo, ovviamente da cronisti lo faremo compiendo una somma “giusta ingiustizia” – quell’assurdo contrasto tra la sfilata di moda con aperitivo organizzata a San Francesco dal Centro Studi Casnati per la chiusura dell’anno scolastico e la distesa di senza dimora all’ingresso dell’ex chiesa.
Un accostamento quasi violento, dove la violenza – se davvero si permetterà una tale assurdità – sarà doppia: contro i ragazzi che porteranno con pieno diritto la loro vita, il loro futuro, la loro innocente costruzione di un futuro nel cuore di Como; e nello stesso tempo contro i senzatetto che, si presume, come ogni sera poco dopo il tramonto cominceranno a distendersi tra cartoni e coperte davanti a quello che un tempo fu un portone consacrato a Dio.
Dopo mesi inerzia e rinvii sulle possibili soluzioni per la questione dei senza dimora, chiunque costringerà gli studenti al mortificante compito (in sé giusto, sacrosanto, benedetto) di mostrare la loro fatica, la loro creatività, il loro entusiasmo in mezzo a un gruppo di sfortunati, si assumerà una responsabilità enorme.
I liceali, i docenti, le famiglie hanno il sacrosanto diritto di vedere per una notte il loro domani sorridere, sfilare, brindare al futuro loro che poi è un inno a un territorio intero.
I senza dimora hanno il sacrosanto diritto a cercare una mano tesa, un conforto e soprattutto di non diventare la sfigurata scenografia dell’evento. Non hanno colpe, gli studenti e i senzatetto. Non avrebbero mai voluto un incrocio figlio di tanta ingiustizia, ne siamo certi.
Non si può soltanto sperare che defilé e brindisi finiscano prima che gli ultimi trasformino per l’ennesima notte il colonnato in “casa”. Sarebbe un rischio sventato, ma solo fino alla prossima occasione.
Chi può – venerdì prossimo e magari per sempre – eviti questa ferita a loro e a tutta la città. Chi può eviti questo scempio dell’umanità e, più banalmente, del buonsenso.
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