Mario Guidotti è un medico notissimo a Como e ai lettori di questo giornale dato che lo abbiamo intervistato numerose volte. E’ stato primario di Neurologia, Direttore del Dipartimento di Medicina e responsabile delle relazioni con i media locali dell’ospedale Valduce di Como fino al 2 marzo 2021. Pubblichiamo con grandissimo piacere il suo primo editoriale, già uscito su ComoZero Settimanale.
I nuovi totem “taglia-code” entrati in funzione i giorni scorsi al Sant’Anna hanno il compito di ridurre l’accesso agli sportelli tradizionali (li presentavamo qui). Servono infatti per scaricare referti, pagare ticket e prestazioni, registrarsi, stampare e salvare su chiavetta. Ottimo, molti utenti potranno risparmiare anche delle belle mezze ore di code. Bene anche il miglioramento dell’accessi online a prenotazioni. Queste soluzioni non aggiungono alcunché però a quella che è ritenuta la madre di tutti i problemi della Sanità in Lombardia (e Como non solo non fa eccezione, ma quasi guida la banda): le liste d’attesa infinite. Poi c’è anche il padre: gli accessi (inaccessibili) in Pronto Soccorso.
Ma stiamo sulle liste d’attesa. Parliamo dei tempi per accedere con Servizio Sanitario Nazionale, con la mutua per intenderci, a eseguire visite specialistiche nonché esami strumentali (Tac, risonanze magnetiche, ecografie, eco-doppler). Mesi, a volte anni per avere gli appuntamenti. Tutto questo non solo è immorale, perché chi ha un guaio sanitario ha il bisogno di risolverlo in tempi ragionevoli. È soprattutto inutile, perché le malattie avanzano, con le poche eccezioni di quelle che si auto-risolvono (e quindi appunto, inutile fare gli accertamenti quando sono finite). E infine è costoso, se vogliamo anche essere cinici, proprio per le casse pubbliche, perché per esempio una malattia che prima si risolveva con una prestazione ambulatoriale, dopo 6-8 mesi magari richiede un intervento chirurgico invasivo, sempre che la si possa ancora curare. I nostri amministratori regionali fino ad ora hanno risposto, soprattutto in campagna elettorale, aumentando gli spazi per le prestazioni. Sabato e domenica compresi. Oltre ad aggiungere premi in denaro per medici disponibili e strutture sanitarie, per questo ricompensate con “centratura di budget”. Direte, che bravi politici abbiamo! E invece no, è un comportamento puramente opportunistico, demagogico e inutile. Tutte le scuole di amministrazione sanitaria (Bocconi, Politecnico e altre) da sempre insegnano (anche e soprattutto ai Direttori Generali e Sanitari delle Ats e Asst) che in Sanità l’offerta genera la domanda. Il contrario del mondo della manifattura e finanziario (buono quello) per fare degli esempi. Il perché è stranoto e comprensibile. Se per esempio aumento di tre ore le agende per le visite oculistiche, che da 50 diventano 100 in un giorno, la domanda esploderà esponenzialmente. Primo motivo: la sostanziale gratuità della prestazione, della serie “dai che vado a farmi un controllino, tanto è gratis”. Ma non esistevano i ticket? Per pochissimi. Prevalgono largamente gli esenti: per età, reddito, reddito legato all’età (ma magari con rendite milionarie), per fragilità sociale, per malattia cronica (sono il 70%), e tanto altro. Secondo motivo: una singola visita raramente è risolutiva, spesso richiede approfondimenti, altri esami, e poi visite per vedere gli esami e quindi i follow-up, che spesso si cronicizzano a tempo indeterminato. Metteteci pure il fenomeno della cosiddetta Medicina difensiva: il medico pavido per proteggersi dai rischi giudiziari (Malasanità! Dagli al dottore incapace! Bastona il Barone!) chiede esami non sempre indispensabili per “pararsi il di dietro”.
Ma perché se pago trovo la visita e l’esame dopo pochi giorni? Per lo stesso fenomeno della domanda e dell’offerta. Gratis: tanta gente. A pagamento: poca gente. E perché succede? Perché gli operatori sanitari, come tutti i lavoratori, hanno un orario contrattuale, durante il quale lavorano (e tanto) a regime Ssn. Finito quello sono liberi, di andare a passeggiare, giocare a tennis o lavorare in regime di libera professione. Non è difficile da capire, eppure leggiamo sempre i commenti dei leoni da tastiera. Soluzioni vere alle liste d’attesa? Certo che ci sono. Non facili come ogni volta che si affronta un problema complesso e poco remunerative in termini elettorali. Della serie: se si vogliono sempre fare contenti tutti, i problemi non si risolvono e poi diventano tutti scontenti. Si deve passare da una sola parola: appropriatezza (della prestazione). Quali sintomi, quali segni, dopo aver visitato un malato (sottolineiamo: visitato!) autorizzano la prescrizione di una visita specialistica o un esame. Si chiamano linee guida, le elaborano le Società Scientifiche. Vanno implementate e controllata la loro corretta applicazione. Un tempo lontano lo facevano le Mutue, abolite nel 1978, qualcuno con i capelli bianchi le ricorderà. Guarda caso la Sanità funzionava e il debito pubblico era sotto controllo.
8 Commenti
Primo: non parlerei di destra o Lega o Sinistra o M5S perché mi sembra che per la Sanità pubblica nessuno abbia brillato! Vediamo com’ è messo il Sud Italia. Con le formiche nel letto di un intubato, se ricordo bene, po’ di tempo fa circolavano immagini raccapriccianti.
Secondo: tra un po’ non funzionerà nemmeno la sanità privata…i medici sono quelli! Gira e rigira. Non credo che a prendere appuntamento in solvenza si ottenga, in ogni caso, tanto rapidamente. Quindi: preoccupiamoci.
TERZO: Io sono fermamente convinto che se i medici di base fossero più “problem solving” tanta gente non ci arriverebbe nemmeno alle visite specialistiche. Per sentito dire, i medici dei nostri genitori risolvevano tanti problemi A MONTE e all’ ospedale, da specialisti, mandavano i casi più gravi, rari.
Oggi alla minima cosa, tutti dagli specialisti, tutti a fare esami. La prevenzione E’ IMPORTANTISSIMA e si deve fare, già la Regione Lombardia emette degli screening importanti. AVANTI COSI’!
…Poi ci sono i medici di base….che non dovrebbero mandare dagli specialisti…dovrebbero sapere già loro cosa fare nella maggior parte dei casi. Cosa ci fa tutta sta gente sempre all’ ospedale? Scusate…domanda stupida, ma ormai l’ ho scritta!
Infine c’è la medicina naturale. Le erbe, l’ omeopatia….E’ un discorso troppo ampio. Comunque E’ VERO LA SITUAZIONE E’ MOLTO COMPLICATA! Condivido buona parte di quanto già scritto.
Interessante che, a spiegarci “come funziona il sistema”, sia un alto rappresentante della sanità privata a Como…
Adesso vi racconto una piccola storia: lo scorso ottobre dovevo andare in ospedale per un piccolo problema risolvibile in regime di sanità pubblica.
Un amico medico mi dice: la regione ha messo un tetto ai rimborsi annuali e l’ospedale dove vuoi andare lo ha già raggiunto. Se vai lì ti danno l’appuntamento per gennaio, quando ripartirà il “conteggio” dei rimborsi.
Indovinate un po’ qual era l’ospedale in questione ???
Ma con “liste immorali” il DIRITTO alla salute è garantito??
Siamo proprio tutti sicuri che dover attendere mesi o anni per un esame specialistico sia legale?
Se un servizio pubblico ha tempi biblici è legale?
Lo stesso vale per la giustizia che ha tempi boblici.
Siamo sicuri che la uguaglianza, la solidarietà è garantita??
Sarebbe interessante sapere se i livelli minimi di assistenza sanitaria sono garantiti ovunque o meno perché in caso contrario la politica va INDAGATA.
L’immoralità non sono solo le liste d’attesa. L’immoralità è la differenza di trattamento tra chi può permettersi di pagare le prestazioni e/o un’assicurazione privata e chi non può permetterselo. Questo è l’effetto delle politiche regionali da qualche lustro a questa parte. Le liste d’attesa sono la naturale conseguenza. D’altro canto, anche i medici hanno le loro responsabilità: una professione che è una “missione” da molti medici è stata trasformata in mero business. Mi hanno raccontato di un medico di base che ha l’abitudine di dire ai suoi pazienti che una visita seria si deve pagare a parte….evidentemente per questo signore esistono visite serie e visite meno serie, evidentemente per i suoi pazienti presentarsi al Pronto Soccorso con un mal di pancia è l’unico modo per evitare di pagare a parte la visita “seria”. Altro aspetto è la formazione e l’aggiornamento professionale che per i medici ospedalieri sono per la quasi totalità pagate dall’Amministrazione sanitaria. Questa formazione consente ai medici che svolgono attività in libera professione, fuori dall’orario di lavoro, di beneficiarne senza mai contribuire. Costi di formazione e aggiornamento che altri professionisti, Ingegneri, Avvocati, Commercialisti e Medici in vera libera professione, pagano di tasca propria. Anche i politici nazionali hanno le loro responsabilità. L’introduzione del numero chiuso nelle facoltà di medicina non consente ai neolaureati di avvicendare i medici in quiescenza. Questo, tra l’altro, alimenta la professione libera dei pensionati ospedalieri in strutture sanitarie private. Gli stessi medici non sostituiti dai giovani laureati nelle strutture pubbliche. L’unica cosa, tra tutti questi problemi, a cui è difficile ipotizzare una spiegazione, è per quale motivo se l’assistenza sanitaria si deve pagare a parte, buona parte delle imposte che si pagano, sono impiegate nell’assistenza sanitaria. Se si paga a parte….. Mah!
Smettiamola di dire sciocchezze per favore, è chiaro il tentativo di difendere l’indifendibile.
Se vogliamo parlare di teoria delle code facciamolo ne so qualcosa, ma la teoria delle code insegna che il problema si risolve adeguando l’offerta alla domanda e mettendo dei filtri all’acesso. I filtri sono la medicina territoriale che è stata distrutta, per cui questo ha scaricato ogni cosa sui pronto-soccorso e ha provocato l’esplosione degli esami clinici; i medici di base, quelli che che sono rimasti, sono stati trasformati in burocrati perdendo la funzione fondamentale di medico. Per quanto riguarda l’offerta la sanità pubblica è stata definanziata a favore di quella privata, e questo è il problema non altro. Per quanto riguarda l’afflusso ai servizi, essendo ormai impossibile avere un servizio in tempi decenti dal servizio sanitario nazionale, la gente è costretta a rivolgersi al privato (forse la cosa è voluta, non crede) quindi la domanda ai servizi a pagamento è comunque elevata ma come mai in regime solvente, nonostante il grande afflusso in aumento, il servizio si eroga in pochi giorni?
Per quanto riguarda il discorso che fuori dall’orario di lavoro uno fa quello che vuole, quindi lavorare anche per la concorrenza, non è del tutto vero, solo nella sanità questo è possibile. Anche perchè esite il cocetto di conflitto di interesse e come succede quasi sempre in Italia uno per avere un servizio nel pubblico deve prima rivolgersi privatamente chi controlla nel pubblico quel servizio per avere un “occhio di riguardo”.
Il vero problema che gli italiani continuano a votare per chi ha distrutto la sanità pubblica, centro destra, lega ecc.
Sono perfettamente d’accordo.
Tentori scrive: “la gente è costretta a rivolgersi al privato (forse la cosa è voluta, non crede)”.
Il dottore-editorialista lo sa benissimo, avendo lavorato per la sanità privata…