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Maesani: “Quel voto? Non mi vergogno. Dal sindaco solo pacche sulle spalle, la città si unisca per il dormitorio”

Protagonista prima, protagonista ora, protagonista sempre. La si detesti o la si adori, Patrizia Maesani agita e occupa sempre più spesso il baricentro della politica cittadina. In Fratelli d’Italia, nel Gruppo Misto, in solitaria, con la mano tesa al centrosinistra sul singolo tema o alla società civile per ampliare il fronte del caso, ora l’ex capogruppo del partito meloniano rilancia.

E lo fa su due fronti: il primo, contingente, per fornire ulteriori argomenti e contestualizzare al momento specifico il voto del giugno 2018 (ne abbiamo parlato qui) quando pigiò il bottone rosso sulla proposta di Svolta Civica di aprire un nuovo dormitorio comunale in città (tema ora riemerso con fragore anche grazie alla campagna #mettiamocilafaccia lanciata dalla stessa Maesani).

Altro tema, questo di prospettiva, riguarda per l’appunto l’attuale battaglia rilanciata in consiglio comunale per ottenere una struttura pubblica dove poter dare albergo ai senza dimora che dalla chiusura dell’Emergenza Freddo sono tornati a dormire sotto il portico dell’ex chiesa di San Francesco.

Di seguito, l’intervento integrale di Patrizia Maesani.

Cara redazione di Comozero,
leggo il vostro articolo e vi dico che né avevo dimenticato quel voto del giugno né me ne vergogno.

Era ancora aperto il Campo di Via Regina ed in quel particolare momento non individuando altri immobili comunali ritenevo e continuo a ritenere che lì fosse l’ubicazione giusta per il dormitorio. Già pronto, già rodata l’organizzazione, già verificato che la presenza del campo non aveva creato problemi al quartiere. A giugno 2018, quindi, c’era un campo pronto e nulla si sapeva di immobili comunali disponibili.

Ph. Carlo Pozzoni

Ho ripetuto più volte in quel giugno a tutti i miei colleghi: “Attenti, guardate che via Regina chiude, mobilitiamoci. Non lasciamo chiudere quel campo, siamo una città di frontiera e potrebbe ripresentarsi l’emergenza 2016 e nel frattempo il campo potrebbe essere utilizzato come dormitorio permanente”.

A giugno 2018, dalle finestre di casa mia assistevo tutte le sere all’indegno spettacolo di un portico che si trasformava in dormitorio, toilette a cielo aperto etc etc. e pensavo con rabbia a Via Regina e al suo campo mezzo vuoto!

Altri partiti fecero scelte diverse in quel giugno, rispettabili ma da me non condivise.

Sempre il quel giugno, sull’onda di una amore a corrente intermittente con il Sindaco, vuoi anche la delibera Ticosa in ballo, più volte mi sono recata dal primo cittadino a chiedere un intervento per i senza fissa dimora. Ovviamente tante pacche sulle spalle e tanti “bravo bene settepiù! Fammi guardare dentro al problema”. Insomma nulla di fatto o come direbbero a Roma “na sola!”.

Novella Cassandra di Palazzo Cernezzi, a settembre arrivarono le avvisaglie salviniane di chiusura del campo.

Ricordo gli interventi di tanti politici, persino alcuni di destra, a dimostrazione che la mia teoria in base alla quale anche a destra certi temi sono ben cari non è una balzana teoria di una donna che ha sbagliato parte politica (ho detto parte, non partito). Il campo chiuse perché si doveva dimostrare che qualcuno aveva il testosterone alto e a dicembre si tornò in via Sirtori. Per inciso mi chiedo e vi chiedo: il prossimo dicembre ci sarà ancora il dormitorio in via Sirtori. Qualcuno almeno abbia la decenza di fornire ora e subito tale garanzia, per cortesia.

Cosa c’è di nuovo in questa primavera 2019? Il campo non esiste più ma qualcosa è cambiato in Consiglio e in città. I consiglieri comunali hanno compreso che una battaglia del genere la si vince se si è tutti uniti e, soprattutto, se la si smette di stare con la testa girata all’indietro a rovistare fra le posizioni e gli errori altrui.

Basta, basta fare le pulci all’altro.

Se c’è ancora un senso etico in ciascuno di noi, politico, giornalista, semplice cittadino, e se si è ancora capaci di comprendere il momento politico attuale allora, mi vien da dire, non è questo il momento dei ditini alzati. Non è questo il momento delle armi di DISTRAZIONE DI MASSA.

Se non vogliamo trasformare in una commedia anche questa iniziativa politica e gettare a mare l’appoggio di buona parte della città, io invito tutti, prima che gli altri me stessa, a guardare avanti. Facciamo aprire questo benedetto dormitorio, mettiamo a tetto le persone che anche ieri sera dormivano sotto i portici, ridiamo dignità, decoro, sì decoro in tutte le sue accezioni a questa città e poi torniamo a giocare ciascuno la propria partita, politica.

Senso di accoglienza, decoro, salute, ordine pubblico sono tutte buone ragioni che inducono un amministratore pensante a spingere per la “mozione dormitorio permanente”; come direbbe Jannacci “tutto il resto è brutta musica fatta solamente con la batteria”.

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