Chiara Taiana è uno di quei personaggi sacri che animano i sogni più segreti di chiunque gestisca un prodotto mediale online. La lettrice ideale, almeno per ComoZero: commenta, condivide, contesta e protesta. Insomma è una che “viaggia in direzione ostinata e contraria” e lo fa bene: ci inchioda al muro quasi tutte le volte.
A parte una breve parentesi politica alle passate amministrative, Chiara è semplicemente una cittadina molto attiva che si autodefinisce, e ci tiene, “rompiballe freelance”. Nell’ampio confronto in corso da giorni sulla questione mense, la posizione di Chiara segna un netto contrappasso rispetto all’orientamento generale, almeno da quella parte di barricata che parrebbe ospitare una buona fetta di famiglie, dipendenti e personale scolastico.
E siccome i rompiballe qui son di casa, le abbiamo chiesto una riflessione. Pensieri che, probabilmente, non saranno ben digeriti da alcuni e applauditi da altri. Se volete contribuire: redazionecomozero@gmail.com
Ci sono cose che non credi possano mai accadere e quando accadono ti spiazzano. Tipo essere d’accordo con le decisioni di un’Amministrazione comunale qualsiasi e non schierarsi con “gli oppressi” come la Robin Hood di provincia che sono abituata ad essere. Non è da me, eppure è successo e devo ancora riprendermi.
E’ successo che è stata annunciata la decisione di esternalizzare buona parte del servizio mensa delle scuole ed è stato ricordato che non è possibile rinnovare i contratti di quasi una cinquantina di lavoratrici a tempo determinato e io non ho battuto ciglio.
E’ successo che da più parti si sono levate voci in difesa delle cucine “fiore all’occhiello” del Comune e io non ho battuto ciglio. Non ho battuto ciglio neanche quando alcuni genitori come me, verso i quali dovrei quindi avere una naturale empatia, hanno espresso dubbi sul destino della qualità dei pasti e si sono detti addolorati per la perdita di contatto umano con le cuoche della loro mensa.
Mense, tutte le tappe di questi giorni
Non ho battuto ciglio neanche sentendo le cuoche assunte a tempo indeterminato chiedere garanzie sul loro futuro (no no è vero, lì ho battuto ciglio eccome: più garanzie di un contratto pubblico a tempo indeterminato?).
Mi sento un mostro, forse lo sono, ma…C’è un ma, anzi ce ne sono più di uno. Non entro nel merito di contratti e adeguamento delle cucine di cui ha parlato l’Assessore perché immagino parli con cognizione di causa. Mi limito a fare quello che so fare meglio (la mamma e la rompiballe) e allora capisco perché non ho battuto ciglio. A parte che io sono almeno 5 anni che non incrocio una cuoca della scuola perché, al contrario dell’asilo, i bambini ti salutano sulla porta e se Paolino ha vomitato e deve mangiare in bianco lo scrivi sul libretto. Quindi già il lato umano, bene o male, è andato, quello che mi stupisce è soprattutto l’amnesia che pare aver colpito un sacco di persone.
Intanto, a parte il doppio turno in mensa, già da tempo alcune cucine servono anche altre scuole quindi cancelliamo l’immagine della cuoca che chiama i bambini a tavola mentre sforna le lasagne al momento salutandoli uno a uno: al cibo cotto due ore prima, e anche altrove, ci abbiamo già fatto l’abitudine. E poi, scusate, è dal 2015 che protestiamo contro abbinamenti improponibili, cibo stracotto, di scarsa qualità, cucinato ore prima, buttato perché immangiabile e ora all’improvviso le cucine delle mense diventano il fiore all’occhiello, una via di mezzo tra la cucina della nonna e il ristorante di Cracco?
Ci siamo sentite chiamare “mamme nefaste” viziatrici di bambini perché nascondevamo in cartella il Ciocorì da mangiare di nascosto in bagno, consapevoli che nulla avrebbero potuto la fame o la certezza di trovarsi di fronte al giusto bilanciamento di proteine-carboidrati-grassi davanti a un piatto di insalata di orzo con ceci ormai scotti, e ora ci disperiamo perché il servizio viene esternalizzato? State scherzando? Davvero, viste le premesse da cui partiamo, pensate che un’Amministrazione con tutti gli occhi puntati addosso e una ditta specializzata nel produrre e consegnare pasti a distanza ( che quindi sa fare quel lavoro e deve farlo bene se no chiude) farebbero il passo falso di non controllare, da un lato, e proporre cibi immangiabili, dall’altro? Sarà che non riesco a immaginare nulla di peggio di un piatto di pasta integrale e lenticchie cucinato in via Sinigaglia, in una cucina nata solo per servire quel plesso, e portato in via Volta ma io, se non ottimista, sono quantomeno fiduciosa.
2 Commenti
Le cuoche hanno effettivamente contratti a tempo indeterminato, le altre operatrici hanno contratti da 6+3 mesi basati su graduatorie
Mi permetta qualche osservazione:
1) gli abbinamenti improponibili non sono stabiliti dalle cuoche ma sono imposti dai menu decisi da AST e Regione.
2) credo che le cuoche e aiuti non abbiano contratti a tempo indeterminato, piuttosto contratti “a chiamata” cui si accede tramite graduatorie e che durano quanto l’anno scolastico. Quindi, venendo a mancare i punti di cottura, cade l’esigenza del personale da assumere. Provi a verificare anche lei.
3) Affidando ad un servizio di catering verrebbe a mancare del tutto quel briciolo di flessibilità (peraltro già rara) per andare incontro alle esigenze degli alunni.
Concordo però che le mense non siano in generale quel fiore all’occhiello per cui le si vuole fare passare. Ve ne sono alcune di valide, dove le operatrici hanno davvero cura e attenzione verso i bambini, altre dove invece ci si limita al rispetto dei contratti e dei regolamenti.
Non sarei nemmeno contrario a priori al catering, se venissero mantenuti i punti di riscaldo e se sul servizio fosse mantenuto un controllo attento e costante. Ma di certo preferirei una cucina in loco, dove i pasti si preparino davvero con attenzione dove l’obiettivo sia far mangiare bene e in modo sano i ragazzi.