E’ settembre (finalmente, per molti). Ed è un settembre iniziato (finalmente, per molti/2) fuori dalla morsa del caldo insopportabile che ha caratterizzato gran parte dell’estate. Nuvolette qua e là, qualche goccia, temperature tra il gradevole e il fresco. Il clima perfetto – peraltro prima di un autunno che si annuncia pesante, soprattutto sul fronte della crisi energetica – perché anche la politica comasca volti pagina rispetto ai divertissement da ombrellone. E mai speranza è stata più trasversale, da destra a sinistra passando per i nuovi governanti. Partiamo da questi ultimi, noblesse oblige.
E’ stata del tutto comprensibile, durante l’estate, l’euforia che sostenuto e animato il sindaco civico Alessandro Rapinese e la sua squadra: la loro impresa, capace di mandare all’opposizione in blocco tutti i partiti storici, anche due mesi e mezzo dopo resta senza precedenti. Ovviamente, nessuno chiedeva al nuovo primo cittadino né alla sua squadra di lasciare segni indelebili in 70 giorni, tanto più in coincidenza con luglio e agosto. E – se si è un minimo onesti – nessuno potrà chiedere rivolgimenti epocali realizzati e tangibili nemmeno nell’arco delle prossime due o tre settimane, ma fosse anche in un paio di mesi, per il solo fatto che ora siamo in autunno. Il mandato di un sindaco dura cinque anni e i tempi dell’amministrare sono totalmente differenti da quelli della politica pura, che può “regalare” scosse e novità a getto continuo.
Finora, dato atto di una spiccata attenzione generale a pulizia e verde, sono un paio le iniziative (ancora tutte da vedersi nel concreto) che hanno delineato una logica d’azione della giunta anche in prospettiva: che la si contesti brutalmente o la si apprezzi per contenuto e forma, la prima riguarda l’intenzione, sin dai prossimi giorni, di mettere mano al Regolamento di Polizia urbana per la famosa stretta sugli alcolici consumati al di fuori dei locali pubblici; la seconda, che va a sommarsi a un certo rimescolamento già effettuato in tema di dirigenti e uffici a Palazzo Cernezzi, è l’impegno a rafforzare nettamente la lotta all’evasione fiscale. Annunci, per adesso; ma almeno linee d’azione chiaramente indicate e che potranno essere verificate sul campo prossimamente, oltre ad avere le potenzialità per marcare l’identità politica del mandato.
Per il resto, con mezza città al mare, si sono visti tanto entusiasmo dal sapore ancora vagamente d’opposizione, qualche puntatina nel folklore tra sentieri amorosi e dirette fiume in collegamento da posaceneri e marciapiedi, e molti appuntamenti istituzionali (la nomina a cardinale di Oscar Cantoni su tutti). Il classico mix, insomma, che normalmente caratterizza ogni nuovo mandato amministrativo, di qualsiasi colore esso sia, quando speranze, voglia di (stra)fare ed entusiasmo sono ancora i veri motori. Da adesso la realtà nuda e cruda di conti, lavori pubblici e servizi sociali – giusto per citare tre ambiti dirimenti – si farà prevalente su tutto il resto (pur sempre senza doversi attendere miracoli immediati): dalla partita della piscina di Muggiò, passando per la strada da imboccare sulla Ticosa, fino ai piani per arrivare ai mille posteggi promessi in campagna elettorale e senza trascurare l’impatto della crisi energetica sull’amministrazione, per la nuova squadra arriva il momento di seminare il campo nell’attesa dei frutti attesi tra un lustro. Il sostegno popolare, a oggi, sembra solido e trasversale, la luna di miele con una larga fetta di città tutt’altro che finita: la base ideale per sfumare un po’ gli eccessi da “rivoluzione permanente” e impiantare sulla città i segni concreti dell’era Rapinese.
Passando al centrosinistra (l’unica voce udibile nel capoluogo in questi due mesi: ci torneremo), qui il ragionamento si potrebbe ribaltare. Sbaglia, lo diciamo come premessa, chi condanna a prescindere come “attacchi pretestuosi o ideologici” qualsiasi dichiarazione o polemica che venga in particolare dal Pd. L’opposizione ha quel ruolo, lo stesso Rapinese l’ha riconosciuto durante il primo consiglio comunale e soprattutto l’attuale sindaco ci ha costruito per 15 anni il trionfo di fine giugno. Dunque, nessuna lesa maestà se quella che potremo chiamare “l’area Minghetti” contesta, punzecchia, fa le pulci agli atti della nuova amministrazione: è la fisiologia democratica.
Ciò che invece sì, forse va decisamente cambiato da ora in poi, sono gli obiettivi: diciamocelo francamente, i post e le rampogne sul ciuffetto d’erba fuori posto, sul cestino della spazzatura un po’ troppo pieno, sulla buca ultradecennale nel marciapiede in fondo al vicolo cieco, alla lunga diventano anch’essi folklore. E soprattutto gettano una luce poco nobile su un aspetto dell’essere minoranza che in sé lo è: la segnalazione rionale, anche piccola, di un disguido o un disagio, in una città-paese come Como resta ancora preziosa e anzi necessaria. Ma di certo non può diventare l’unico e ossessivo argomento di contestazione verso chi governa. Deve essere almeno affiancato da controproposte e prese di posizione più articolate e strutturate su ben altri temi, fosse anche solo per una visione di città alternativa. Mettiamola così: l’estate in sé – vale anche per i giornali, ad esempio – toglie molti argomenti al dibattito politico-amministrativo e l’aiuola o il “ricordino” fuori posto diventano padroni della scena. Ma adesso siamo a settembre e ora anche per l’opposizione di centrosinistra ci sarà tutto il tempo per andare un po’ più in profondità nel suo legittimo lavoro.
Chiudiamo col centrodestra. E chiudiamo in frettissima, visto che non c’è sostanzialmente nulla da dire.
Che al ballottaggio dello scorso 26 giugno quest’area politica abbia simpatizzato e probabilmente anche appoggiato in discreta parte (forse decisiva) Alessandro Rapinese e non certo Barbara Minghetti, non è un mistero per nessuno. E peraltro non è nemmeno questo un reato: interessi e vedute possono coincidere, in politica, senza dover gridare per forza allo scandalo o all’inciucio e anche se sulla carta non si sarebbe detto. Detto questo, il centrodestra (che forse ora tace sperando di mettere un po’ di vento rapinesiano nelle vele delle elezioni politiche) in futuro avrà certamente una questione non di poco conto da affrontare: quale identità darsi? Quella muta e accondiscendente su tutto rispetto alla nuova amministrazione, nella speranza di godere di riflesso dell’eventuale buona riuscita del mandato (a che pro, poi, non è dato sapere)? Risvegliarsi dopo la tornata romana, puntando a collocarsi esattamente a metà tra Rapinese e il centrosinistra, in un delicato equilibrismo tra necessità politica e veste istituzionale? O inventarsi un ruolo nuovo, a oggi davvero difficile da immaginare, ma a quel punto estremamente legato ai destini del governo romano, che salvo sorprese incredibili sarà tutto di marca Fdi-Lega-Forza Italia? Momento non semplice, insomma, a Como, per il centrodestra. La fortuna (per i suoi protagonisti) è che finora nessuno se n’è accorto, essendo uscito dalla scena praticamente il giorno dopo la tremenda esclusione dal ballottaggio. Ma è settembre anche per meloniani, leghisti e forzisti: c’è da scommettere che usciranno dalla “tana” tattica o involontaria dove sono finiti. Come, e posizionandosi dove, è davvero tutto da capire.
7 Commenti
Una sola precisazione al sempre solerte Gioele.
Anche in questo caso la decisione dell’affitto di Villa Olmo, importo della concessione compreso, è ancora un atto della giunta Landriscina.
Al di là dei silenzi interessati del centrodestra, il buon Emanuele Caso scrive bene del difficile ruolo che il campo progressista dovrà interpretare in questi 5 anni.
Premetto che seguo con simpatia il lavoro di rapigoverno, ma non possiamo ignorare come, al momento, i risultati stiano consolidando gli schieramenti senza scalfire minimamente il fronte avversario.
La mediocrità di Alessandro Rapinese sta tutta nella pochezza dell’idea di città messa sul piatto. I cestini della spazzatura che diventano rinascita morale, l’inaugurazione del posacenere accolto come la liquefazione del sangue di San Gennaro, la sbirrificazione della polizia locale che passa dalle multe agli skaters a quelle ai ragazzi che si portano la birra da casa.
Insomma, la politica di Alessandro Rapinese si sta confermando per quello che alcuni avevano previsto da tempo: un pendolo che oscilla tra un’accozzaglia crepuscolare di “piccole cose di pessimo gusto” alla furbizia senza vergogna di chi ha mentito sapendo di mentire, vedi la ruffianaggine verso il vescovo-cardinale o le promesse tradite su Muggiò e via del Dos.
Prima che alle parole, quando vi capita di risentire le promesse “del Rapi” fate caso alla sua gestualità, le sue pause, il suo tono stentoreo e rassicurante, il suo prendere nota della domanda come se quello che gli stai chiedendo gli interessasse davvero, il cercarti indicandoti con la penna per farti capire che sta rispondendo proprio a te.
Alessandro Rapinese è il venditore di polizze che qualsiasi compagnia assicurativa sognerebbe.
Non parla di sacrifici lacrime e sangue, ti chiede solo di affidarti di lui e in cambio ti promette quello che vuoi sentirti dire.
Raccontarlo non è facile, ma è ormai evidente che metterla sul piano della foto del divano abbandonato su un marciapiede di periferia da contrapporre alla macchinalavacicchedelcentro vuol dire giocare al suo stesso gioco.
E lì “il Rapi” non lo batte nessuno.
In realtà l’opposizione, effettivamente solo quella di centrosinistra, sta prendendo le misure tra quanto dichiarato in campagna elettorale e le prime mosse dell’Amministrazione. Su questo, mi spiace per il simpatico Rapinese, qualche sbavatura c’è stata. Ad esempio, la promessa di via del Doss, la chiusura a tempo indeterminato dell’ennesimo impianto sportivo, l’affitto di Villa Olmo a una cifra inferiore rispetto a quella pagata dal magnate inglese quest’estate (128.000 per una settimana contro circa 300.000 richiesta all’inglese) qualche problemino sulle pulizie che per ora si limitano alle buone intenzioni e alla velocità della risposta alle chiamate con l’aggiunta di qualche ruspante cazzata su Avengers ed elicotteri. Piccole cose. Il tema però non è questo. Il tema è l’assordante silenzio dell’opposizione di centrodestra. Fratelli d’Italia e Forza Italia sono giustificati, le preferenze non hanno premiato i migliori e gli altri hanno l’amaro in bocca. La Lega, invece, lascia presagire una riedizione della politica del baratto tra interessi locali e nazional-regionali. Come dice giustamente il sig. Osservatore Neutrale, la Lega si appresta a far le barricate per la conferma di Fontana in Regione. Con l’autocandidatura di Moratti deve avere tutti dalla sua. Perfino gli amici di Rapinese. L’obiettivo a breve è quello ed è un obiettivo ambizioso non dover rinunciare all’attuale Governatore dopo le figuracce sulla pandemia, sull’attuale condizione della sanità lombarda e sui problemucci del trasporto pubblico. Il rischio di una mancata riconferma è serio. Se anche l’Amministrazione di Como dovesse avere da ridire sull’operato della Regione, si rischierebbe il tiro al piccione al povero Fontana. Quindi, il termine della tregua è il voto alle regionali dell’anno prossimo. Quello su cui il Sindaco e la Giunta si sbagliano, è che dopo il voto alle Regionali l’opposizione di tutto il centrodestra sarà durissima. Il centrodestra, soprattutto la Lega, non ama stare all’opposizione in un capoluogo della Lombardia soprattutto se sarà al Governo. Anche se Rapinese è simpatico ed è riuscito perfino a multare gli skater e gli automobilisti ticinesi, a far sciacquare la pipi dei cagnolini al guinzaglio e adesso a impedire perfino la consumazione di alcolici a chi non è seduto al bar. Ragazzi, per i pensanti della Lega e della destra in generale non sono noccioline….! 😊
Ha colto esattamente quanto intendevo dire, poi non sottovaluti la questione preferenze personali, visto che la Lega potrebbe eleggere un solo consigliere regionale e la battaglia sarà aprissima.
Per Fratelli D’italia sambra quasi che qualche consigliere non abbia ancora capito di essere in minoranza e non più in maggioranza e che pensi più al proprio orticello di voti che a fare opposizione, ma vedremo, è ancora presto
Ragionamento condivisibile con alcuni però. I partiti sono tutti concentrati sulle politiche e, complice il periodo estivo, tutto riprenderà anche a livello locale, magari con qualche sorpresa. Il Sindaco non è cambiato, alla di chi ha sostenuto che con l’abito blu avrebbe acquisito maggiore educazione. L’unico cambio evidente è stata la folgorazione sulla via che conduce a casa del Vescovo, oggi Cardinale Una riflessione sui media andrebbe fatta: anche solo questa capriola, come per via Anzani, via del Doss, sono passate inosservate e non crticicate
Autunno, le prime gocce di pioggia i primi freschi e la Città che riparte.
Tanti i dossier sul tavolo del Sindaco
Tante le promesse granitiche con cui ha avuto la nostra fiducia
Noi, dal nostro osservatorio sotto la torre della Città, speriamo che anche la Stampa faccia la sua parte, smettendo di essere mero megafono di propaganda estiva alle gesta dell’amministrazione diventando un vero cande da guardia che sappia fare inchieste e soprattutto evidenziare le contraddizioni, con indipendenza e senza timore di ripercussioni.
Il centrodestra fino alle regionali rimarrà in silenzio, non vogliono giocarsi i voti e le preferenze che potrebbero arrivare dall’area Rapinese (anche se, in verità, Sindaco e Giunta sembrerebbero abbastanza convinti che l’opposizione da destra non inizierà mai).