Tutto. E’ stato scritto tutto sul Politeama.
Quando ricominci a evocare (in una dozzinale seduta spiritico-giornalistica) per la millesima volta gli ectoplasmi di Duke Ellington, Macario e Pirandello (passati per lo storico cineteatro, i fasti, etc, la gloria, etc, Marinetti, etc, Celentano, etc, Virzì, etc), hai solo due opzioni: o la tua Dea ispiratrice è deceduta per noia (si sospetta il suicidio), oppure hai raccontato in buona fede davvero ogni cosa.
A Como la Cultura sta un po’ sulle palle. E’ una cosa sottile, mai apertamente dichiarata, ma reale. Sempre una un affanno trovare fondi, idee, sostegno. Il privato c’è, così l’associazionismo. Il Pubblico invece solo a volte (rare).
Così i festival chiudono o se ne vanno e le grandi mostre sono chiacchiere&nostalgia da umarell al cantiere. L’ex Cineteatro è figlio di una maschera da commedia dell’arte che racconta questa generale decadenza (viene in mente Balanzone, per dire).
Qualche mese fa l’assemblea della società di gestione ha approvato il piano del liquidatore, Francesco Nessi, per mettere in vendita la struttura (quasi tutta di proprietà comunale).
Ma è ovvio, costa troppo sia acquistarla che ristrutturarla. Del progetto presentato urbi et orbi con lustrini e fiocchi dal Conservatorio, sotto il blasone del sindaco Landriscina, non si sa più nulla.
Siccome un Comune non è una somma di uffici ma un organismo politico è il caso che prima di ogni nuovo (ennesimo) annuncio l’amministrazione dica se davvero tiene a quel capolavoro dimenticato occultato.
L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.
2 Commenti
per me va bene così, mi ricorda
Yves Klein Le théâtre du vide, opera umoristica come l’architettura di Frigerio
Onestamente? Di strutture di questo tipo ce ne sono mille e tutte bisognose di parecchi fondi: dal Politeama, al Gloria, al teatro di Albate oggetto di un recente articolo.
Meglio fare una valutazione di insieme e arrivare a delle conclusioni: probabilmente non ha senso tentare di intervenire su tutte sebbene sia politicamente d’impatto lanciarsi in disperati salvataggi.
Sono anni che sono in rovina e siamo sopravvissuti tutti benissimo, se ne prenda atto.