La crisi resta una cosa spaventosa, capace di erodere certezze, futuro e serenità a persone e famiglie intere. E, a scanso di equivoci, nessuno qui vuole spacciare la straordinaria bellezza delle immagini che abbiamo selezionato come la magica cura in grado di cancellare in un colpo le difficoltà della Tessitura Canepa o le angosce di chi vive sulla propria pelle il momento buio. Sarebbe bellissimo, non siamo così sciocchi o infusi nell’atmosfera natalizia da pensarlo.
Eppure, nello stesso tempo, sarebbe davvero limitativo, almeno in questo singolo frangente, confinare l’apporto giornalistico alla vicenda soltanto a tutto ciò che oggi incute paura. Perché ieri, nel piazzale davanti all’azienda, in mezzo ai prati, al centro della strada si è anche concentrata la Como migliore.
Quella che nelle difficoltà di una comunità riemerge periodicamente. Ed è capace – come accaduto altre volte in passato – di rimettere al centro le persone prima di tutto, di mostrare quanto in realtà sia alto il grado di civiltà e coesione di un territorio che forse come pochi altri sa effettivamente dividersi, lacerarsi e chiudersi in taluni eccessi di egoismo ma quando il cuore di una intera comunità viene minacciato è capace di dare prove notevoli. Senza divisioni di parte, fuori da logiche di schieramento, lontana dalle fratture di ogni giorno.
Soltanto così l’accalorata discussione in mezzo ai manifestanti in sciopero, ieri, poteva riunire politici di ogni estrazione in un unico cerchio, vivendo anche momenti concitati ma senza mai trascendere nemmeno per un secondo in tensioni fuori controllo o parapiglia. Una grande prova dei lavoratori, prima di ogni cosa: nonostante il dolore nel cuore e un domani offuscato, mai nessuno è andato sopra le righe, tutti di una compostezza memorabile, pronti alla battaglia ma nel solco di una civiltà che merita di essere sottolineata.
E’ soprattutto grazie a loro se, in un’epoca in cui la sciocca e acritica demonizzazione della politica imperversa in maniera spesso becera e brutale, abbiamo potuto scattare la foto che vedete qui sotto: sindacalisti ed esponenti di partiti e schieramenti solitamente contrapposti hanno potuto anche sorridere assieme per un attimo, in mezzo ai lavoratori. Senza sangue agli occhi, finalmente.
Un’immagine che poco dopo ne ha chiamata un’altra, forse ancora più bella: una donna – non sappiamo se dipendente Canepa, sindacalista o cos’altro, ma fa poca differenza – che offre il tè agli stessi politici.
Un momento di condivisione leggero, nulla di più, ma che pure nella sua “banalità” – sembra incredibile sottolinearlo ma è così – certi toni del dibattito pubblico avrebbero persino potuto vendere stupidamente come chissà quale prostrazione alla casta sogghignante. Non è accaduto, non era così: nella Como del 2018, davanti ai cancelli di una storica azienda in forte crisi, un piccolo gesto di condivisione è rimasto tale. E’ rimasto quello che era: folle sottolinearlo, forse, ma nulla è più scontato nell’Italia del rancore.
Si respirava una così marcata espressione di dignità, un tale orogoglio diffuso, ieri mattina, attorno alla Canepa, che quel clima ha prodotto anche la foto sotto, in tutta onestà impensabile in altri momenti: due acerrimi avversari politici (raramente, sul Lario, se ne sono visti di più sideralmente lontani per idee, posizioni, credo) che discutono oltre ogni barriera su come si possa aiutare l’azienda, su come tante vite possano essere tutelate.
Sono il segretario provinciale della Cgil, Giacomo Licata, e Alessandra Locatelli, vicesindaco di Como e deputata leghista. Due galassie, di norma. Ventiquattr’ore fa erano (quasi) soltanto due persone a confronto per aiutare una comunità. Bello.
E poi i sindacati: uniti più che tecnicamente unitari, scevri da protagonisti nei loro rappresentanti giunti davanti ai cancelli della Canepa. Uomini e donne che lottavano e lotteranno per altre donne e altri uomini.
Capaci di sembrare piccoli “Batman”, quando sciamavano per il piazzale avvolti nelle loro bandiere di riferimento che però, idealmente, abbracciavano chiunque fosse lì.
Bagliori di Superman o Wonder Woman a parte, c’è da sperare che gli uomini e le donne, per una volta, siano persino meglio dei supereroi. E che 450 normalissime persone possano continuare a lavorare come prima e tornare più sereni alle loro normalissime vite. Sarebbe tutto normalissimo. E dunque eccezionale.
3 Commenti
..già.. una dei 105 ( compreso il sottoscritto) che l azienda ha deciso di eliminare con motivazioni poco credibili e gravandoli con una cassa integrazione dalle modalita’ assolutamente vergognose…cornuti e mazziati..oltre il danno anche la beffa..ditelo come volete…ma alla fine pur sempre esclusi in malo modo…
La signora che offre il the’ si chiama Rosy Morelli, dipendente Canepa fino ad Aprile: lei è una delle persone che l’azienda ha deciso di licenziare!!!
Grazie mille, ci ha svelato un dettaglio preziosissimo!