Solo ieri pubblicavamo il contributo di una lettrice a proposito della Val Verzasca: I ‘Caraibi della Svizzera’ sotto assedio: “Basta pubblicità, non voglio che la mia valle diventi come Milano Marittima”.
Nelle stesse ore, nel canale di ComoZero dedicato al turismo, usciva questa piccola guida: Da Como a Brunate: panorama unico al mondo sul Lago, i sentieri, la panchina meraviglia e il fantastico cartello dei cornuti.
Ebbene, questo secondo articolo ha spinto un altro lettore a inviare una nuova riflessione (complementare alla prima) che pubblichiamo integralmente qui sotto. Il tema è questo: raccontare luoghi e territori che fatalmente diventano mete turistiche è sempre e solo un bene? Conosciamo tutti la sorte toccata al Lago di Braies o alle Tre Cime di Lavaredo, talmente gettonati da obbligare le amministrazioni a sancire il numero chiuso con ingresso a pagamento per evitare il consumo dei territori in particolare da parte di chi pratica un turismo non consapevole. Sono poche settimane fa poi il caso della folla in coda per salire al Seceda (Val Gardena, Ortisei) esclusivamente per duplicare una foto vista in una pubblicità Apple (qui l’ottima analisi de Lo Scarpone, il giornale del Cai).
Ecco dunque il contributo del lettore, spunto di grande rilevanza che merita di aprire una riflessione che magari non si risolva nella solita sdentata querelle-zuffa tra semplicistici “ha ragione” o “ha torto” [Per contributi, segnalazioni, reazioni e opinioni: redazionecomozero@gmail.com, il numero Whatsapp 348.6707422 o la pagina dei contatti]:
Vi scrivo in merito all’articolo pubblicato su ComoZero che descrive l’escursione fino alla panchina panoramica di Brunate, San Maurizio. Pur comprendendo la volontà di valorizzare le bellezze del nostro territorio, la pubblicazione di questo tipo di contenuti solleva in me e, immagino, in molti altri concittadini, una profonda preoccupazione.
Da semplice cittadino che ha scoperto da solo e nel silenzio questo angolo di paradiso, o da proprietario del terreno, della panchina e del cartello, la paura è che ora un luogo di pace si trasformi in una meta di pellegrinaggio per selfie e foto, snaturando la sua essenza. L’idea di dover fare la fila per godersi un momento di bellezza, o di trovare rifiuti e degrado dove prima c’era solo tranquillità, è un pensiero davvero triste.
Inoltre, vorrei che rifletteste anche sull’altro lato della medaglia. Siccome la panchina e il terreno circostante sono proprietà privata, il vostro articolo, inconsapevolmente, potrebbe aver creato un problema ben più grande. Un proprietario terriero che ha messo a disposizione un angolo del suo terreno per la comunità, rischierebbe di trovarsi sommerso da un flusso di persone ingestibile, con tutti i problemi di sicurezza e manutenzione che ne conseguirebbero. In questo scenario, l’unica soluzione sarebbe rimuovere la panchina e il cartello, privando così tutti di un luogo speciale.
La bellezza del nostro lago e delle nostre montagne non ha bisogno di “viralità” per essere apprezzata. Ha bisogno di rispetto, discrezione e cura. Vi chiedo, in futuro, di riflettere attentamente sull’impatto che i vostri articoli possono avere su luoghi fragili e, in alcuni casi, privati. Spero che questa lettera possa farvi riflettere e che siate d’accordo con me sul fatto che la promozione turistica deve andare di pari passo con la tutela del territorio e il rispetto della sua intimità.
A disposizione
Cordiali saluti
Michele Dotti