Nell’attesa che entro il 2 agosto prossimo – quando la Conferenza dei servizi (ri)aperta in Comune a Como – si sappiano tutti i pareri sul progetto del nuovo stadio Sinigaglia rivisto e corretto, almeno in parte, dalla società, torna a intervenire sulla questione il presidente di Italia Nostra, l’architetto Darko Pandakovic.
Dapprima con una premessa per così dire riassuntiva, in cui, preso atto che il “nuovo progetto che non si adegua al parere della Sovrintendenza”, viene ribadito che “Italia Nostra confida che i vincoli monumentali posti su molti edifici e su alcuni spazi aperti della zona limitrofa allo stadio non possano essere derogati e che la Soprintendenza presieda alla tutela della loro integrità anche percettiva confermando il proprio parere (inizialmente negativo, con la richiesta principale di abbassare le parti più alte da 22 a 16 metri e non soltanto ai 19 ‘concessi’ dal club)”.
“Non si può non notare – viene aggiunto nel preambolo sintetico – che, in realtà, con la scusa dello stadio ci si trovi invece di fronte ad grande investimento a fine di reddito. Come mai gli investitori sono disposti a ridurre il numero dei posti dello stadio e non prevedono la riduzione degli spazi commerciali? Preoccupa che il progetto non sia ancora pubblico e che tutta la procedura sia condotta nel segreto.Italia Nostra vigilerà con tutti i mezzi a disposizione perché venga tutelata la ricchezza culturale che è specificamente parte dell’identità dei luoghi e della storia dell’architettura comasca”.
Come si diceva, però, queste affermazioni sono di fatto una ‘short version’ di un documento redato anche in forma più estesa articolata. Lo pubblichiamo di seguito in forma integrale.
Di recente pubblicazione (Meltemi 2023) Il giro del mondo in 80 stadi. I campi da calcio più incredibili del pianeta di Vladimir Crescenzo, allarga conoscenza e fantasia sul gratificante tema della progettazione di uno stadio, stimolandoci a uscire dallo schema coatto e riduttivo cui si è ridotto il dibattito sullo stadio di Como.
Ma chi guida e condiziona questo dibattito accendendolo di superflue polemiche ?
Chi ci costringe a pensare esclusivamente sul metro in più o in meno dell’altezza del futuro stadio e sull’occupazione del viale verso il monumento dei Caduti, di cui si prevede l’arretramento di 6 metri rispetto ai 15 richiesti dalla Soprintendenza ?
Chi indebolisce la struttura normativa e legale su cui si basa la convivenza civile e l’amministrazione pubblica, favorendo “mobilitazioni” di opinione viscerali, del tutto inutili per la conduzione legale e serena dell’opera pubblica ?
L’artefice di queste devianti argomentazioni è chi sostiene una evidente operazione speculativa travestendola di emotività sportiva.
Si crede di parlare di stadio ma si parla di un grande complesso edilizio a fine di reddito. Come mai gli investitori cedono sui 15.000 spettatori riducendo a 14.000 e non prevedono la riduzione delle camere d’albero, o degli spazi commerciali e dei ristoranti ?
E’ significativo che il progetto non sia ancora pubblico: nessuno, neppure tra i molti che esprimono pareri e commenti, conosce le planimetrie del “pachiderma edilizio”. Tutto è condotto nel segreto. Nel segreto si combinano i blitz, ma la mancanza di trasparenza non è conforme alla democrazia amministrativa.
Cercando di mettere ordine razionale nei passaggi che si stanno effettuando bisogna chiarire che il procedimento in atto non ha previsto la richiesta al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e per il Turismo dell’esonero del vincolo monumentale dallo stadio, come previsto dal D.L. 76 del 16 luglio 2020 (Decreto Semplificazioni) con l’introduzione durante la conversione in legge dell’art.55 bis (emendamento cosiddetto Sblocca Stadi).
Pertanto l’operatore in corso segue la prassi normale di confronto con la Soprintendenza.
La Soprintendenza definisce alcuni criteri limite, resi pubblici il 4 giugno u.s.
L’operatore non segue le indicazioni della Soprintendenza, replicando con un patteggiamento da mercato arabo, che peraltro è tristemente seguito anche in altri casi: propongo 100 per accordarmi su 60!
L’atteggiamento indecente nei confronti della Soprintendenza si avvale della confusione generata dall’opportunità aperta di condurre l’operazione come se si stesse seguendo l’emendamento Sblocca Stadi, nel qual caso non si sarebbe dovuto chiedere l’autorizzazione della Soprintendenza ma direttamente la deroga dal Ministero.
Resta in fatto che i vincoli monumentali posti su molti edifici e su alcuni spazi aperti, limitrofi allo stadio, non possono essere derogati e che la Soprintendenza presiede alla tutela della loro integrità anche percettiva.
Ci si umilia parlando della “grande opportunità” dei finanziamenti: sono le ricchezze economiche da un paese molto lontano. Non si vuole invece capire che è una “grande opportunità” soprattutto per l’operatore che investe, a suo vantaggio, facendo leva sulla bellezza del nostro ambiente e del nostro paesaggio, svilendo l’architettura razionalista protagonista di questa parte della città e quindi distruggendo la ricchezza culturale che è specificamente parte dell’identità e della storia comasca.