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San Martino, tutti a sognare il parco urbano in mezzo ai ruderi. La sospetta campagna anti Bongiasca

Fa molto sorridere la levata di scudi – quasi più mediatica che politica, se si vanno a spulciare bene le dichiarazioni dei candidati sindaco apparse in particolare sul quotidiano La Provincia – contro lo studio di fattibilità presentato tre giorni fa dal presidente di Villa Saporiti Fiorenzo Bongiasca per fare dell’ex ospedale psichiatrico al San Martino una sorta di nuovo polo dell’istruzione e della formazione, a partire dal trasferimento del Setificio dall’attuale sede vecchia e malandata e poi, a seguire, magari di altri licei e istituti cittadini.

Si sta parlando, per usare le parole pronunciate dal numero uno di Villa Saporiti, di “un parco pubblico, in cui siano presenti anche servizi culturali e ricreativi, come due nuove sedi per il Museo della Seta e il Museo della Memoria (attraverso l’immenso archivio dell’ex Opp)” con la possibilità “di inserire uno spazio teatrale o spazi dedicati al relax e allo sport”.

VIDEO – Setificio al San Martino, Bongiasca svela il progetto: “Scuola, musei, teatro e sport. Rispettando l’identità dell’area”

“Tutto ciò senza rovinare la bellezza e la natura del luogo – ha garantito ancora Bongiasca assieme agli architetti Stefano Seneca e Angelo Monti – ma ponendo finalmente termine ad anni di immobilismo. Non decidere equivale, quasi sempre, a peggiorare la situazione”. In effetti, nel masterplan non sono previste nuove edificazioni – le tante temute “colate di cemento” di cui non vi è traccia – ma abbattimenti di alcune parti dell’attuale comparto semiabbandonato e la riqualificazione di altre. Il tutto, puntando ai fondi del Pnrr e contando sul sostegno della Regione, visto che il 95% dell’area è proprietà di Asst Lariana e il restante di Ats, emanazioni di Palazzo Lombardia. Che poi debba essere coinvolto sul piano strategico e urbanistico il Comune di Como è un’ovvietà tale, che vedere brandito questo argomento come ostacolo sfiora il nonsense (si poteva instaurare prima e meglio un rapporto con Palazzo Cernezzi da parte di Bongiasca? Questo sì, ma sul futuro la questione è ovvia).

Tornando all’ambito più politico, la parte più umoristica del dibattito – da destra a sinistra – è questa sorta di corsa trasversale al “parco urbano” come priorità unica per l’enorme comparto sul colle. Come se fosse un’illuminazione divina, e soprattutto come se il centrosinistra prima (2012-2017) e il centrodestra adesso (2017-2022) non avessero governato la città negli ultimi dieci anni senza smuovere letteralmente una foglia in quella direzione, a parte qualche dichiarazione a effetto ogni tanto e qualche sparuta iniziativa qua e là.

E ancora: bellissimo questo parco che tutti ora vogliono più di ogni altra cosa. Ma una domanda: cosa facciamo, il percorso verde lo piazziamo attorno a milioni di metri cubi di mattoni e cemento disabitati, decadenti, abbandonati e persino tetri (ve la immaginate la sgambatina in un tramonto di novembre iin mezzo allo scenario horror che vedete in queste foto?).

Per carità, i candidati sindaco sono ovviamente liberissimi di essere contrari al campus lanciato da Bongiasca. I problemi irrisolti da quella prospettiva prelimiare sono logicamente molti (come si gestirebbe la viabilità di migliaia di studenti nelle ore di punta di uscita e entrata a scuole, per dirne giusto uno macroscopico). E può anche essere un errore in sé la concentrazione in una collina delle scuole o lo spostamento del Setificio, o ancora del Museo della Seta. Tutto quello che si vuole, insomma: temi materiali per dibattere pro e contro ce ne sono in abbondanza.

Ma la sensazione, in realtà, in queste ore è un’altra: innanzitutto che i partiti, in piena campagna elettorale, vogliano tenersi le mani libere rispetto al “cappello” messo da un’istituzione peraltro non particolarmente forte né temibile come Villa Saporiti. E poi – ma qui si gioca un pochino a fare i cattivi – viene persino il dubbio che tanta mobilitazione politico-mediatica per gelare subito il buon Bongiasca (l’unico, intanto, a parlare del San Martino con qualche carta e qualche dato concreto alla mano) nasconda altri timori. Magari, la buttiamo lì, quello che il campus al San Martino possa azzoppare i progetti, le idee e le mire di nuovi e più potenti (in tutti i sensi) hub creativi magari in Ticosa? Chissà, è un dubbio.

Como, a spasso tra le rovine del San Martino: balena di calce e mattoni che ha inghiottito sogni e promesse

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