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Sanità, il decreto che taglia le liste d’attesa? Ecco perché non funzionerà

Da alcuni giorni il parlamento ha approvato un decreto governativo mirato a ridurre le liste d’attesa per visite specialistiche ed esami sanitari, vero incubo per i cittadini anche prima della pandemia, in seguito diventati una via crucis.

I pilastri del decreto sono: ampliamento dell’offerta anche con allargamento dei tempi al sabato e domenica, piattaforma elettronica di richiesta su scala nazionale e ricorso a visite in regime privatistico (intramoemia) con rimborso per gli utenti, in caso di tempi troppo lunghi. Ora, per sapere se questi provvedimenti centreranno l’obiettivo di accorciare liste d’attesa oltre i limiti della decenza, che rendono quindi inutile l’esecuzione della visita e dell’esame richiesto, è bene ricordare le cause del fenomeno, e che andiamo a elencare. Primo: l’invecchiamento della popolazione con plurimorbilità, che significa soprattutto tanti anziani parecchio malati, o perlomeno fragili, che richiedono grandi volumi di controlli, visite, esami appunto.

Secondo: medicina difensiva, che sta a dire che i medici, facile bersaglio di giudici, avvocati, e legulei di vario genere, perdipiù abbandonati dalle compagne assicurative e spesso dalle aziende sanitarie per le quali lavorano, si “parano la schiena” (non vogliamo essere volgari) prescrivendo al malato un numero sterminato di esami e visite, vuoi per propria rassicurazione, vuoi per scaricare su altri colleghi la responsabilità di eventuali diagnosi, giuste o sbagliate che siano.

Terzo: medicina supermercato. Da quando non solo il professor Google, ma anche il Dottor Yahoo, dove pontifica il luminare Lesotutteio, dicono che bisogna fare il tal esame o la tal visita, quale povero medico di medicina generale potrà resistere alle richieste del proprio assistito della serie: “dottore, mi prescrive una bella TAC total body, che ho letto può scoprire ogni malattia?”. Per la verità anche prima di internet c’era la suocera, la vicina di casa, la portinaia che la sapevano lunga e consigliavano a man bassa, ma era un fenomeno ancora contenuto.

Leggendo le cause dell’allungamento delle liste d’attesa e vedendo i provvedimenti presi, credete quindi che le stesse si accorceranno? Non penso proprio. Anzi, l’esplosione dell’offerta alimenterà ancor di più la domanda, è un dato storico, insegnato in tutte le scuole di management sanitario. Tre provvedimenti servivano, e tuttora mancano: a) rafforzamento della medicina di base, per intercettare i bisogni degli anziani pluripatologici finchè non sono gravi e gestibili con una sacrosanta e dovuta visita medica; b) depenalizzazione dell’atto medico per tener ferma la mano del medico tremebondo e timoroso del tritacarne giudiziario; c) indicazioni di appropriatezza delle prescrizioni, che significa: questo esame si esegue per questi disturbi, questa visita per questi sintomi e segni clinici, non per altro. Non sono idee nuove, credete che non siano già note e stranote? Ma oltre che scientifiche sono impopolari, e per una politica populistica è invece meglio regalare, promettere e offrire fantomatiche piattaforme informatiche.

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Un commento

  1. Caro Dott. Guidotti, lei ha ragione su tutto.

    Quasi.

    Spostare le stesse pedine sulla scacchiera non serve a nulla, se non a illudere i gonzi. Servono riforme (per esempio riguardo il percorso che ci fornisce i medici di base), riorganizzazioni e tanti, tanti investimenti.

    Sula depenalizzazione ci andrei cauto: se da un lato certe specializzazioni essenziali stanno morendo, perché non si può vivere e lavorare sotto una spada di Damocle, dall’altro pensi a tutti i casi di mala sanità. Bisogna trovare un compromesso accettabile.

    E infine: so che lei non mi crederà, ma il sottoscritto – un po’ sfigatino, con un po’ di patologie – per TRE volte nella sua vita ne è venuto fuori grazie a quello che ha personalmente trovato sul web. E ricorreva a visite a pagamento di fior di specialisti, eh. Ma le “connessioni” le ha dovute trovare lui. Ripeto, non mi crederà, ma è così. E aggiungo una quarta volta dove deve ringraziare san Facebook che gli ha indicato uno specialista che ha risolto dove tutti gli altri avevano gettato la
    spugna.

    Il Web è anche quello che ci notizia che al
    S. Anna persone con problemi marcati hanno dovuto attendere una giornata in sala d’aspetto.
    Senza il web una persona “sana” penserebbe che il governatore abbia ragione, quando dice che la situazione “è sotto controllo”.

    C’è indubbiamente chi distorce quanto legge su internet, ma anche chi invece trova la quadra.

    È un mondo complesso, quanto sopra solo a complemento del suo esposto.

    Cordiali saluti.

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