Inedita saldatura – rigorosamente legata a un fatto specifico, ovviamente, più che politica – tra la posizione del sindaco Alessandro Rapinese e l’Associazione Civitas sul no al trasferimento del Setificio al San Martino, progetto invece fortemente sostenuto dal presidente della Provincia Fiorenzo Bongiasca (qui i dettagli).
La totale contrarierà a questa ipotesi, per cui Villa Saporiti ha già predisposto uno studio preliminare, è stata messa nero su bianco in un lungo documento firmato dall’architetto Ado Franchini per Civitas. Lo pubblichiamo di seguito integralmente [per interventi, opinioni, segnalazioni, foto e video scrivere a redazionecomozero@gmail.com o al whatsapp 335.8366795].
IL PROGETTO DI DECENTRAMENTO DEGLI ISTITUTI TECNICI SUPERIORI
Lo spostamento degli Istituti Tecnici Superiori al San Martino è un programma inutile, costoso e con prevedibili conseguenze negative sull’assetto sociale e urbanistico della città. Negli anni ’70, la crescita degli iscritti alle scuole professionali comasche (l’Istituto Nazionale di Setificio, e l’Istituto Tecnico Magistri Cumacini) costrinse a decentrare alcune loro sedi, per necessità di ampliamento non più prorogabile. In quegli anni non esistevano aree urbane dismesse da recuperare in città, si decise pertanto di decentrare gli istituti scolastici in aree esterne.Il Setificio si trasferì alle pendici del colle di San Martino e la Magistri Cumacini nella piana di Lazzago. Se per il Setificio la scelta fu ancora accettabile rispetto alla vita e alle relazioni con la città, per la Magistri Cumacini fu comunque uno allontanamento traumatico, sia per gli studenti che per i docenti, in una situazione di forte isolamento, che perdura anche oggi. Per queste ragioni oggi ha quasi dell’incredibile sentire che la Amministrazione Provinciale di Como proponga un nuovo decentramento, o meglio un “concentramento” delle scuole superiori nelle strutture inutilizzate dell’ex-ospedale psichiatrico al colle di San Martino. E che per questo obiettivo la Provincia chieda alla Fondazione Cariplo il fondo di 5 milioni di euro destinati al territorio comasco, sapendo già che questa somma non potrà mai bastare per un progetto così impegnativo in una città che ha bisogno di tutto tranne che di allontanare i suoi istituti scolastici superiori dalle loro sedi attuali!
Questo programma viene definito “Campus Studentesco”: una cosa che nessuno in città si è mai sognato di chiedere, e che dopo la fuga del Politecnico di Milano da Como (ennesima occasione perduta dalla politica locale), potrebbe caso mai avere un senso nel riordino delle sedi universitarie cittadine, attualmente sparse qua e là in edifici spesso inadeguati, a parte la sede di Sant’Abbondio e di nel Setificio di via Valleggio. Decentrare edifici che costituiscono funzioni urbane vitali e di servizio alla comunità, svuota la città del suo senso perenne di luogo dell’incontro e di scambio collettivo. Una città che svende la sua identità pubblica è destinata a perdere la sua identità sociale, a trasformarsi in un grande centro commerciale, a diventare il fantasma di sé stessa.
Questo progetto è sbagliato ed è un errore politico, sociale ed economico, contrario ad una idea di città inclusiva, come deve essere una comunità civile che è espressione di valori urbani collettivi. Perché questo programma è sbagliato? Il modello del Campus esterno alla città è una formula anglosassone funzionalista e anti-urbana, dove il decentramento perseguiva logiche di isolamento e di mobilità su gomma superate da decenni: una idea di città diversa dalla nostra storia secolare di coesione e inclusione delle funzioni civili. Ma anche provando a ragionarci sopra, quali sarebbero i vantaggi collettivi di questo “sradicamento” delle sedi scolastiche dalla trama della città? Quali i risultati positivi di un programma così poco sentito dalla collettività? E il destino degli edifici scolastici urbani attuali? A cosa e a chi vogliamo destinarli una volta che saranno diventati inutili?
Le risposte possono essere diverse, ma chissà perché mi viene in mente il decentramento dell’Ospedale Sant’Anna, trasferito altrove in vista di un vasto progetto immobiliare sulle sue stesse aree, con tanto di parcheggio pubblico nella Valmulini, pagato e realizzato dalla collettività e ora sottoutilizzato. Oppure rivedo il triste progetto comunale del 2020 per lo spostamento del Municipio alla ex-Ticosa, in modo da lasciare l’area di Palazzo Cernezzi disponibile ad operazioni di altra natura.
Le scuole superiori sono da sempre un valore storico e sociale dei nostri centri urbani, e ogni giorno portano nella città ricchezza vitale, contribuiscono a formare l’identità civile dei giovani, favoriscono le relazioni urbane, le attività di piccolo commercio e di lavoro. Sono una presenza importante nella vita cittadina, parte del un tessuto civile che rende più forte il senso di appartenenza della comunità e dei suoi abitanti.
Di questo abbiamo bisogno in un tempo così incerto, in una società che ha messo al primo posto l’individualismo e la separazione delle persone dalla loro comunità, da quella CIVITAS che noi invece riteniamo ancora cardine della nostra società civile. La Fondazione Cariplo offre un finanziamento a fondo perduto: quale migliore occasione per dare vita alla proposta del Comune Como di recupero e di riutilizzo delle mura, delle torri storiche e delle attigue aree museali?
In tal modo il finanziamento potrebbe valorizzare gli edifici pubblici ora inutilizzati e creare nuove occasioni di attrazione turistica e culturale per tutti, attraverso un’operazione di riqualificazione e di riconversione edilizia e urbana che andrebbe a vantaggio perenne di tutta la città.
6 Commenti
Il Setificio al San Martino, a pensarci bene, non è una gran pensata. Si rischia di perdere un polmone verde della città senza avere grandi benefici. Tra l’atro dopo aver trasferito il Setificio cosa ne facciamo dei due blocchi di cemento armato in via Castelnuovo. Un nuovo rudere in attesa della trasformazione in parcheggio? Una soluzione per sostituire le strutture esistenti l’ha avuta Fino Mornasco. Costruisce la nuova Scuola Media sulla esistente; abbatte un primo padiglione facendo alloggiare gli studenti nel secondo e lo ricostruisce in modo ecosostenibile e più funzionale per ridurre la volumetria. Poi, una volta ricostruita la scuola, abbatte il secondo padiglione. Mi sembra che sia un progetto approvato dal PNRR. Perché non fare lo stesso con il Setificio e lasciare in pace il parco del San Martino?
Secondo me ne’ Rapinese ne’ Civitas hanno visionato il progetto della Provincia.
Io ho capito che non si vuol fare nessun campus bensì la nuova sede del setificio (che ora per problemi strutturali costa uno sproposito in manutenzione), recuperare un parco urbano e creare spazi per lo sport e la ricreazione laddove ora ci sono edifici fatiscenti e un bosco sempre più inestricabile. Come al solito a Como non si fa mai nulla ma quando uno propone qualcosa viene criticato per partito preso.
Questa volta super d’ accordo con Rapman.Ma poi, quali sono i suoi progetti sul San Martino?
Ma che succede in Canottieri Lario? Questa storia del regolamento a favore del ristorante è davvero una faccenda strana.
Presentato immediatamente dopo che il nuovo gestore aveva vinto il bando è stato ritirato alla penultima assemblea. Poi non all’ordine del giorno ma approvato nel verbale dell’ultima assemblea.
E infine annullato nuocamente dopo un ricorso ai provibiri da parte di alcuni soci.
Ho letto un articolo su un altra testata. Strano che Como zero non approfondisca.
Ma di cose strane ce ne sono parecchie….quanto tocchi i POTERI FORTI……vogliamo parlare della Como Nuoto e della sede di Viale Geno? Ancora oggi non si è dato da sapere a che titolo la società stia dentro visto che i locali sarebbero inagibili (questo leggendo il bando di gara che non si è capito bene se vinto in modo legittimo da Como nuoto) e non a norma!
Ma nel bacino di raccolta voti del Sindaco, mai metter becco!!!
Nella Como dei “due pesi e due misure”
Caro Aldo,
sul recupero delle mura e degli spazi attigui parla con il Nessi di svolta civica a cui non gli bastava stracciarci gli zebedei come probiviro della Cannottieri Lario, oggi si è pure iscritto alla bocciofila e sembra che non voglia sentire ragioni vuole tirar boccette sui bastioni della città.
La solita visione radical chic dei sinistrati comaschi a cui dovrebbe far da contraltare una vera proposta politica di sinistra che a Como manca dai tempi di Terragni.
E porca paletta era il ventennio. Sob.