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“Troppi viziati contro il turismo. Io e mio marito chef: dal ‘nero’ ai 950 euro al mese ora abbiamo casa, auto e viaggi”

Partendo dall’ultimo studio complessivo sul mondo del lavoro in provincia di Como, con il turismo che si afferma come settore trainante, due giorni fa abbiamo dato spazio al cosiddetto “lato oscuro” del mondo dell’accoglienza sul Lario. La testimonianza giunta in redazione (la mail è sempre redazionecomozero@gmail.com) veniva da una donna in servizio in un piccolo hotel comasco che denunciava stipendi non adeguati, turni pesantissimi e relativa difficoltà a poter avere una vita sociale.

Ebbene, proprio in risposta a quella lettera, oggi ne pubblichiamo uno di tono radicalmente diverso. A parlare è Samantha, moglie di uno chef e durissima contro chi descrive il mondo del turismo come un inferno.

Ecco la sua testimonianza.

Buongiorno,

leggo l’ennesima lettera di denuncia sul lavoro mal retribuito e con i turni insostenibili nel turismo sul nostro caro Lago di Como. Premetto: sono nata in provincia di Como, poi diventata di Lecco (dopo la separazione del 1992, ndr) e ora vivo a pochi km ma in provincia di Bergamo. Sono cresciuta frequentando il lago, soprattutto nel ramo lecchese per vicinanza. E sono veramente stufa di leggere queste lamentele.

Mio marito è uno chef e dopo 22 anni di vita insieme è sicuramente grazie al suo lavoro che possiamo avere una belle casa, auto e fare bei viaggi. Sì abbiamo sacrificato sempre le feste e le serate, sì io mangio sola ogni sera, sì sono sola a Pasqua, Natale e Ferragosto. Sì non tutto è sempre stato pagato in busta ma ora, dopo 28 anni di carriera, ha un bello stipendio, tutto in busta. Basta doppio turno e dopo il COVID addirittura domeniche libere.

La vostra lettrice scrive che si fa 25 km per andare al lavoro? Anche lui, anche io, anzi, ora mi sono avvicinata dopo anni di lavoro a Milano. Sveglia alle 5 e niente vita sociale? Io sono un’impiegata e quando andavo a Milano uscivo alle 6.30 e tornavo alle 20: la lettrice pensa che io facessi qualcosa in più di doccia, cena e nanna? Sì una differenza c’era: mio marito rientrava all’una di notte, dopo avere iniziato alle 9 del mattino e con doppio turno spezzato per 25 anni.

E pensate che in tutti questi anni da cuoco, o chef che dir si voglia, non abbia avuto pagamenti in nero, contratti a termine, straordinari mai pagati? Ma allora per favore date voce a reali problematiche e non a lamentele di ragazzini viziati. Se lavorano e fanno sacrifici come abbiamo fatto noi raccoglieranno i frutti.

Io, impiegata laureata, 7 anni fa andavo a Milano a lavorare full time e stavo fuori casa 13 ore per 950 euro. Non solo non avevo vita sociale, ma nemmeno il tempo per andare dal medico o dai miei genitori.

La lettrice si lamenta della strada? Io 25 km per andare al lavoro a Bergamo li percorro in orario di punta anche in un’ora e 30 in inverno, inoltre la ferrovia ora resterà interrotta per 3 anni per lavori con bus sostitutivi soggetti al traffico.

Turni massacranti di 7 ore? Non è nemmeno un orario full time…

Per favore pubblicate reali problematiche, smettiamo di demonizzare il turismo.
Grazie, Samantha.

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