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Coronavirus, in Svizzera contagi in netta crescita: l’aumento maggiore da fine aprile

I focolai nuovi di Coronavirus impensieriscono sempre di più la vicina Svizzera. E infatti, con i contagi giornalieri saliti sopra soglia 200 (220 per la precisione, con un incremento che non si registrava in queste proporzioni da fine aprile) il mirino della Confederazione si punta sull’effetto-vancaze, con l’importazione del virus in territorio elvetico con i turisti come vettore, e poi sulle mascherine. Il 10% dei casi, secondo quanto comunicato dall’Ufficio federale della sanità pubblica, sarebbe infatti di importazione.

Per quanto riguarda il trend, partendo dai 220 casi di oggi, la crescita in Svizzera è chiara: ieri erano 193, martedì 132 e 65 lunedì.

Un quadro che sin dallo scorso 6 luglio ha portato la Confederazione ha mantenere la quarantena obbligatoria di 10 giorni per chi rientra da ben 42 Paesi, con circa 9mila persone già in isolamento preventivo di ritorno dalle vacanze.

Intanto oggi, a Berna, è stato fatto il punto della situazione: presenti Pascal Strupler (direttore dell’Ufficio federale della sanità pubblica UFSP), Barbara Büschi (direttrice supplente della Segreteria di Stato della migrazione SEM), Patrick Mathys (responsabile della sezione Gestione delle crisi e collaborazione internazionale dell’UFSP) e Rudolf Hauri (medico cantonale zughese). E proprio Strupler ha parlato di un quadro “che si sta aggravando”.

L’Ufficio federale ha dunque proposto a tutti i Cantoni di ragionare su una misura più forte per quanto riguarda i dispositivi di protezione, con un’armonizzazione dei provvedimenti oggi diversi da zona a zona. In sostanza, l’invito è verso l’obbligo di indossare la mascherina nei negozi o in tutti i locali chiusi, oltre all’obbligo di registrare i dati degli avventori di bar e ristoranti, e limitare a cento le presenze nei locali notturni.

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Un commento

  1. In pratica fare come in Italia, basterebbe dirlo e uniformare ogni nazione del territorio europeo, almeno.

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