Si sono concluse le due giornate di lavori della Winter School di Motore Sanità organizzata a Vill Erba, evento a cui hanno partecipato in 300 tra Sottosegretari, Ministri, Parlamentari, Presidenti di Regione, manager e addetti ai lavori, opinion leader del mondo medico, delle professioni sanitarie, delle associazioni di pazienti provenienti da tutte le regioni italiane, alternatisi in decine di sessioni plenarie e laboratori di approfondimento. Fari puntati sul finanziamento governativo e la compartecipazione dei cittadini, sulle innovazioni declinate in tutti i processi, da quelli tecnici a quelli di governance. Due interventi “comaschi” di rilievo, in particolare: quelli del settosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alessaio Butti, e della procuratrice procuratrice speciale dell’Ospedale Valduce di Como, Mariella Enoc.
“Al di là della retorica spesso basata sul cattivo uso dei dati, la Sanità italiana resta ai vertici tra i paesi Ocse in termini di performance ed esiti in termini di mortalità prevenibile, è ad esempio al terzo posto nel mondo dopo Israele e Giappone e per mortalità influenzabile dalle cure sanitarie sul 13esimo gradino. Non male per una sanità raccontata come sull’orlo del baratro” ha detto Claudio Zanon, Direttore scientifico di Motore Sanità.
Approfonditi i temi dell’apporto del privato accreditato e non, il ruolo del servizio pubblico, i sistemi di remunerazione degli operatori e la revisione della spesa della PA, la centralizzazione e autonomia decentrata per una nuova politica industriale della Salute tra tecnologia informatica e biologica, senza trascurare il miglioramento dell’accesso ai servizi e l’universalità del SSN come valore da preservare.
Marcello Gemmato, Sottosegretario al Ministero della Salute, ha ricordato i numeri del finanziamento nazionale passato ai 115 miliardi del 2019 a 136 miliardi di quest’anno: “Ventuno miliardi in 5 anni non sono affatto pochi. Nel 2019 la fondazione Gimbe criticava il governo della Salute di quegli anni per il definaziamento di 37 miliardi. Poi con il Covid sono arrivati fondi straordinari che noi abbiamo confermato e incrementato anche dopo la cessazione della pandemia. La valutazione del rapporto con il Pil è fuorviante perché nel 2020, quando eravamo al 7% il denominatore era precipitato. Metteremo altri 18 miliardi nei prossimi tre anni. Ma non basta. Servono nuovi modelli organizzativi altrimenti la battaglia sarà ardua”.
“Il nostro Sistema sanitario nazionale è ancora un modello ma dobbiamo migliorare le performance e innalzare la curva con l’uso delle nuove tecnologie e della telemedicina – ha concluso Gemmato – Oggi è possibile operare alla cornea al Policlinico di Bari con un operatore distante dal sito operatorio. Possiamo diffondere sanità e tirare il freno ai “viaggi della speranza” grazie a questi strumenti in tutte le regioni anche sfruttando la rete territoriale da potenziare e riorganizzare attraverso ospedali e case di comunità, la rete dei medici e pediatri di famiglia e delle farmacie dei servizi evitando così il tracollo e i pronto soccorso”.
“Oggi il Fondo sanitario impiega il 95% delle risorse per le cure e solo il 5% per la prevenzione – ha aggiunto Alessio Butti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – un rapporto da cambiare per vivere più a lungo e in salute agendo prima che le malattie si manifestino anche negli anziani”.
Nel piatto ci sono 1 miliardo per attuare il fascicolo sanitario elettronico e 40 miliardi per la digitalizzazione con cui sciogliere il nodo della interoperabilità che oggi separa i servizi sanitari sparsi nelle regioni dello Stivale. L’innovazione dunque per rendere sostenibile il nostro Sistema sanitario e ridisegnare il futuro senza perdere di vista la solidarietà, come ha sottolineato Mariella Enoc, procuratrice speciale Ospedale Valduce di Como. “Bisogna evitare – ha sottolineato – di fare della Sanità un terreno di scontro politico perché questo mina la fiducia di chi lavora nelle strutture pubbliche e di chi le sceglie per curarsi. Se non funziona un servizio – ha aggiunto – c’è la tendenza a raccontare una storia di una Sanità intera che fallisce e questo non è vero. Spesso è invece un anello di una catena che si inceppa per una falla puntuale su cui intervenire. Le risorse vanno usate bene e non bisogna dimenticare che il nostro sistema di cure alle persone è basato sulla solidarietà che vale per tutte le regioni e comunità”.
Dito puntato dunque anche sulla solidarietà tra le categorie di chi lavora per la Salute delle persone: medici, infermieri, tecnici, manager, operatori, farmacisti e sulla loro capacità di fare sistema. “Il bene del nostro Paese – ha concluso Enoc – il bene dei nostri anziani, delle persone fragili passa per la difesa del nostro sistema sanitario. La copertina di giornali e riviste non può essere lo sfascio della Sanità, bisogna mettere da parte le divisioni politiche e tornare a lavorare insieme”.
2 Commenti
Onore al merito a Mariella Enoc che ha salvato il Valduce dal fallimento. Però come tacere sul fatto che la sanità pubblica nel nostro disastrato Paese è un malato grave, mentre la sanità privata gode di ottima salute?
E’ una sanità che va bene soprattutto per chi può pagare o ha una assicurazione sanitaria.