Il momento è solenne. Dunque, ridiamoci su. La grande cavalcata degli otto Cavalieri per Palazzo Cernezzi è ormai finita. Poche ore e ne resteranno due, poi solo uno. O una. O un*. Ripercorriamo dunque (tra il faceto e basta) le gesta di questi lunghi mesi prima del voto.
Barbara Minghetti
La candidata del centrosinistra, scesa in campo nell’ottobre ’96, in realtà sono dieci. Impossibile spiegare altrimenti l’ubiquità di Minghetti, avvistata più volte contemporaneamente a Prestino, Lora, Como centro, Milano, nel frigo del vicino o annidata in più cabine armadio. La candidata ha puntato molto sul verde: la sciarpetta green tra il Montenapo Style e Save Amazzonia è ormai un must. Ma il messaggio è sfuggito un po’ di mano. Al lembo di stoffa svolazzante, si è aggiunta la camicetta verde. Poi il cardigan verde. Fino al radical green del 4 giugno nel parco di Villa Olmo: tutta, completamente verde. A un certo punto pareva di intervistare un tiglio. O un’oliva politica. O Hulk spettinato, per i poteri forti.
Giordano Molteni
Il Giordy, sul look, niente da dire. Gran classe, sembra sempre appena sceso dal panfilo per un Martini a Portofino: taaac. Il problema è che ce ne sono due di Giordy: quello gioviale, brillantissimo e sorridente prima degli eventi pubblici del centrodestra; e poi quello che durante i comizi s’attorciglia un po’. Tipo: “E’ mia intenzione intervenire su tutte quelle cose che sono tutta una serie di tematiche che gestirò personalmente con tutta una serie di persone, di cose, dire, fare, baciare, lettera e un bastimento carico di tutta una serie di bastimenti”. Piace comunque molto, il Giordy, anche perché ha lanciato Patti con tutti: cittadini, associazioni, sportivi, case. Manca solo il Patto per il Patto, “per tutta una serie di Patti che sono problematiche che…ecc ecc”.
Alessandro Rapinese
Il Rapi stavolta ci crede: adesso o mai più. E non lo nasconde: a metà marzo si dava al 40%. Ad aprile al 51. A maggio ha superato il 70, ora – alla vigilia del momento storico – si quota al 110 più superbonus (e online si trova anche a 200). Potrebbe essere l’occasione di una vita e lui ha spinto al massimo. Ad aprile ha annunciato che terrà la delega allo Sport. A maggio quella al Patrimonio. A giugno la Sicurezza. Sfruttando agosto, prenderà il Ticino più Nizza e la Savoia. Entro l’autunno, i bookmakers lo danno Re di Francia ed ereditiero d’Asburgo. Il segreto del trionfo? L’umiltà, nel frattempo assunta ad interim con la Polonia.
Adria Bartolich
Orti in Ticosa, partite di bocce, sandalo francescano: “Candidata dei ceti popolari” si è autodefinita. Se esistesse un Oscar (o un TeleMagatto, che ci sta meglio) alla coerenza, andrebbe certamente a lei. E dunque, semmai Bartolich diventasse sindaca (con la “a”, ci tiene tantissima, con la “a” pure questa, abbondiamo) la svolta per la città sarebbe intuibile: assessorati a Canasta e Burraco, stadio adibito a ping pong, ritorno dei gelati anni ’80 tipo Piedone (senza sandalo) e mobilità ecologica su sidecar alimentati a bietole e iniquità. E poi, chi non sogna di trovare, un giorno, un’enorme distesa di zucchine, carote e melanzane cangianti, là dove un tempo la tintostamperia colorava il mondo?
Vincenzo Graziani
Vera rivelazione della campagna elettorale, con quel baffo da Magnum P.I., l’ex comandante della Polizia Locale si è tuffato nell’avventura politica con l’entusiasmo di un ragazzino. Lo abbiamo visto sfoggiare cravatte verdi fluo, cantare a squarciagola Edith Piaf, pubblicare foto sui social senza alcuna motivazione (la più inspiegabile: un muro con la frase “Se volevo vivere sotto pressione, nascevo pentola”, boh), battersi come un leone per cani e gatti (“Ci sono occhi dietro alle grate che non si dimenticano”, piangere please) e fare mille altre cose fuori dall’ordinario. Un grandissimo Comandante, giusto un po’ vintage: uno spot a bordo di Love Boat sarebbe stato il sigillo perfetto.
Francesco Matrale
Davvero senza Paragone: un fuoriclasse dell’improvvisazione. Tra i momenti top, l’invenzione del gravissimo problema delle “Piscine di Rebbio” e la candidatura a sindaco – a totale insaputa dell’interessata – di Elena Negretti, durante una diretta Etv. Qualche lieve problema nell’inquadrare i quartieri di Como tra l’Abkhazia e la Ruhr, ma comunque, dopo la foto social con Alberto Tomba, entrambi in due tutoni rosa da urlo, come si può non adorexit?
Fabio Aleotti
La prima metà della sua lista si chiama Como in Movimento, ma non offre ancora lezioni di pilates. La seconda metà è “No inceneritore”, forse perché gli impedirebbe di vedere cinque stelle nel cielo. Non ha animato la campagna elettorale con colpi a effetto, si è concentrato sui fanghi. Vedremo i risultati, intanto ha una pelle liscissima.
Roberto Adduci
E’ il movimentist* dell’intero lotto: contestator* per vocazione, alternativ* al sistema, volutamente fuori dagli schem*. Giovanissim*, ha pubblicament* dichiarat* che non ha fatt* campagn* elettoral*: niente cartellon*, niente manifest*, niente volantin*. A La Provincia ha dett*: “Non ho chiest* a nessun* di votarm*”. Se qualcuno comunque volesse farlo, sulla sched* sa già che simbol* tracciare. Peace.
4 Commenti
È brutto leggere queste chiamate alla defezione elettorale; in terra lombarda poi, dove Gaber, ricordo, cantava:
“La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
LIBERTÀ È PARTECIPAZIONE…”
Alla fine so tutti quaqquaraqua
C’è da piangere altro che ridere. Tutti che pensano alle cazzatine e non alle cose veramente importanti, Como andrebbe commissariata in assenza di governatori degni e preparati, e in effetti la Provincia lo è già stata.
Molto diverente!!!