[Questo articolo è uscito su ComoZero periodico in distribuzione dal 7 novembre scorso]
Luce, colori, un grande salone su cui si aprono gli spazi delle aule, l’angolo della biblioteca, la mensa. E poi finestre lungo tutte le pareti a far entrare luce e a far uscire gli sguardi incantati dei bambini alla ricerca degli uccellini attirati dalle mangiatoie piene di semi o delle farfalle liberate da loro sull’aiuola fiorita all’ingresso.

E la bambola Alice seduta sulla grande poltrona in pelle davanti agli scaffali pieni di libri, come nel salotto di casa, e l’angolo dove fermarsi a ritrovare la calma e a consolarsi accompagnati dai baci lasciati dalla mamma in una scatolina, gli stivaletti per i lavori nell’orto, gli armadietti ordinati, il giardino pieno di risate con il mini bike sharing e la pista ciclabile con i cartelli e gli attraversamenti pedonali dove imparare, giocando, come ci si muove sulle strade vere.

E poi tutto che si trasforma, con il salone che diventa bosco e tane in cui entrare, pieno di foglie e animali. O si riempie di materassi e sacchi a pelo dove dormire tutti insieme in una notte magica. O diventa palcoscenico per uno spettacolo teatrale.

Questo è solo un piccolo frammento della Scuola dell’Infanzia di Salita Cappuccini destinata a essere chiusa entro il prossimo anno scolastico e spostata alla primaria di via Montelungo.

Una scelta nella quale, se ci si limita a guardare i numeri riportati nel “Piano di Organizzazione della Rete delle Istituzioni Scolastiche” voluto dall’amministrazione Rapinese, i conti tutto sommato tornerebbero anche: 66 iscritti per l’anno 2023/2024 a fronte di 75 posti, “copiose infiltrazioni d’acqua piovana”, 380 mila euro stimati per i lavori di ristrutturazione “la stessa cifra stimata quale necessaria ad un eventuale spostamento nel plesso ubicato in via Montelungo” (presso la scuola primaria “Vacchi”, per intenderci) e un risparmio di 23mila euro all’anno di riscaldamento se venisse chiusa, oltre ad un’eventuale entrata per il Comune se l’edificio venisse poi affittato o venduto. Ma, ancora una volta, tra percentuali e tabelle manca l’unico dato che varrebbe la pena tenere in considerazione quando si propone, e si vota, lo spostamento di una scuola: “La didattica e i servizi offerti ai bambini e alle famiglie miglioreranno, o resteranno quantomeno gli stessi? Oppure peggioreranno?”.

Così, per non cadere nella stucchevole retorica del “salviamo la scuola a tutti i costi” (che è estremismo puro tanto quanto il “chiudiamola, tanto per i bambini è lo stesso”), siamo andati a visitarla e a farcela raccontare da due delle maestre che lavorano lì, Annalisa e Milena. [Qui trovate il reportage dall’altra scuola che il sindaco vuole chiudere, la Corridoni di via Sinigaglia]
Quanti bambini frequentano questa scuola materna?
Quest’anno gli iscritti sono 62 di cui 4 con bisogni educativi speciali, dato che per legge riduce il numero massimo dei posti effettivamente disponibili rispetto ai 75 ufficiali. Va sottolineato, però, che a parte il periodo della pandemia Covid, abbiamo sempre avuto circa una settantina di iscritti, numero che poi è calato a 64 e 62 negli ultimi due anni, dopo l’annuncio da parte del Comune della decisione di chiudere la scuola. Qui, su tre sezioni eterogenee, lavorano 6 insegnanti oltre a 3 insegnanti di sostegno, una per classe, e un assistente educatore del Comune.

Come sono strutturati gli spazi?
Superato l’ingresso, abbiamo un grande salone centrale aperto sul giardino e su cui si affacciano tutte le classi. E’ uno spazio vivo, in continua trasformazione in base alle diverse esigenze della scuola. Qui ci sono strutture morbide per la motricità, la vasca con le palline, le scatole in cui i bambini ripongono le loro cose personali, stivaletti e guanti per lavorare in giardino, ma anche un angolo scientifico con un grande tappeto digitale touch acquistato grazie ai fondi Pnrr, lavagne luminose e un microscopio digitale, tutti strumenti che ci permettono di rispondere al meglio alle indicazioni del Ministero riguardo alla digitalizzazione e alle proposte in ambito scientifico rivolte a bambini e bambine fin dalla prima infanzia, tanto da essere scelti insieme ad altre 25 scuole in tutta Italia come capofila di questo genere di didattica sperimentale. L’anno scorso, ad esempio, abbiamo costruito una serra idroponica e quest’anno sperimenteremo la teoria dei vasi comunicanti. In questo salone abbiamo anche ricavato uno spazio biblioteca, con libri a disposizione dei bambini, le borse di tela fatte dai genitori per portarli in prestito a casa, una poltrona e delle copertine per chi vuole fermarsi a leggere. E poi c’è l’”angolo della lacrima”, dove chi si sente triste può ritrovare la calma da solo o con un amichetto. Il salone è uno spazio talmente ampio e polivalente che è stato usato anche per dormire tutti insieme, bambini e maestre, viene usato per lo spettacolo teatrale che tutti gli anni viene realizzato dai genitori, ma è stato anche trasformato in un bosco pieno di foglie e cunicoli con le tane degli animali selvatici in cui entrare.

E le classi?
Sono spazi ampi, tutte affacciate sul salone da un lato e sul giardino dall’altro con vetrate che arrivano fino a terra, pensate appositamente perché anche i più piccoli possano vedere fuori. E ognuna è suddivisa in angoli dedicati ad attività specifiche come la lettura, il gioco, il lavoro di gruppo. E, cosa unica e molto importante dal punto di vista delle autonomie, ogni classe è stata progettata per avere il suo bagno dove i bambini possono andare, da soli o con un amico, senza dover uscire dall’aula e senza dover essere accompagnati da una collaboratrice.
Poi c’è il giardino.
Il giardino inizia già appena varcato il cancelletto di ingresso, con un’aiuola realizzata dai genitori che è stata il cuore di un progetto di allevamento e liberazione di farfalle autoctone. Questo è solo parte di un’idea di educazione ambientale molto più ampia con l’obiettivo di educare i bambini fin da piccoli a essere cittadini responsabili con progetti sul verde, il riciclo o il bike sharing. Per questo collaboriamo da tempo con Legambiente e la nostra scuola, da quest’anno, è stata nominata “Custode di biodiversità” partecipando a progetti con altre scuole a livello nazionale. Il giardino quindi non è solo uno spazio dove giocare, ma è anche un luogo di cui prendersi cura, con gli orti, l’angolo per il compost e le mangiatoie per gli uccelli che i bambini osservano dai vetri coperti con carta bucata, come un vero e proprio osservatorio, per non spaventarli.

Niente spazi inutilizzati, quindi, ma neanche le “copiose infiltrazioni” di cui parla la relazione del Comune. O sbaglio?
Le uniche infiltrazioni sono in un locale adiacente alla mensa dove c’era uno spazio polifunzionale che utilizzavamo per lavori per fasce d’età omogenee come laboratori, psicomotricità, attività di propriocezione. E abbiamo un locale che ha da poco ottenuto nuovamente l’agibilità dopo aver risolto il problema infiltrazioni e che stiamo usando come deposito. Adesso vogliamo sistemarlo e usarlo per attività con i bambini, ma è oltre un mese che sollecitiamo il Comune per far aggiustare le luci.
Un progetto didattico e una visione del benessere dei bambini di valore indubbiamente altissimo, ma perché tutto questo non può essere semplicemente spostato e replicato negli spazi che il Comune ha identificato nella primaria di via Montelungo?
La risposta è semplice: gli spazi non sono adeguati, tutto questo lì non ci sta e gli spazi non sono pensati per una materna come lo sono questi: le finestre, banalmente, non arrivano fino a terra ma sono alte, facendo perdere ai bambini la libertà di relazionarsi liberamente con l’esterno come fanno ora e i bagni sono quelli classici, nei corridoi, privando i bambini ancora una volta di un’autonomia importante che qui invece hanno. Invece del salone di cui disponiamo oggi, inoltre, avremmo un atrio senza finestre grande all’incirca come la nostra biblioteca su cui si affacciano tre classi molto più piccole di quelle che abbiamo oggi. Atrio che, però, è un passaggio utilizzato dagli alunni delle elementari per raggiungere la mensa, che utilizzeremmo a turni. Immaginiamoci come potremo organizzare il gioco dopo pranzo in un giorno di pioggia in uno spazio del genere, troppo piccolo per contenerci tutti e con il passaggio di ragazzini più grandi. Saremmo probabilmente costrette a tenere i bambini nelle classi. E non avremmo più neanche uno spazio polifunzionale per fare attività con le diverse fasce d’età.

Lo spazio esterno?
La parte a nostra disposizione sarebbe quella a nord, quindi più buia e fredda, dove adesso ci sono gli orti didattici della primaria. Il problema è che in parte è terreno scosceso quindi inutilizzabile, quindi resterebbe uno spazio più piccolo di quello che abbiamo oggi. Il tutto senza considerare il rumore causato non solo dai momenti di gioco, ma anche dalle attività che facciamo in classe, che disturberebbero le elementari. E sicuramente non abbiamo intenzione di comprimere i bambini e farli comportare come bambini della primaria, seduti e ad ascoltare la maestra, perché riuscire ad avere questo tipo di autocontrollo è una conquista che si ottiene solo se prima si è sperimentato altro.
Senza spazi adeguati, sarebbe la fine di un metodo educativo arrivato fino ad oggi, quindi?
Sarebbe come mettere un uccellino libero in una voliera. Ma se noi docenti, dipendenti statali, possiamo decidere che tutto questo non ci va bene e possiamo cambiare scuola, i bambini non possono farlo. E si perderebbe tutto il patrimonio di competenze e lavoro che ha portato la nostra scuola a essere quella che è oggi, come se una folata di vento spazzasse tutto.
Ma se davvero questa razionalizzazione così drastica fosse necessaria, cosa chiedereste per la vostra scuola?
Noi non siamo contro la razionalizzazione, se serve farla. Ma questa deve garantire spazi che ci permettano di continuare a lavorare senza perdere per sempre tutto ciò che è stato fatto fino ad adesso tornando al concetto di scuola di cinquant’anni fa. Abbiamo dei bambini, abbiamo il futuro tra le mani. O si tratta di un cambiamento migliorativo, o di cosa stiamo parlando?
Chi volesse conoscere la Scuola dell’Infanzia Salita Cappuccini, può farlo in occasione dell’Open Day in programma il 7 gennaio 2026 alle 18. E’ richiesta la prenotazione inviando una mail entro il 2 gennaio 2026 a: infanzia.cappuccini@iccomolora.edu.it
