In queste settimane ci siamo occupati moltissimo di scuola, uno dei “mondi” sicuramente più sconvolti dall’emergenza Covid-19. Lo abbiamo fatto con le cronache e (soprattutto) attraverso i tantissimi contributi e interventi che abbiamo avuto il piacere di ospitare (sempre possibile via mail a redazionecomozero@gmail.com o tramite la nostra pagina Facebook).
Inutile negare che sovente e comprensibilmente sono stati i problemi e le turbolenze che hanno caratterizzato questi ultimi tre mesi del mondo scolastico a prendersi la scena. Oggi, il tono è diverso.
Merito della bellissima lettera ricevuta da Annamaria Sabetta, insegnante dell’International School of Como, nello specifico di Italiano IAL alla medie e alle superiori. Un’esperienza inevitabilmente toccata dall’emergenza sanitaria, ma che in questo racconto personale emerge comunque come una sorta di inno alla gioia rispetto al rapporto con l’istituto, con i colleghi e con gli studenti dal punto di vista sia professionale sia (o forse soprattutto) umano di in quel contesto.
Di seguito, dunque, la lettera di Annamaria Sabetta, che peraltro contiene anche un elemento originale diverso dal solito: italiana ma residente nei Paesi Bassi dove a breve farà ritorno, l’insegnante racconta anche le sensazione e le emozioni vissute quasi come una “espatriata in patria”.
Una manciata di giorni e la mia esperienza all’International School of Como volgerà al termine. Sono stati sei mesi molto intensi, resi particolari da una condizione che ci ha coinvolto tutti, un’esperienza che nessuno di noi avrebbe mai potuto immaginare.
Dopo tanti anni di vita all’estero, ho voluto mettermi alla prova e con entusiasmo e un po’ di timore ho accettato una sostituzione come insegnante di italiano IAL.
Ritrovarmi in Italia in una inconsueta routine giornaliera ha risvegliato il mio amore per questo straordinario paese che, nonostante le sue contraddizioni, conserva ancora una luminosa spontaneità che scalda il cuore di tutti. Vivere il mio paese da espatriata in patria mi ha concesso il lusso di osservare la vita intorno a me con altri occhi: gli occhi dell’esperienza di altre culture e altri paesi e non solo miei ma anche attraverso lo sguardo dei miei studenti, adolescenti stranieri da poco approdati al suolo italiano al seguito delle loro famiglie e di decisioni prese per loro.
Cosi mi sono trovata catapultata in una realtà familiare, in un quadro a me conosciuto nei minimi dettagli ma in una cornice molto diversa.
Con passo un po’ tremante e con l’emozione di una esperienza nuova, ho varcato un cancello oltre il quale ho incontrato non solo una scuola ma una vera e propria comunità di persone meravigliose, professionisti che svolgono il loro lavoro con passione e dedizione.
La sensazione è stata “mi sento a casa” perché accolta solo da sorrisi, strette di mano, offerte di aiuto. E fin dal primo giorno, un po’ come in un gruppo di spiriti eletti, mi sono sentita a mio agio, come se avessi sempre insegnato qui. Ho capito ancor più quanto non siano i posti a fare la differenza ma le persone che quei luoghi popolano e rendono vivi e brulicanti di parole, passioni ed esperienze.
Il mio grazie va a tutti i miei colleghi, alcuni dei quali sono diventati amici: nonostante la lontananza fisica abbiamo condiviso tanti momenti insieme, aiutandoci e supportandoci nella nuova avventura del virtual learning e delle nostre personali ansie quotidiane non solo di insegnanti ma anche di donne e di madri
Il mio grazie ad Emanuela, che ha saputo, nonostante il suo ruolo di leader e responsabile, accogliermi fin da subito con il suo sorriso e la sua empatia che hanno reso possibile una comunicazione tra noi fatta di parole, di sostegno e di stima reciproca. Ho insegnato in tante e diverse scuole all’estero ma mai ho trovato una tale considerazione per l’essere umano prima che per l’insegnante e il suo operato. La fiducia riposta in me non ha che aumentato la mia passione per l’insegnamento e la motivazione a fare meglio e a fare di più.
Il mio grazie ai miei studenti, che hanno reso le mie giornate colme di gioia anche in un momento cosi triste per tutta l’Italia. Connettermi con loro ogni mattina ha reso meno lunghe e solitarie le mie giornate di quarantena; il loro entusiasmo per la vita ha dato un senso diverso a ciò che succedeva intorno a noi.
Lontani ma connessi, ognuno dalle proprie case: questo ci ha permesso di creare un rapporto profondo di amicizia, di rispetto, di aiuto reciproco.Anche i più timidi, forse perché protetti dal filtro dello schermo, hanno alzato la loro voce e partecipato con gioia ad ogni lezione. Loro, figli della generazione digitale, hanno supportato le mie lacune informatiche, in modo naturale è avvenuto uno scambio di conoscenze, di saperi che ha permesso ad entrambi di imparare e capire che ogni esperienza della vita è fonte inesauribile di apprendimento e crescita personale.
Spero di aver dato loro gli strumenti necessari per capire e farsi capire, per comprendere questo paese dove vivranno forse per qualche anno o per qualche mese, ma poco importa: apprendere una lingua diversa significa conoscere una cultura ed il pensiero che la esprime. Farà per sempre parte di quel bagaglio che porteranno con se in futuro, nel mondo, dove cresceranno adulti più consapevoli e capaci di interpretare la realtà con proprio senso critico.
Per molti di noi, anche per me che fra poco ripartirò per i Paesi Bassi, l’International School of Como resterà solo una tappa del lungo percorso di una vita: una tappa importante, che lascia il segno indelebile di un’esperienza positiva, di crescita professionale ed umana.
Grazie di cuore a tutti voi che l’avete resa possibile.
Anna
Un commento
QUELLA É LA MIA PROF💪🏻💪🏻💪🏻🔝🔝
“Volevo dargli una riletta per motivazione”