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Cultura e Spettacolo

Marker addio, la lettera e il dolore dei fondatori: “Si muore per diventare antidoto”

Del requiem avevamo scritto già diversi giorni fa.

Clamoroso addio, Marker annuncia il proprio funerale. Omicidio o suicidio? “No comment” 

Ieri poi, simbolo ultimo, è comparsa una bara davanti al Teatro Sociale di Como

Spazi chiusi, niente mostre, caro tariffe: una bara al Teatro Sociale per la cultura defunta 

 

Un gesto altamente simbolico che suggella la fine dell’esperienza di Marker, con la città che perde una delle anime più genuine e creative che l’hanno animata negli ultimi anni. Oggi così arriva un lungo epitaffio, firmato da alcuni tra i fondatori dell’evento che per anni ha riempito il Teatro Sociale, l’Arena e i giardini a lago organizzando inoltre decine di eventi collaterali.

Lentamente muore.
Marker è morto: il suo lungo sogno svanisce, la sua comunità si disperde, la sua vitalità creativa termina.

È omicidio e suicidio insieme.
Marker è morto, perché i progetti prima di essere progetti sono persone e le persone hanno bisogno di una comunità che creda, che sogni con loro, che immagini con loro, che li sostenga.
Lentamente muore, Como, si smembra, mentre le sue luci si spengono in una notte corta, in un Natale che ravviva i palazzi e poi inghiottisce nel suo buio un anno intero.
Manca un’orchestra perché i suoni si facciano musica, manca un collante perché i pezzi siano di più della semplice somma, manca l’ossigeno che alimenti il fuoco, una fiamma giovane da domare, da indirizzare sostenere, da fortificare.
Marker muore e con lui, la nostra città.

La città muore coi giovani che scelgono Milano per inseguire i propri sogni.
La città muore nei divieti assurdi.
La città muore nel Politecnico che ci lascia nel silenzio più totale.
La città muore del politeama decadente.
La città muore nelle palestre fatiscenti.
La città muore nei musei chiusi.
La città muore nelle piscine mai aperte.
La città muore nel mercato coperto.
La città muore nel deserto di idee.
La città muore nelle persone che crepano di freddo e solitudine, nel 2020, per strada.

Ma un antidoto c’è; non è la quarantena. È il suo contrario. L’antidoto sta nella voglia di riunirsi, nell’incontrarsi, nel parlare, nel sognare, nell’entusiasmo contagioso, nello sbagliare e nell’amare quello che si fa.

Marker è morto, ma vuole diventare antidoto, farsi un’eredità. Che i progetti guardino a lungo termine, che la comunità si faccia rete e che la rete si faccia collettività, che i sogni e le visioni si facciano proposte e atti concreti, che le parole diventino azioni! Si ritrovino luoghi per creare, persone con cui condividere, discorsi con cui immaginare e iniziare a creare altre possibilità.

Non solo il buio. Idee di luce e di futuro. Ritroviamoci in influenze reciproche, in case a corte, in vicinanze a contatto, perché le idee sono come noi: nascono, crescono e muoiono. Dobbiamo educarle a trasformarsi in progetti.

Al di là della pigrizia, al di là dell’assenza.
Tu sei qui, ora. Sei ancora in tempo, è ancora possibile.
I funerali di Marker si svolgeranno presso lo Spazio Gloria il 28 marzo.
Il ricavato contribuirà a salvare il cinema dalla chiusura.

Firmato
Franco Passalacqua, Matteo Montini, Michele Mandaglio, Stefano Lattanzi

 

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