Palazzo Carducci si prepara a una nuova stagione di attività e innovazione: la presidente della Fondazione, Maria Cristina Forgione, annuncia due importanti novità. Queste iniziative arrivano dopo mesi di incertezze: a fine luglio il Comune aveva minacciato lo sgombero dell’Associazione Carducci. Il giudice Abate, ha poi confermato lo stop a ogni forma di sfratto o limitazione, intimando a Palazzo Cernezzi di non ostacolare l’attività dell’associazione almeno fino alla decisione di merito prevista a novembre.
“Auspico sempre – spiega Forgione – che ci sia la volontà da parte del Comune di collaborare con noi e colgo l’occasione anche per dire che stiamo andando avanti con un tavolo di trattative con il Conservatorio. Il 27 settembre i tecnici si incontreranno di nuovo perché vogliamo accogliere il Conservatorio nel nostro Palazzo della Cultura, al piano terra”.
Altra novità è l’annuncio di un nuovo programma: “Stiamo anche progettando qualcosa di diverso da proporre al Comune: una scuola paritaria, in cui i genitori possano iscrivere i figli dalle elementari in avanti, pagando una quota proporzionata alla loro possibilità. Abbiamo tante proposte da offrire, e il Comune può sfruttarci gratuitamente come volontari. Speriamo davvero di dare tanto anche quest’anno alla città”.
La collaborazione con Fondazione Minoprio
Nel frattempo Palazzo Carducci si anima, grazie alla collaborazione con la Fondazione Minoprio, studenti e docenti hanno iniziato a prendersi cura del giardino e a preparare gli spazi per la stagione culturale ormai alle porte.
“La collaborazione è nata attraverso contatti a volte anche un po’ casuali – racconta Stefania Cantaluppi, responsabile comunicazione della Fondazione Minoprio – come nel caso della signora Forgione, che ha parlato con alcuni miei colleghi del centro di formazione. Da lì abbiamo deciso di unire le forze. Minoprio ha una lunga storia: è nata nel 1962 come centro di formazione professionale, con un solo corso triennale e 20 studenti. Oggi accogliamo tra i 700 e gli 800 ragazzi ogni anno. La crescita è stata non solo numerica, ma anche di offerta: più studiano, più competenze acquisiscono. Il nostro obiettivo è prepararli al meglio, sia per gli studi successivi sia per il lavoro”.

“Palazzo Carducci rivive grazie ai giovani”
Un impegno che per la presidente dell’associazione Carducci, va ben oltre la giornata odierna: “Non vorrei che il rapporto si limitasse a questo lavoro, ma che potesse continuare nel tempo con spettacoli, incontri, nuove occasioni di collaborazione. Abbiamo un bellissimo teatro e diverse sale: mi piacerebbe che i ragazzi vivessero questi spazi e sentissero Palazzo Carducci come una loro casa. Senza nulla a pretendere, voglio che i giovani trovino qui un punto di riferimento. Dire che Palazzo Carducci rivive grazie ai giovani è, secondo me, un titolo bellissimo”.
Un impegno che per la presidente della Fondazione Carducci, Forgione, va ben oltre la giornata odierna: “In questa nuova stagione abbiamo tantissimi iscritti, e ne aspettiamo ancora. Siamo già oltre 200, un vero boom rispetto agli altri anni, quando nello stesso periodo eravamo intorno ai 120. Ci aspettiamo quindi tanto affetto dalle persone che sanno quanto stiamo facendo per loro”.
“A casa sono il giardiniere di famiglia”
Tornando invece all’esperienza dei ragazzi della Minoprio, il docente Massimiliano Marzorati, spiega come sia fondamentale il lavoro dei giovani: “Il giardiniere lavora tutto l’anno. In inverno ci concentriamo sulla parte teorica, ma non ci fermiamo: potature, manutenzione degli attrezzi, pulizia delle aree marginali. I ragazzi sono già autonomi, ma manca ancora l’attenzione al dettaglio, che si acquisisce solo con la pratica, soprattutto nei giardini storici. Negli anni ho notato che i giovani sono più veloci e superficiali, ma con il tempo imparano. Non bisogna giudicare la quotidianità: se guardo il percorso e i progressi, la soddisfazione c’è sempre“.
A dimostrare entusiasmo sono soprattutto i ragazzi. “Ho scelto questa scuola per passione – racconta Diego Malinverno, del secondo anno – A casa sono il giardiniere di famiglia. Oggi stiamo bonificando la zona d’ingresso del parco: non è la prima volta, lo scorso anno siamo stati anche in una villa. La parte più bella è vedere il risultato: una zona trascurata che diventa bella. A chi dice che i giovani non hanno voglia di sporcarsi le mani, rispondo che ognuno ha le proprie passioni: se segui ciò che ti piace, puoi fare tutto”.
Giovanni Bernasconi, anche lui al secondo anno, conferma: “Sta andando bene: abbiamo iniziato subito con il lavoro pratico e non è stato male. Io ho sempre voluto fare il contadino o l’allevatore, perché sono cresciuto nei boschi. Mi piace che ogni attività sia diversa: manutenzione, frutteto, orticoltura. Ti dà una preparazione completa”.
Per Letizia Figini, una delle poche ragazze in classe, il sogno ha un nome preciso: “Vorrei diventare floral designer. Mi appassionano le composizioni floreali per eventi. Oggi ho rastrellato i canali, ma a scuola mi piacciono tutte le materie: dal vivaismo fino al riconoscimento botanico. Da aprile faremo stage esterni: io spero di collaborare con una floral designer di Como. Anche se siamo poche ragazze in classe, mi trovo benissimo: mi piace la parte manuale e non ho avuto difficoltà a integrarmi”.
Un programma ricco e variegato
Accanto all’impegno educativo dei giovani della Fondazione Minoprio, Palazzo Carducci si prepara a una stagione culturale intensa e variegata. “Il 20 settembre inaugureremo corsi e mostre – annuncia Forgione – Tra gli eventi principali ci sarà la mostra permanente del maestro Bordoli dedicata al circo, e Fruscio d’Arte di Enza Merazzi, curata da Maria Cristina Brandini. Sarà un’occasione per presentare al pubblico sia la tradizione artistica sia la creatività emergente”.
La presidente sottolinea inoltre l’apertura verso un pubblico più ampio: “Dal 16 ottobre partirà anche il Liceum per adulti, un percorso che spazia dalle scienze alla fisica, dall’architettura alle lingue classiche come greco e latino. L’obiettivo è progettare insieme il futuro, non solo come ragazzi, ma anche come adulti, favorendo lo scambio generazionale e la partecipazione attiva alla vita culturale della città”.
A completare il quadro culturale, la voce dell’arte. Maria Cristina Brandini, curatrice della mostra Fruscio d’Arte, spiega: “Ho scelto Enza Merazzi perché rappresenta al meglio lo spirito della sperimentazione. L’ho conosciuta sui social, dove pubblicava piccoli lavori naturalistici, e l’ho portata in diverse mostre per valorizzare il suo talento. Non serve partire da un grande nome: serve passione e capacità di ricerca. Le sue opere sembrano fotografie, realizzate con tecniche nuove e originali. Ha scelto modelle fuori dagli schemi, volti senza tempo, e nonostante non sia una professionista di mestiere, oggi è un’artista a tutti gli effetti”.
