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Ambiente

Lago di Como, la spiaggetta da cartolina per tintarella e tuffi in realtà è un incubo: “Ecco cosa c’è nell’acqua”

La qualità dell’acqua del Lago di Como ci preoccupa, così come l’inquinamento legato alla navigazione e alla pressione crescente del turismo”. È un quadro complesso e articolato quello tracciato da Enzo Tiso, presidente di Legambiente, che ha il punto sullo stato ambientale del nostro lago e sulle criticità che l’attuale modello turistico sta accentuando.

“Tanti punti critici, nelle acque presenti batteri e microplastiche”

In questo periodo Legambiente è impegnata nella campagna del 2025 di Goletta dei Laghi, giunta ormai alla ventesima edizione, dedicata al monitoraggio di tutti i laghi prealpini lombardi, compreso quindi il Lario. Lo scopo è verificare la presenza di inquinamento nelle acque. “Negli ultimi anni – ha spiegato Tiso – c’è stato sì un miglioramento nella depurazione delle acque, ma Arpa segnala che il livello di fosforo nel lago non è ancora ottimale. Questo perché ci sono scarichi non depurati perfettamente o completamente, in oltre registriamo anche residui fognari, che non dovrebbero esserci. Ogni anno troviamo alcuni punti con presenza di batteri come escherichia coli ed enterococchi intestinali, ben al di sopra dei limiti di legge”.

I punti critici del lago non sono pochi. “Parliamo di zone come quella davanti al Tempio Voltiano (dove purtroppo adulti e bimbi anche piccolissimi continuano a tuffarsi dalla spiaggetta vietata, ndr) e quella del torrente Albano a Dongo, mentre per il versante lecchese del lago, sono le foci del torrente Inganna a Colico, quella del torrente Esino a Perledo, la foce del torrente Meria a Mandello del Lario, del torrente Caldone, la foce del torrente Gallavesa, le foci del torrente Telo ad Argegno e quella del torrente Breggia a Cernobbio, le foci del torrente Valle dei Mulini a Bellano e quella del rio Varrone a Dervio sulla sponda lecchese”.

La situazione del Lago di Como non è tra le peggiori, ma è stagnante: “Il problema è che da anni non migliora. Oltre ai batteri derivati da scarichi fognari, restano tracce di inquinamento chimico del passato, e oggi si aggiungono anche gli inquinanti emergenti, come le microplastiche, che, tra l’altro, sono già state trovate nei pesci del lago. Entrano nella catena alimentare e ce le ritroviamo anche nei nostri piatti”.

Navigazione e turismo di massa

Il problema delle microplastiche si lega a un’altra criticità crescente: l’aumento del traffico nautico. “La navigazione sul lago è aumentata molto, tra motoscafi, barche a motore e altri mezzi. Non tutti sono ecologici. È una cosa ben diversa un windsurf da un motoscafo, che inevitabilmente scarica sostanze nell’acqua”. Si muove qualcosa, ma lentamente: “Sulla navigazione elettrica siamo in ritardo. Qualche progetto c’è, qualcosa è stato acquistato, ma la transizione è molto lenta”.

A questi problemi ambientali si sommano quelli causati dal turismo, in particolare quello di massa. “Quello che ci preoccupa – ha proseguito Tiso – è proprio il turismo di massa, un fenomeno ormai sotto gli occhi di tutti e mal governato. Se ti aspetti milioni di persone in arrivo, devi organizzarti. La città è piena di traffico, auto e pullman: chi arriva trova caos e disordine”.

Secondo il presidente di Legambiente per governare meglio questi flussi ci vorrebbero misure semplici ma concrete. “Basterebbe, ad esempio, vietare l’ingresso in centro dei mezzi che consegnano acquisti online e creare dei punti di ritiro esterni alle mura. Oppure incentivare il commercio locale, ma ormai non ci sono più negozi artigiani. La città è diventata un enorme fast food, si mangia male e a caro prezzo. Senza interventi seri, questo tipo di turismo rischia di implodere. Dove vivranno insegnanti, infermieri o operatori sanitari se gli affitti brevi e gli alberghi a cinque stelle occupano ogni spazio disponibile? È già difficile trovare abitazioni in affitto, e quando ci sono, i prezzi sono inaccessibili”.

Il problema del turismo d’élite

Anche dal punto di vista urbanistico, le scelte recenti non vanno nella direzione della sostenibilità. “Non è possibile – ha sottolineato Tiso – che sul lungolago non si possano mettere alberi ad alto fusto per mancanza di terreno: il risultato è un’area spoglia, che in estate diventa rovente. La gente passeggia con l’ombrellino per proteggersi dal sole. E non parliamo dei bagni pubblici, insufficienti o inesistenti. La nuova passeggiata è bella dal punto di vista architettonico, ma poco vivibile”.

Alla pressione del turismo si aggiunge l’espansione edilizia legata al turismo d’élite. “Non ho mai visto così tante costruzioni di alberghi di lusso a Como e nei piccoli comuni limitrofi. Questo non è un problema in sé, ma lo diventa quando si consumano suolo e biodiversità. Alcuni interventi edilizi sono stati ridimensionati grazie all’intervento della Soprintendenza e delle associazioni ambientaliste, ma spesso si costruisce più di quanto sarebbe utile all’ambiente”.

Un caso emblematico è quello di Torno, dove un progetto immobiliare con un investitore straniero in riva al lago prevedeva l’abbattimento di una villa e nuove volumetrie. “Siamo riusciti a imporre una valutazione ambientale strategica, il progetto è stato ridotto, ma resta comunque troppo impattante. Noi avremmo preferito un piano regolatore che impedisse nuove volumetrie in aree vergini, soprattutto sul fronte lago”.

“Serve dialogo e una regia comune”

A mancare, secondo Legambiente, è una regia comune. “Non possiamo investire solo sul turismo senza una visione complessiva. Serve capire da dove arrivano i flussi, se sono mode passeggere o tendenze durature. Bisogna studiare i flussi turistici, le infrastrutture necessarie e la capacità del territorio di sostenerli. L’Università, la Camera di Commercio, il Comune: tutti dovrebbero lavorare insieme. Ci sono problemi complessi che richiedono risposte altrettanto articolate”.

E il dialogo con il Comune di Como? “Su questioni marginali abbiamo collaborato: per esempio sulla valorizzazione del Parco intercomunale della valle del Cosia. Però quando abbiamo cercato di dare consigli su progetti più importanti, come lo stadio Sinigaglia, ci siamo sentiti dire ‘non si ritiene ammissibile la partecipazione dell’associazione Legambiente, in quanto il progetto proposto non comporta incidenze ambientali significative'”.

La conclusione è chiara: “Qualcuno dovrebbe cominciare a fare un ragionamento serio su tutto questo. Anche perché il futuro del Lago di Como dipenderà proprio dalle scelte che prenderemo oggi”.

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