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Manifestazione a Como: “Si rischia il turismo della caccia e ai trekking armati. No al nuovo Disegno di Legge”

Presidio a Como domenica prossima 7 settembre dalle 15 alle 18 in piazzale Somaini (davanti all’hangar) per dire no al nuovo Ddl Caccia. Riceviamo e pubblichiamo il comunicato degli organizzatori:

Il Gruppo territoriale Como e Provincia del MoVimento 5 Stelle si è fatto promotore, in collaborazione con il Gruppo Territoriale 5 Stelle di Varese, dell’organizzazione del presidio “No DDL Caccia” che si terrà domenica 7 settembre a Como, dalle ore 15,00 alle ore 18,00, in Piazzale Francesco Somaini (Hangar) insieme a Rifondazione Comunista Como, Alleanza Verdi & Sinistra e la XII Commissione Tutela e Diritti Animali, per esprimere la propria forte preoccupazione rispetto al Disegno di Legge parlamentare presentato dai senatori Malan, Romeo, Gasparri e Salvitti, che propone modifiche sostanziali alla legge n. 157 del 1992 sulla tutela della fauna e l’attività venatoria. Al presidio hanno inoltre aderito le seguenti associazioni di Como: Lipu, Legambiente, Lega per l’Abolizione della Caccia, WWF e FIAB.

Questa proposta, che descrive la caccia come “patrimonio culturale nazionale e attribuisce ai cacciatori un ruolo di bioregolatori”, rappresenta un pericoloso passo indietro. Viene infatti meno l’approccio conservativo e scientifico alla gestione della fauna, sostituito da una visione che liberalizza l’attività venatoria, in contrasto con i principi costituzionali e con le Direttive Europee.
Il Disegno di Legge introduce numerose misure che vanno tutte nella direzione di ampliare i poteri e i privilegi dei cacciatori.

Prevede infatti l’aumento delle specie di uccelli catturabili come richiami vivi, l’utilizzo di strumenti ottici ed elettronici anche per la caccia notturna agli ungulati, l’estensione illimitata degli appostamenti fissi e dei richiami allevati in cattività, il prolungamento degli orari e delle stagioni venatorie, la possibilità di cacciare sui valichi montani e sulla neve, l’ampliamento dei termini per l’immissione e l’abbattimento di fauna proveniente da allevamenti.

Si tratta inoltre di un testo che sposta il potere autorizzativo dalle autorità scientifiche, come l’ISPRA, alle Regioni, dando così un margine di discrezionalità politica che rischia di compromettere l’imparzialità nella tutela ambientale. Tra le modifiche proposte vi è anche la possibilità di trasformare le associazioni venatorie, oggi enti senza scopo di lucro, in vere e proprie imprese turistico-venatorie, aprendo così la strada a un modello di turismo venatorio che snatura il concetto stesso di tutela della fauna e del territorio. La caccia non ha una funzione scientifica, è un’attività ludico-sportiva, praticata da una minoranza di persone che nel tempo ha contribuito a creare squilibri nei territori dove è stata praticata (vedi per esempio l’immissione di specie alloctone come i cinghiali dall’est Europa), creando serie problematiche di convivenza tra uomo e animali selvatici e andando a peggiorare un quadro ambientale già fragile dovuto alla forte antropizzazione e al persistente consumo di suolo naturale. A questi aspetti si aggiunge la previsione di multe, fino a 900 euro, per chi si oppone agli abbattimenti. Follia.

Il quadro che ne deriva è molto preoccupante: si tratta di un manifesto a favore della caccia e dell’industria delle armi, che rischia di trasformare l’Italia in una meta di “turismo venatorio” simile al modello sudafricano, con trekking armati nei nostri boschi e sulle Alpi, a scapito di parchi e oasi naturali.

“La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato, quindi un bene comune che appartiene a tutti i cittadini” dichiara Silvia Alberici, coordinatrice del gruppo tutela ambientale e diritti degli animali di Como, che prosegue “L’attività venatoria non è un diritto ma una concessione, un privilegio di pochi a discapito di molti, non può essere considerata come una risorsa economica e opportunità di sviluppo se, fondata sullo sfruttamento e sull’uccisione degli animali. Esistono già metodi alternativi ed etici per il controllo della fauna, come i progetti di contenimento non cruenti: quella è la strada da percorrere e i programmi su cui investire. Il presidio di domenica 7 settembre si pone l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sulle ricadute negative del provvedimento a cui ci opponiamo con fermezza perché pone diversi dubbi costituzionali e si rivela dannoso per l’ambiente, la biodiversità e le generazioni future”.

Secondo Elisabetta Patelli, a nome di AVS nonché Presidente onoraria di Europa Verde – Regione Lombardia, “Questo nuovo Disegno di Legge mette in pericolo gli animali, l’ambiente e anche la sicurezza delle persone. Cancella anni di politiche a difesa della natura e della biodiversità.

Estende periodi, aree, orari e specie cacciabili. Consente la caccia ovunque, anche in aree protette, anche di notte, con qualsiasi richiamo vivo, anche nei periodi delle migrazioni e nidificazioni. Permette l’accesso ai fucili in zone private, terreni e campi coltivati e aumenta il rischio di incidenti. Sanziona chi protesta. Non tutela il benessere degli animali e mette a rischio le specie protette, cancellando decenni di battaglie per la civiltà.

“I cardellini non votano” è l’inciso di Rifondazione Comunista. “Per non perdere i voti dei cacciatori, dei produttori di armi, munizioni equipaggiamento e social sul tema, i partiti del governo Meloni e in particolare il ministro Lollobrigida, tirano fuori la balla dell’uomo bioregolatore che dovrebbe cacciare i selvatici “dannosi” e “salvare” gli animali in via di estinzione. Siamo alla mistificazione totale perché nel DDL la caccia e le altre attività umane che causano estinzione o sovrappopolamento non sono minimamente toccate. Servono invece: 1) L’incentivazione economica agli agricoltori per pratiche e tempi di concimazione, coltivazione e raccolta tradizionali (meno redditizie, ma più favorevoli alla vita e alla riproduzione dei selvatici; 2) l’aumento, nelle aree urbanizzate dei suoli permeabili e fertili’, come habitat per i selvatici che, producendo mitigazione climatica finirebbero per migliorare anche la qualità della vita degli umani; 3) la regolazione dei selvatici “dannosi” demenzialmente introdotti per la caccia, da realizzare con la competizione di animali predatori, con il trasferimento e solo in casi estremi con un abbattimento selettivo”.

“In conclusione” precisa Diego Carmenati, Vice Presidente con delega al nord ovest della XII Commissione Tutela e Diritti Animali dell’Intergruppo parlamentare Sud, aree fragili e isole minori, “dopo due tentativi di approvazione fortunatamente andati a vuoto, questo DDL vorrebbe definire il concetto di caccia come ‘utile alla bodiversità’, introducendo disposizioni non solo in contrasto con il recentemente modificato articolo 9 della Costituzione che, al contrario, ‘tutela la biodiversità anche nell’interesse delle future generazioni’, ma contravviene altresì numerose disposizioni nazionale ed europee, nonché la sensibilità di chi ami la natura e gli animali”.

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