Un dialogo condiviso per raggiungere una convivenza possibile e, perché no, vantaggiosa per tutti – residenti, scuola, società calcistica, monumenti razionalisti e città in generale. Questo era l’obiettivo dell’appuntamento “Scuola e sport. Un nuovo equilibrio per il quartiere razionalista. Confronto tra tecnici e cittadini sul futuro della città” organizzato ieri, giovedì 27 novembre dall’IC Como Borgovico nell’aula magna della scuola “Foscolo”, che ha visto al partecipazione di circa 120 persone.

“E’ possibile una convivenza tra scuola e sport? No, è doverosa – è stata la domanda, e anche la risposta, con la quale la dirigente dell’Istituto Comprensivo Grazia Miccolis ha aperto la serata guidata da Teresa Minniti, vicepresidente dell’associazione Nova Como – quando sono arrivata a Como nel 2020 ho pensato che questo fosse un quartiere molto fortunato perché offriva moltissimo agli alunni delle scuole in termini di sport. Per questo abbiamo inaugurato alla Foscolo un corso a curvatura sportiva che, ha trascinato con sé anche le elementari e che, aggiungendo due ore di pratica sportiva alle 30 curriculari, permette ai ragazzi di sperimentare 12 diversi sport nei tre anni di studio grazie alla collaborazione delle diverse società sportive del territorio, Calcio Como compreso. E abbiamo creato una rete nazionale che nel 2020 contava 20 scuole e oggi 112 e siamo stati anche selezionati per una sperimentazione nazionale che, speriamo, porterà tutte le scuole italiane ad avere ore in più di pratica sportiva”.

A prendere il microfono, poi, Simone Molteni, presidente del Consiglio di Istituto ma anche ingegnere esperto di sostenibilità, e Giuseppe Cosenza, ex super dirigente del Comune e dell’amministrazione provinciale e massimo esperto della questione stadio in relazione al contesto urbanistico della città (qui l’intervista sul tema rilasciata a Fabrizio Barabesi).

Assenti invece, benché invitati ovviamente a partecipare, i principali protagonisti del progetto stadio: il Comune di Como nella figura del sindaco Alessandro Rapinese e dell’assessore alle Politiche Educative e vicesindaco Nicoletta Roperto e il Como 1907. A fronte del silenzio, comunque molto significativo, di Palazzo Cernezzi, tuttavia, sono risuonate le parole, salomoniche e decisamente non casuali, scelte dalla società calcistica che, giustificando l’assenza con altri impegni, ha inviato una nota nella quale “dicono che non hanno competenza per mettersi in mezzo a una discussione tra Comune cittadini, ma sono alla ricerca di soluzioni volute dalla comunità”, come ha riferito Molteni.
Ma qual è, esattamente, il pensiero della “comunità” sul tema stadio ma, soprattutto, sulla proposta di abbattimento, per far posto a un autosilo, della vicina scuola elementare “Corridoni”, 210 alunni che verranno in minima parte spostati nell’edificio della media “Foscolo” e in massima parte dispersi tra la succursale di Tavernola e le altre scuole cittadine (qui la cronaca)? Quello portato avanti dall’amministrazione Rapinese o quello dei residenti, dei genitori e dei cittadini in generale che da mesi provano a chiedere di ragionare insieme sul progetto?
Simone Molteni, presidente Consiglio d’Istituto, IC Como Borgovico
“Quello che voglio sottolineare è che l’amministrazione comunale in questo momento non rappresenta la comunità, a partire dal fatto che l’abbattimento della scuola non era nel programma elettorale – sono state le parole di Molteni – la proposta del Calcio Como è un’opportunità per la città e non stiamo dicendo che il nuovo stadio vada costruito a Lazzago e proprio per questo la proposta migliore da fare oggi alla proprietà del Calcio Como è trovare soluzioni condivise proprio per evitare ricorsi al tar, la corte dei conti e tutto ciò che la voglia di andare via la fa venire davvero”.

E anche sul destino della scuola Corridoni, che secondo l’amministrazione Rapinese dovrebbe chiudere per lasciare spazio a un autosilo, la posizione è netta ma aperta al confronto: “E’ evidente che questo piano scuole non ha davvero come obiettivo quello di combattere l’inverno demografico, realtà che non avviene da un giorno all’altro e di certo non alla Corridoni: è evidente che esiste un progetto per cercare spazi per nuovo stadio – ha detto Molteni – per questo abbiamo organizzato questo incontro invitando tutte le voci possibili con l’obiettivo di far sì che in questo progetto di quartiere le scuole possano continuare a vivere. Questo non significa che la Corridoni debba rimanere per forza lì dov’è, ma prima di pensare di chiuderla occorre trovare una vera alternativa, con servizi educativi almeno uguali a quelli attuali mentre ora si vanno a perdere aule accessorie e laboratori. Il secondo obiettivo è evitare che, anche sul progetto stadio, si adotti il metodo partecipativo usato per il progetto di razionalizzazione del sistema scolastico, cioè il nulla”.
Giuseppe Cosenza, architetto ed ex super dirigente del Comune di Como e dell’amministrazione Provinciale
Un intervento non prettamente tecnico “ma di cuore”, quello dell’ex super dirigente che nel 2016, fu incaricato di predispose la variante urbanistica che, dopo averne valutato lo spostamento fuori città, confermò la possibilità di mantenere lo stadio nell’attuale posizione aprendo a un eventuale futuro progetto di partenariato pubblico-privato.
“Mai come adesso siamo vicini all’obiettivo, ma anche in questo caso quello che è successo è stato solo l’aprirsi di un solco nella città profondo e preoccupante anche per la riuscita del progetto stesso, visto che è già nato un comitato residenti pronto a fare ricorso al Tar se sarà necessario, come già stanno facendo i genitori della scuola – sono state parole di Cosenza – il problema è che non solo negli ultimo anni si è passati da un’urbanistica programmata a un’urbanistica contrattata, che non ha bisogno di acquisire pareri e può legalmente andare in variante al piano di gestione, ma si è arrivati a un’urbanistica fai da te, con amministratori che si sentono esperti di qualsiasi cosa e non hanno bisogno di consulenti per parlare con il privato che, invece, ha fior di professionisti che lo supportano”.

E in questo scenario si inseriscono, secondo il professionista, il progetto del nuovo stadio e l’abbattimento della scuola Corridoni così come sono stati gestiti finora dall’amministrazione Rapinese: “Un’amministrazione comunale deve valutare costi e benefici per la comunità che non sono solo economici, ma anche sociali. Nel caso dello stadio, bisogna chiedersi se migliora o peggiora la qualità della vita del quartiere, e come faccio a valutarlo se non parlo con chi ci abita? E poi, questo non è solo un progetto di riqualificazione di un impianto, ma una vera e propria trasformazione urbana: perché non è stato considerato il Piano del Traffico esistente? Questo non è lo stadio più bello del mondo, è lo stadio nell’area più bella del mondo e bisogna avere rispetto per chi ci vive, oltre che per i tifosi che vogliono un impianto decoroso”.
Poi Cosenza è entrato nel vivo del progetto stadio analizzandone alcuni aspetti concreti, dalla iniziale concessione di 99 anni a canone zero (oggi la società paga al Comune un canone annuale di circa 200 mila euro) che, più realisticamente, dovrebbe essere portata a 40 anni con canone di 1 milione di euro all’anno come suggerito dalla società di consulenza del Comune, alla riduzione delle altezze indicata dalla Soprintendenza che, a fronte di volumi identici, non può che prevedere un “allargamento” dello stadio verso viale Puecher fino all’aspettativa più auspicabile: “confrontarsi per trovare soluzioni concrete affinché si riqualifichi lo stadio e la scuola Corridoni (“che ho visitato e non è un cesso”) resti aperta.
Come? “Una parte delle costruzioni complementari allo stadio potrebbe trovare posto in altre aree della città. La norma lo consente ed è stata cambiata proprio pensando a situazioni come quella di Como – ha spiegato – e per ovviare a una minor redditività dell’investimento, si potrebbe aumentare la durata della concessione” E la scuola? “Il Comune potrebbe approvare una delibera di sospensione della chiusura rinviando a una variante del Piano dei Servizi la decisione definitiva, garantendo nel frattempo un percorso partecipativo ed evitando ricorsi e prese di posizione”.
L’Ordine degli Architetti di Como
Con una lettera firmata, oltre che dal nuovo presidente Paolo Molteni, da tutti i membri del Consiglio, anche l’Ordine degli Architetti di Como ha voluto far sentire la propria voce sull’argomento che, da quanto è emerso dagli stralci letti da Simone Molteni, è perfettamente allineata al pensiero espresso in questo incontro: “Per garantire la piena rappresentanza dei colleghi pensiamo sia necessario prenderci il tempo opportuno per analizzare e approfondire gli sviluppi recenti. Desideriamo sin d’ora condividere un principio metodologico che per noi è imprescindibile: la progettazione del comparto urbano stadio e delle aree limitrofe non può che avvenire a seguito di una revisione organica del Documento di Piano del PGT pur consapevoli della flessibilità insita nella procedura Leggi Speciali sugli Impianti Sportivi 19/21. Tale aggiornamento richiede un percorso strutturato capace di inserire ogni singolo progetto in una visione urbana complessiva e coerente. In quest’ottica riteniamo auspicabile che l’amministrazione comunale possa già anticipare, almeno agli indirizzi, una progettazione urbanistica strategica eventualmente accompagnata da un progetto urbano di quartiere da sviluppare parallelamente al progetto dello stadio. Allo stesso tempo è fondamentale che la documentazione ufficiale relativa al progetto venga messa a disposizione di tutti gli stakeholder. Riteniamo che ogni riflessione debba partire da alcune domande fondamentali: che città vogliamo? Che città possiamo costruire oggi? Che città vogliamo lasciare ai nostri figli? Questo Consiglio riconosce e valorizza l’importanza del progetto sportivo e l’impegno profuso dal Calcio Como, oggi portatore di un rinnovato interesse e prestigio per la città, riteniamo tuttavia imprescindibile che ogni trasformazione di tale rilevanza si integri in modo equilibrato con le esigenze quotidiane dei cittadini e del quartiere garantendo un trasparente bilanciamento tra interessi pubblici, legittimi interessi privati e benefici condivisi. Riteniamo inoltre fondamentale che il ruolo della città pubblica trovi una chiara e concreta espressione: comprendere quali funzioni pubbliche oltre a quella sportiva potrà accogliere l’area è decisivo. La riqualificazione del comparto passa anche attraverso l’attenzione verso i presidi pubblici come gli edifici scolastici che non solo svolgono un ruolo fondamentale per la città, ma rappresentano anche luoghi identitari e radicati nella vita e nella memoria collettiva del quartiere e degli abitanti”.
La voce dei partiti, dei genitori e dei residenti
A chiudere l’incontro, hanno preso la parola i rappresentanti politici d’opposizione presenti: il segretario cittadino del Pd Daniele Valsecchi, il consigliere comunale di Svolta Civica Vittorio Nessi, il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia Stefano Molinari, la presidente regionale dei Verdi e rappresentante dei Verdi di Como Elisabetta Patelli e Luca Monti di Azione dai quali è venuta un’adesione bipartisan alla richiesta di confronto e dialogo su temi così importanti per la città.
Alle loro si sono aggiunte anche le voci di Paolo Mozzi, vicepresidente del Comitato Genitori Como a Misura di Famiglia, di Vincenzo Falanga, presidente dell’associazione Nova Como e dell’avvocato Mirella Quattrone, portavoce del comitato residenti Tutela Zona Stadio.
Purtroppo assenti le voci dei tifosi, ma anche di chiunque potesse essere contrario all’approccio e alle idee proposte nel corso di questo incontro, cosa che avrebbero reso ancora più significativo l’appuntamento.