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Addio smartworking per i frontalieri, Marton: “Da oggì ricadute negative su 90mila famiglie”

Le speranze di un rinnovo dell’accordo Italia-Svizzera sullo smartworking sono ormai svanite: si è arrivati al punto di non ritorno dalla mezzanotte del 1° febbraio. E ora per i lavoratori a cavallo del confine cambia molto se non tutto in tema di telelavoro.

Dopo le parole del deputato leghista Candiani su un possibile spiraglio, poi rivelatosi inesistente, era arrivato ieri anche un ultimo appello dal senatore dei Cinque Stelle Bruno Marton che aveva presentato l’ordine del giorno per chiedere il prolungamento dell’intesa del 2020.

“Auspichiamo che il governo si faccia carico di rinnovare quanto di buono è stato fatto dall’esecutivo guidato da Giuseppe Conte nel 2020 quando, in piena pandemia, venne siglato un accordo amichevole Italia-Svizzera sullo smart working che scade – aveva detto Marton in una nota – Senza questa intesa, dal primo febbraio oltre novantamila frontalieri italiani non potranno più lavorare da casa, nemmeno un giorno, se non vorranno perdere la tassazione esclusiva svizzera”.

“I frontalieri dovranno varcare il confine ogni giorno, altrimenti la giornata lavorativa sarà tassata in Italia – aveva aggiunto il senatore – Una situazione che avrà una ricaduta negativa su oltre novantamila famiglie lombarde, quindi su centinaia di migliaia di cittadini. Da settimane il Movimento 5 Stelle è impegnato a risolvere questo problema e per questo abbiamo subito annunciato in Commissione Esteri Senato un ordine del giorno sulla ratifica degli accordi italo-svizzeri che stasera saranno discussi in Senato, chiedendo l’immediato rinnovo dell’accordo”.

Alla fine però anche quest’ultima iniziativa politica non ha portato alcun risultato concreto.

Ocst: “Smartworking e frontalieri, follia dell’erario italiano”. Con un solo giorno di telelavoro, tassabili su tutto il reddito

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5 Commenti

  1. Disse il piteco italico 50enne mai uscito dal suo paesino… ‘italiaprovinciadelmondo’ ‘backto80s’

    1. Diciamo che hanno del coraggio, visti gli stipendi che prendono. Gli farei fare un periodo di call center a 700 euro al mese, da casa, per capire le differenze e per cosa si stanno lamentando.

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