Artigianato e edilizia, due settori che, appena superato il confine, sono sempre più in crisi. La carenza di nuove leve si estende infatti a pittori, carpentieri e muratori, evidenziando una crisi di vocazione nei mestieri manuali.
Un tema che si lega a molteplici aspetti. Da un lato sicuramente all’invecchiamento della popolazione e alla denatalità. Dall’altro, e ciò sicuramente farà rinascere mai sopite polemiche, al fatto che certi mestieri sono solitamente appannaggio dei frontalieri visto che i ticinesi preferiscono altro. E i dati lo dimostrerebbero.
A tracciare un dettagliato quadro in tale contesto è, sul porta di informazione Tio.ch, un approfondito articolo a firma Patrick Mancini.
L’allarme è in contrasto con il recente dibattito sulla crisi dei giovani disoccupati che manifestano il loro disagio in rete. Sara Rossini, fondatrice di Fill-Up apprentice, (agenzia di coaching per apprendisti), offre una spiegazione diretta: “Scelgono le formazioni che portano a settori già saturi. E poi bisogna dirlo chiaramente: il settore edile e dell’artigianato non ha quasi mai fatto promozione, si pensava che i giovani sarebbero arrivati comunque. Peggio ancora: siamo cresciuti con l’idea che quelle professioni dovevano essere fatte dagli stranieri”.
I numeri, intanto, non mentono. Marco Brusa, presidente dell’associazione di categoria, parla di cifre allarmanti: “Quest’anno in tutto il Ticino gli apprendisti posatori al primo anno sono, ad esempio, solo sette. La maggior parte sono italiani frontalieri. Da parte di ticinesi e domiciliati c’è un calo di interesse costante. È come se i “nostri” non volessero sporcarsi le mani”.
Nonostante la percezione negativa, i mestieri dell’artigianato offrono concrete opportunità economiche. Didier Guglielmetti coordinatore della futura commissione dell’edilizia e dell’artigianato spiega come si stia “parlando di professioni in cui ci sarebbe davvero la possibilità di trovare posto e in cui il primo salario dopo l’apprendistato è, per contratto collettivo, superiore ai 4.000 franchi”.
Una tendenza, quella di evitare i lavori manuali che è quasi controsenso. Nel terziario diversi giovani lavoratori hanno paura di essere sostituiti dall’intelligenza artificiale. “E allora perché non scegliere un mestiere manuale? Quale computer potrà mai sostituire un piastrellista? Sono professioni di cui ci sarà sempre bisogno”, spiegano gli intervistati