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Grisdale: “No a una Disneyland senz’anima, così possiamo migliorare il turismo sul Lago di Como”

Che il cosiddetto overtourism, il sovraffollamento di turisti in luoghi spesso totalmente inadatti da tutti i punti di vista a riceverli, sia il vero problema emerso da quest’ultima stagione estiva sul lago di Como, come in moltissimi altri luoghi in Italia, è un dato inoppugnabile.

Ma la chiave, se si legge il fenomeno con la giusta attenzione, sta in una sfumatura che separa l’essere inadatto dall’essere impreparato. Perché se il secondo problema si può risolvere migliorando servizi, trasporti o parcheggi, il primo è il rovescio della medaglia di ciò che ci rende tanto attrattivi per i turisti stranieri, soprattutto d’oltreoceano. I piccoli borghi, le strade del lago tutte curve e panorami mozzafiato, le ville con i loro fragili giardini nati per ospitare la villeggiatura della nobiltà, non migliaia di persone al giorno. Il tutto sulle spalle di chi vive qui tutto l’anno e si trova letteralmente travolto da un fenomeno che sembra inarrestabile.

E proprio dall’esigenza di “educare” i turisti a un diverso modo di viaggiare, sul lago di Como ha preso vita un progetto rivolto a tutta Italia, e oltre. A promuoverlo, la primaria agenzia di destination management IC Bellagio in collaborazione con il World Travel and Tourism Council che nei mesi scorsi, proprio a Bellagio, hanno incontrato i rappresentanti di diverse realtà imprenditoriali legate al mondo del turismo per gettare le basi di un percorso comune.

“Davanti a un problema concreto come quello del sovraffollamento, abbiamo scelto di avere un atteggiamento propositivo chiedendoci cosa avremmo potuto fare noi per primi, in qualità di operatori, per trovare una soluzione – spiega la Ceo di IC Bellagio Andrea Grisdale (nella foto sotto) – l’idea è quella di riuscire a comunicare che si può viaggiare non solo in stagioni diverse e meno affollate, ma anche semplicemente in orari diversi o visitando mete meno note attraverso un progetto di comunicazione volto a diventare non solo italiano, ma globale”.

Tre, quindi, i pilastri su cui si basa questo progetto, come si legge nel documento riassuntivo che abbiamo avuto modo di visionare: Sostenibilità Sociale, ovvero “come possiamo promuovere un viaggio attento alla comunità e assicurare che i luoghi che visitiamo rimangano comunità fiorenti e luoghi piacevoli in cui vivere”. Dispersione, cioè “migliorare l’impatto economico dei viaggi e del turismo incoraggiando una maggiore distribuzione del turismo e delle spese a sostegno dell’infrastruttura in modo più equo. Dobbiamo incoraggiare le aziende del settore Viaggi e Turismo a sviluppare attivamente e presentare destinazioni meno conosciute, migliorare l’accessibilità delle esperienze e delle infrastrutture in luoghi fuori dai percorsi battuti e diversificare sia i tempi dell’offerta turistica sia i momenti in cui goderne durante l’anno”.

E, infine, Comportamento dei viaggiatori: “L’educazione e la comunicazione non sono negoziabili in questo contesto. Crediamo che la strada da percorrere sia quella di educare i viaggiatori di oggi a viaggiare in modo più responsabile, con l’obiettivo che il viaggio rimanga una forza positiva”.

“Dopo il primo step in cui abbiamo gettato le basi del progetto, in questa seconda fase stiamo coinvolgendo nuovi partner, colleghi, grandi catene e privati in tutta Italia – spiega Grisdale – al momento, se non in minima parte, preferiamo non rivolgerci agli enti pubblici, che pur hanno la responsabilità di molti aspetti legati al turismo, sia perché al momento abbiamo bisogno di tempi di risposta snelli, sia perché prima di parlare di interventi bisogna capire di che numeri stiamo parlando. Quante persone può sopportare una certa destinazione? E parlo di acqua, aria, ambiente, fognature, rifiuti…senza questi dati non ci si può neanche mettere a ragionare di aliscafi, tanto per fare un esempio”.

Il tutto con un occhio di riguardo per i residenti: “Se chi vive in un località turistica se ne va perché la vita è diventata insostenibile, un luogo diventa una specie di Disneyland deserta e senza anima che, alla lunga, allontana i turisti – aggiunge – per questo il nostro progetto mira anche ad alleggerire l’impatto del sovraffollamento sulle comunità locali ad esempio grazie ad app che permettano di mostrare, ad esempio, disponibilità di biglietti e tempi di attesa per le ville del lago, incentivando aperture all’alba o al tramonto, promuovendo aree meno congestionate per attività specifiche o organizzando eventi in bassa stagione, ma anche educando i residenti circa il potere del turismo che porta benefici, anche indiretti, a tutta la comunità”.

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