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Andy Serkis, padre di Gollum e Mowgli, a Como: “Un film sul lago? Con Annibale e gli elefanti”

“Dovessi girare un film sul lago di Como, probabilmente penserei ad una pellicola a tema storico. Vicino all’acqua c’è una luce unica. Immaginate di vedere Annibale e gli elefanti che passano da qui dopo aver attraversato le Alpi”.

Così spiega Andy Serkis, ammirando il paesaggio fuori dalle finestre della Sala Banchetti dell’hotel Villa Flori, dove è appena arrivato per presenziare alla Lake Como Film Night, festival cinematografico durante il quale presenterà il suo ultimo film, “Mowgli – Il figlio della Giungla”, lavoro durato quasi 5 anni e uscito nelle sale e in streaming, per Netflix, lo scorso dicembre.

Per coloro ai quali il nome Andy Serkis potrebbe non suonare familiare, Gollum e Smeagle, celeberrimi personaggi delle trilogie de “Il Signore degli Anelli” e “Lo Hobbit” saghe in cui l’attore inglese veste i panni “digitali” del personaggio fantasy dalla doppia personalità, potrebbero fornire qualche indizio in più.

Serkis, oltre a prestare le movenze e la voce a Gollum, è però anche un pioniere della perfomance capture, tecnologia utilizzata per riprodurre movimenti ed espressioni di un attore in formato digitale.

Si tratta del metodo che sta proprio alla base di Mowgli, adattamento cinematografico de “Il Libro della Giungla” di Rudyard Kipling in cui la pantera Bagheera, il seprente Kaa e la tigre Shere Khan prendono movimenti, espressioni e voci da attori in carne ed ossa come Christian Bale, Kate Blanchett o Benedict Cumberbatch.

Tratto comune che collega Mowgli alla kermesse cinematografica in corso oggi e domani a Villa Erba è il tema del paesaggio naturale.
“Mowgli è una metafora di come l’uomo si relaziona alla giungla, alla natura, con sentimento di paura o di dominazione – spiega Serkis – e questo dice tanto anche sulla distruzione che stiamo portando negli ecosistemi naturali di tutto il mondo. Siamo il cacciatore bianco che nella storia di Mowgli tenta di controllare il mondo animale”.

La performance capture ha permesso a Serkis di dare vita a mondi e a personaggi altrimenti impossibili da intepretare, tanto in Mowgli quanto in altri titoli successivi a “Il Signore degli Anelli” e con un forte legame con il mondo naturale.

Nei  due capitoli più recenti de “Il Pianeta delle Scimmie”, infatti, l’attore interpreta Cesare, uno scimpanzé estremamente intelligente, personaggio modellato attraverso studio che Serkis ha svolto osservando filmati di Oliver, una scimmia che negli anni ’70 era diventata celebre per tratti e comportamenti estremamente simili a quelli umani.

“Lavorare con registi del calibro di Peter Jackson e Steven Spielberg mi ha insegnato tanto su come creare momenti molto intimi, emotivi, con i miei personaggi, in mondi immaginari estremamente estesi – ha spiegato Serkis – i miei personaggi sono spesso divisi tra due mondi, come Cesare è indeciso a chi destinare la propria lealtà, ai propri simili o agli umani, anche Mowgli non sa scegliere tra il mondo degli uomini da cui proviene e quello degli animali in cui è cresciuto “.

Serkis, con Mowgli, è alla terza esperienza come regista, a riprova del fatto che no, non è soltanto Gollum che pur avendogli donato la fama è pur sempre un punto di partenza per l’esplorazione di nuovi modi di fare cinema.

“Dovremmo chiarire che la performance capture non è un genere di recitazione, non cambia l’essenza del mestiere, il modo in cui un attore lavora – spiega Serkis, che ha, tra l’altro, fondato il proprio studio di motion e performance capture, Imaginarium, a Londra – Gollum ha semplicemente aperto un mondo nuovo, come Alice che entra nel paese delle meraviglie. Oggi questo tipo di tecnologia è un modo per avere l’opportunità di creare nuovi personaggi e mondi”.

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